Ospedale di Arco: «Decidano cosa vogliono fare di noi»
Il reparto ostetricia altogardesano è nel limbo. Il primario: «O chiudono o ci fanno lavorare»
«Sono ormai pochissimi i parti che facciamo e mi auguro che a breve si prenda finalmente una decisione definitiva sul nostro futuro. Devono decidere e dirci se vogliono chiudere il reparto di ostetricia nell'Alto Garda o se intendono rimetterci in condizioni di lavorare al meglio. Questa situazione fa male all'utenza, crea disagi a tutti e tra questi anche al personale che lavora in ospedale».
Il direttore dell'unita di ostetricia e ginecologia di Arco, il dottor Arne Luehwink, ormai da mesi deve affrontare gli effetti reali della riorganizzazione voluta dall'Azienda sanitaria e dalla Provincia. Sconvolto il lavoro dei punti nascita periferici, compreso quello di Arco, che comunque prima degli ultimi interventi organizzativi, non era lontanissimo da quei 500 parti all'anno che ancora oggi rappresenterebbero la soglia minima per l'esistenza funzionale di un reparto di questo tipo. Arco serve una realtà di 50 mila abitati ai quali si aggiungono quelli dei centri limitrofi (da Limone a Malcesine, da Brenzone a Tremosine) e soprattutto quelle 700 mila persone che ogni anno scelgono la Busa per le loro vacanze, vivendo qui gioie e dolori, belle esperienze e inevitabili imprevisti anche di natura medica. Ragionamenti che sono nell'aria da tempo ma che finora non hanno portato ad effetti concreti. Anzi, il reparto è nel limbo e le parole del primario, figura di riferimento per tutto il suo personale, la dicono lunga. Anche perché il dottor Luehwink ha altro da aggiungere: «La soluzione adottata negli ultimi mesi non sembra liberare risorse, non vediamo importanti risparmi».
C'è infine il fronte dei carichi di lavoro: reparto quasi vuoto ad Arco, sovraffollamento a Rovereto: «Quando possibile abbiamo cercato di aiutare il reparto rovertano» assicura il primario arcense. Due unità operative sempre più connesse tra loro proprio grazie (o a causa, dipende dai punti di vista) dell'avvenuta riorganizzazione. I trasporti da Arco verso a Rovereto sono inevitabilmente aumentati, sia in ambulanza che in elicottero (vale anche per i pronto soccorso) ma ciò che si può fare da novembre a febbraio non è detto si possa fare anche da aprile ad ottobre. A breve la Loppio-Busa tornerà ad essere quel collo di bottiglia che porta residenti e turisti a dover affrontare anche un'ora di coda per andare dal lago all'autostrada e viceversa. Cosa faranno le ambulanze? Si ricorrerà massicciamenti agli elicotteri? La flotta a disposizione oggi lo consente veramente? Tutti quesiti che girano nella testa non solo di chi lavora in ospedale, ma anche dei 50 mila che ci vivono attorno.