Panarotta: morto in pista citate Provincia e società
Sono cinque le persone finite a processo per la morte di Bruno Paoli, il poliziotto deceduto il 20 gennaio 2018 sulle piste da sci della Panarotta.
Ma il Tribunale, accogliendo la richiesta della parte civile, rappresentata dall’avvocato Claudio Tasin, ha citato come responsabile civile anche la Panarotta srl e la Provincia di Trento, in persona del loro legale rappresentante.
L’accusa contestata dal pm Maria Colpani a tre amministratori o dipendenti della Panarotta srl e a due dipendenti del Servizio impianti a fune della Provincia è di omicidio colposo. Secondo l’accusa, pur con ruoli e responsabilità diverse, i cinque imputati avrebbero omesso di proteggere un tratto di pista. In particolare il collegamento con Malga Rigolor che secondo l’accusa presentava fattori di rischio, quali sassi e ceppaie posti oltre lo skiweg, già segnalati dalla forestale. Paoli, 48 anni, sciatore esperto, il 20 gennaio 2018 precipitò per circa 8 metri oltre il bordo del tracciato riportando un gravissimo trauma cranico che ne causò la morte. I cinque imputati, difesi dagli avvocati Monica Baggia, Nicola Stolfi e Flavia Betti Tonini, hanno sempre respinto con forza tutte le accuse: nessuno ha scelto riti alternativi e, dopo il rinvio a giudizio, per tutti si è aperto il processo davanti alla giudice Elena Farhat.
Nel procedimento penale si sono costituiti parte civile anche i famigliari del povero Bruno Paoli, per chiedere un risarcimento dei danni. Inutile sottolineare che, in questi casi, nessuna somma è in grado di ripagare di una perdita incommensurabile, ma la richiesta è stata quantificata sulla base delle Tabelle di Milano ed è pari a 1,2 milioni di euro. Itas, che assicura la società Panarotta, ha versato un acconto di 250 mila euro sul maggiore danno in vista di un separato giudizio civile. La costituzione di parte civile della compagna è stata dunque revocata, mentre nel caso dei tre figli (di 6, 9 e 14 anni) il giudice tutelare ha ritenuto che la somma non fosse congrua e, dunque, non sono “usciti” dal processo penale.
Resta dunque aperta la partita risarcitoria e nella scorsa udienza l’avvocato Tasin ha chiesto la citazione di Panarotta srl e Provincia come responsabile civile, chiamate in causa in qualità di “datori di lavoro” dei cinque imputati. Una richiesta avanzata sulla base dell’articolo 2049 del codice civile, che recita: «I padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti». A questo punto è probabile che nella prossima udienza la società e la Provincia chiamino a loro volta in giudizio le loro assicurazioni.