Ottobre sul punto nascite di Arco «Chiusura sbagliata, intervenga Olivi»
L'organizzazione che l'Azienda sanitaria e l'assessore provinciale alla salute Luca Zeni hanno immaginato per l'ospedale arcense in materia di «percorso nascite» a pochi giorni dall'ufficializzazione della chiusura del «punto nascite» arcense, desta viva preoccupazione non solo tra la popolazione della Busa - che si è espressa in senso opposto in ogni modo, sostanzialmente inascoltata - ma anche tra gli addetti ai lavori.
Negli ultimi mesi, da quando cioè vige questa strana regola tutta trentina che ad Arco non si può nascere di sabato, di domenica, di sera, di notte e nei giorni festivi, sono stati molti i casi a rischio tra le partorienti. Viaggi notturni con l'ambulanza a sirene spiegate, elicotteri che non arrivano perché impegnati su emergenze altrove, personale che si ritrova stretto tra il dovere di fare il proprio mestiere (e far nascere quindi un bimbo in sicurezza) e il dovere di rispettare nuove formule organizzative non condivise (come testimoniato dall'accorata lettera delle ostetriche che l'Adige ha pubblicato nei giorni scorsi).
Sabato mattina l'ultima in ordine di tempo di queste situazioni. Una donna di Malcesine, al quarto figlio, si è presentata in ospedale con un parto ormai imminente. Al punto che il personale - come fatto mille altre volte prima della riorganizzazione decisa da Trento - ha dovuto farla partorire in sala parto ad Arco anziché trasferirla in elicottero a Trento o Rovereto come vorrebbero le nuove regole. Ancora una volta il limite dell'attuale organizzazione «part time» del punto nascite si è manifestato. Cosa accadrà tra poche settimane quando l'intero «punto nascite» sarà smantellato con tanto di chiusura reale della sala parto? Cosa si farà in situazioni di reale urgenza? Chi farà nascere in quei minuti una nuova vita? L'elicottero non può bastare sempre.
«Evidentemente - è il commento sulla vicenda che giunge da Mauro Ottobre, onorevole arcense - la vita fa il suo corso e non si adegua a delle scelte politiche che non hanno alcuna attinenza con la realtà e con i bisogni oggettivi dei cittadini.
Arco e il Garda Trentino hanno necessariamente bisogno del loro "punto nascite", questo è l'unico dato di fatto e la politica, in particolar modo la giunta provinciale, deve attivarsi in questo senso. Faccio un appello diretto al vicepresidente Alessandro Olivi affinché intervenga, poiché è un rappresentante del Basso Trentino e questo territorio lo ha particolarmente a cuore».