Pergine: quel nuovo impianto termico di trattamento rifiuti che fa discutere
Approvato dal consiglio comunale, attaccato dai Verdi, contestato da 320 firme di genitori ed ora il caso finisce in Provincia con una interrogazione di Coppola
PERGINE. L'avvio di un impianto di termo-ossidazione per il trattamento dei rifiuti urbani in viale Industria a Pergine giunge all'attenzione del consiglio provinciale. Se l'assemblea comunale perginese nell'ultima seduta aveva espresso un parere positivo (15 voti a favore e 6 contrari) all'installazione di tale struttura nei capannoni «Ex Impa» (in foto) accogliendo la richiesta di «Trentino Ambient Srl», la consigliera provinciale Lucia Coppola (Europa Verde) pone ora vari interrogativi su valenza, localizzazione e sviluppi dell'impianto al presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder, nelle cui mani erano state consegnate oltre 320 firme raccolte tra i genitori perginesi preoccupati per la collocazione della struttura accanto a 6 luoghi sensibili (asili nido, scuola materna, istituto scolastico, centro giovani e sala di preghiera).
«L'impianto è definito "sperimentale", ma da sperimentare c'è ben poco: il trattamento dei rifiuti per recuperare il syngas (pirolisi) è una tecnologia nota da tempo e se ne discute da più di vent'anni in Trentino - scrive nell'interrogazione Lucia Coppola - gran parte delle forze politiche erano contrarie al trattamento termico dei rifiuti (in primis la Lega Nord)».
Servirà del tempo per capire portata e dimensioni della struttura, ma certi aspetti sono già evidenti. «Il trattamento termico dei rifiuti non è esente da emissioni pericolose, non potrà prescindere dal miglioramento-potenziamento della raccolta differenziata e della riduzione dei rifiuti - scrive ancora Lucia Coppola - l'impianto sperimentale di Pergine presenta delle criticità: peggiorerà la qualità dell'aria (e del suolo dove cadono delle emissioni), e si collocherà accanto ad asilo nido e scuola materna.
Circostanza non valutata adeguatamente dalla Conferenza dei Servizi: il servizio urbanistica si è preoccupato della compatibilità formale fra prg e impianto e il servizio sanità si è limitato ad accertare il rispetto dei limiti di legge per le emissioni».Da qui le preoccupazioni della consigliera Lucia Coppola (esistono finanziamenti della Provincia? È previsto un risarcimento danni? Quali i vantaggi per comunità e occupazione locale?) condivise anche dalla sezione perginese di Europa Verde che continua la raccolta di firme contrarie all'impianto.
«Pergine e ai vertici della raccolta differenziata in Italia, ma il Comune ospiterà una sperimentazione che non prevede differenziata e dove parte dei rifiuti è "importata" da fuori - precisa una nota dei "verdi" perginesi - tecnologia che non appare innovativa (si mira alla commercializzazione degli impianti), non offre ricadute occupazionali non coinvolge la partecipata Amnu Spa riconosciuta ed apprezzata a livello nazionale, e non si valutano i rischi per la salute dei cittadini (è a meno di 300 metri da siti sensibili)». Ricordando le «pesanti parole» usate in consiglio dal sindaco Roberto Oss Emer in risposta all'intervento del consigliere Giuseppe Facchini, che chiedeva reali ritorni e utilità per la comunità dell'impianto privo di finalità ecologica «Europa Verde Pergine conclude ribadendo come «l'impianto utilizza una tecnologia vecchia, sconfessa la raccolta differenziata e comporta possibili rischi alla salute. Si spera che il sindaco spieghi ora ai cittadini, in un incontro pubblico più volte sollecitato, il suo reale contributo per risolvere i problemi ambientali del pianeta».
Tematica già sollevata anche dalla consigliera comunale Carla Zanella. Ma soprattutto dalla sollevazione dei genitori di Pergine.
Il “no” di 320 papà e mamme
Prtima di passare in Consiglio comunale, la protesta era già dilagata: negli uffici comunali di Pergine è stata depositata una petizione accompagnata da ben 320 firme, in gran parte espresse da genitori e famigliari dei bambini frequentanti le vicine sedi scolastiche ed il centro giovani di via Amstetten. «L’azienda Trentino Ambients Srl intende localizzare nel sito di viale Industria un impianto per il trattamento sperimentale dei rifiuti allo scopo di produrre le certificazioni finalizzate alla commercializzazione di questa tipologia di impianto – si legge nella petizione che vede tra i primi firmatari la consigliera Carla Zanella (Fare Comunità, vedi sora) ma anche noti ambientalisti perginesi come Chiara Torresan (referente locale di Europa Verde), Simone Petri, Francesco Tessadri e Patrizia Bertoldi e molti genitori preoccupati per la salute dei loro bambini – tale attività di sperimentazione preoccupa per la sua localizzazione, in una zona industriale, ma anche urbanizzata, a distanza di poche centinaia di metri da due asili nido, una scuola materna, l’istituto scolastico e il centro giovani, e nella zona insistono inoltre parecchie realtà commerciali e artigianali. Dalla tabella delle emissioni fornite da Trentino Ambients Srl vengono evidenziati i valori delle emissioni dell’impianto definite sotto i limiti di legge, ma comunque impattanti nel contesto atmosferico perginese già carico di inquinamento». Una petizione indirizzata al sindaco Roberto Oss Emer, al consiglio comunale e al presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder, che dovrà avere una risposta entro 30 giorni e che quindi potrebbe non fermare o non incidere sul parere dell’odierna seduta consigliare. Firme e documento che testimoniano comunque preoccupazione e ritrosia verso il nuovo impianto da parte di genitori e cittadini perginesi, nonostante le rassicurazioni fornite dai tecnici di provincia e Agenzia protezione ambiente (Appa) nell’apposito consiglio comunale informale del 15 settembre, e più recentemente dai vertici di Amnu Spa. «Si tratta di sperimentazione non esente da rischi e che necessità di un controllo da parte dell’Università di Trento – si legge – non è un’operazione collegata allo smaltimento dei rifiuti del comune di Pergine, ma un’iniziativa privata che punta alla commercializzazione degli impianti dopo l’effettuazione di test sui rifiuti conferite da realtà private potenzialmente interessate a tale tecnologia (pirolisi). Non c’è nessuna sicurezza su nuovi posti di lavoro, la richiesta di attivazione è limitata a soli due anni e non sono chiare le ricadute sulla comunità di Pergine, chiamata ad affrontare solo dei rischi». Da qui la richiesta (inutile) a sindaco e consiglio comunale di esprimere un parere negativo «per salvaguardare l’identità di viale dell’Industria diventata negli anni sede di aziende vocate ad innovazione, rispetto dell’ambiente e sviluppo sostenibile” con l’impegno ad organizzare un incontro pubblico informativo. La cittadinanza non è stata informata sull’attivazione di progetti così impattanti; è mancata la trasparenza».
AMNU commenta.
Alessandro Dolfi, presidente di Amnu, replicava alla consigliera comunale Carla Zanella dopo che il consiglio comunale ha approvato l’ordine del giorno per la collocazione in viale dell’Industria dell’impianto sperimentale di termo ossidazione dei rifiuti (parere non vincolante in quanto è la Provincia ad avere l’ultima parola), ma soprattutto per controbattere ad una dichiarazione riferita ad Amnu che, spiega Dolfi, è fuorviante, sbagliata.
Nelle sue argomentazioni per sostenere la contrarietà all’impianto sperimentale, Zanella si chiedeva come mai Amnu, azienda pubblica che cura la gestione dei rifiuti in Alta Valsugana, non avesse “stipulato nessuna convenzione con l’azienda che propone il progetto, visto che ritiene l’iniziativa utile alla ricerca”. “L’azienda municipalizzata – proseguiva Zanella - dovrebbe essere aperta ad iniziative che risolvono il problema dello smaltimento dei rifiuti a livello comunale e/o sovracomunale, se l’obiettivo di questo impianto fosse tale, ma purtroppo non lo è. Questa è la spiegazione”.
“Amnu è una società con capitale totalmente pubblico – spiega Dolfi - partecipata dai 15 comuni dell’Alta Valsugana ed eroga, quale impresa strumentale dei soci, servizi pubblici locali e forniture con particolare riferimento alla raccolta, il trasporto il recupero e lo smaltimento dei rifiuti in genere e la costruzione di centri ed impianti laddove funzionali e necessari al raggiungimento degli obbiettivi societari. In passato ad Amnu sono state proposte altre iniziative di carattere sperimentale, analoghe a quella oggetto di discussione in questi giorni. Iniziative sicuramente interessanti in relazione ai possibili sviluppi nella futura gestione dei rifiuti che avrebbero potuto generare anche una ricaduta diretta nell’ambito della gestione dei rifiuti della comunità. Tuttavia la natura di Amnu non consente di impegnare risorse finanziare pubbliche per sostenere iniziative di sperimentazione senza un preciso piano economico e finanziario. Elemento, questo, che nella ricerca non è quantificabile come certo a priori”.
A questo punto, il presidente di Amnu fornisce anche un dato con lo scopo di “divulgare notizie che possano trovare riscontro con i numeri” dice, per far capire come in realtà il problema dello smaltimento dei rifiuti non dev’essere inteso solo in relazione al territorio perginese o dell’Alta Valsugana, ma in realtà ha confini molto più estesi.
“Faccio presente – prosegue Dolfi - che la frazione residua della raccolta differenziata di Amnu (per intenderci il rifiuto inserito nel cassonetto verde in dotazione ai privati o quello pubblico con la chiavetta), pari a poco più di 4.000 tonnellate all’anno, viene ospitata “caldamente”, per la quasi totalità, a Bolzano, presso l’inceneritore, perché di questo si deve parlare e senza indugi. A Bolzano però, con i nostri rifiuti, si produce energia elettrica che può alimentare il fabbisogno di circa 5.000 utenze, e calore residuo che viene intelligentemente utilizzato per riscaldare l’acqua distribuita, mediante la rete capillare di teleriscaldamento, ai cittadini della comunità. A questo punto lascio poi ad ogni lettore trarne le giuste considerazioni in quanto il mio ruolo, come mi è stato giustamente ricordato, è quello di amministrare al meglio una società pubblica ovvero di tutti anche di chi la pensa diversamente”.