Alta Valsugana, in un anno investiti 55 ungulati: "Dato in crescita"
Le recenti abbondanti nevicate, l’incremento dei mezzi sulle strade forestali (impegnati negli esboschi post-Vaia), e l’aumento dei «grandi carnivori» nei boschi e montagne dell’Alta Valsugana stanno mettendo in pericolo, e causando la morte, di molti ungulati e della fauna autoctona.
Il grido d’allarme è stato lanciato dalla riserva comunale cacciatori di Pergine che nei giorni scorsi ha elaborato un primo bilancio della stagione venatoria, pur dovendo rinviare, per limiti e distanziamento legati a Covid 19, l’assemblea dei soci cacciatori (circa 120), solitamente fissata a fine gennaio.
«L’ultima stagione venatoria è stata positiva, senza sanzioni e incidenti - spiega il rettore della riserva di Pergine Giuliano Andreatta - per l’approvazione del bilancio avremmo tempo sino a maggio, ma non mancano tuttavia timori e preoccupazioni. E’ in calo il numero delle catture degli ungulati (29 caprioli maschi e 24 femmine adulte, 2 camosci e 4 cervi), con la caccia di selezione al cinghiale che ha portato alla cattura di 55 esemplari, 35 nella sessione primavera-estate e 20 in autunno (erano stati 71 nel 2019)». A preoccupare è soprattutto l’elevato numero di animali investiti o rinvenuti morti.
«Nell’annata sono stati rinvenuti oltre 55 capi di ungulati morti per investimento di vetture o mezzi agricoli o perché attaccati da altri animali (all’appello mancano anche 6 caprioli assegnati alla sezione ma non individuati) - spiega Giuliano Andreatta - si tratta di numeri allarmanti e che potrebbero crescere, visto l’inverno rigido e con molta neve anche sul fondovalle. E’ continuato l’impegno della sezione cacciatori nel portare del foraggio nelle mangiatoie in quota (tre in Panarotta e una alla malga di Susà), operazioni in parte ostacolate dalla tanta neve. Il nostro patrimonio faunistico andrebbe maggiormente tutelato a fronte degli attacchi dei grandi carnivori (in particolare il lupo) o di cani selvatici». Rinvenimenti di carcasse che si sono intensificate anche nelle ultime settimane (sia in Panarotta che sulla Marzola), con caprioli e cervi scesi a valle alla ricerca di cibo in zone libere dalla neve e spesso presenti lungo le strade forestali.
«Gli schianti legati alla tempesta Vaia hanno reso impraticabili ampie zone di bosco e la stessa fauna (ungulati) si smuove spesso lungo sentieri e strade forestali, venendo così coinvolta in scontri o investimenti con mezzi agricoli e autovetture - spiega l’ispettore Giorgio Zattoni a capo della stazione forestale distrettuale di Pergine - il grande impegno del nostro servizio provinciale è rivolto in primis a ripristinare l’ampia rete di strade forestale del territorio (oltre 50 km nel distretto Alta Valsugana), garantendo la corretta gestione del patrimonio boschivo, completando i ripristini dopo la Tempesta Vaia e tutelando eco-sistema e fauna locale. Gli interventi attuati ed in programma verranno presentati nelle varie sessioni forestali previste a febbraio (incontri per ambiti ristretti e limitati solo ad amministratori ed addetti ai lavori)». «La presenza del lupo non è certo una novità anche in Alta Valsugana e Panarotta, anche se mancano dati e notizie più certe - conclude il rettore di Pergine Andreatta - serve una maggiore collaborazione tra cacciatori, forestali e esperti provinciali per tutelare la nostra fauna autoctona sia dalla crescente presenza del cinghiale sia dall’aumento dei grandi carnivori».