Le nuove dipendenze digitali
«Provinciale è bello». E il Trentino può ancora rappresentare una sorta di isola felice. Senza ovviamente abbassare la guardia e sentirsi immuni.
Sono emersi temi molto interessanti e di strettissima attualità nel corso del convegno «Le nuove fragilità: modelli innovativi di presa in cura» che si è tenuto sabato al San Pancrazio di Arco, con la partecipazione di numerosi professionisti medici del settore e sotto la direzione scientifica del dottor Alessandro Giustini.
Quello che affiora dall’osservazione empirica del fenomeno delle nuove dipendenze (da web, smartphone, video games, ecc…), è che il pericolo maggiore per i nostri ragazzi è essere lasciati soli nel tempo extrascolastico che trascorrono senza genitori o senza un’attività da svolgere, sportiva o di altro genere che comunque comporti la relazione diretta con altri.
Nelle grandi città, dove i ritmi della vita sono più frenetici, l’organizzazione del tempo e degli spostamenti è più articolata, l’offerta di servizi e attività per i giovani è ricca ma altrettanto satura, i ragazzi possono essere maggiormente esposti al rischio di isolarsi e abbandonarsi alle “nuove dipendenze” rispetto al giovane della periferia organizzata. Qui, infatti, i servizi non mancano e allo stesso tempo i ritmi della giornata sono più sostenibili, i genitori riescono a seguire più da vicino i loro figli che risultano essere meno tentati dall’ ”isolamento digitale”.
Ecco, allora, che una regione come il Trentino, da questo punto di vista, risponde al profilo di un territorio con requisiti ancora da “isola felice”.
«Le “nuove dipendenze” sono fenomeni emersi negli ultimi anni e dunque così nuovi che ancora non sono stati diffusi dati epidemiologici - dice il dottor Stefano Parisi, psicologo e psicoterapeuta del San Pancrazio - abbiamo comunque dei dati Istat che evidenziano come l’effetto “Hikikomori” (il comportamento di chi decide di isolarsi totalmente e rifugiarsi in un mondo digitale che non prevede dunque la relazione diretta con altre persone) in Italia riguarda circa 30 mila ragazzi che accusano problematiche in questo senso, mentre sono circa 300 mila i soggetti tra i 12 e i 25 anni con dipendenze dal web conclamata».
Ben più definito, invece, è lo scenario legato alle dipendenze da alcool o da altre sostanze che spesso si legano e si intrecciano proprio alle cosiddette “nuove dipendenze”.
«Vanno a braccetto - dice la dottoressa Laura Liberto, responsabile della Riabilitazione alcologica del San Pancrazio e direttore scientifico dell’evento insieme a Giustini - alcool, e in generale le sostanze, si legano spesso alle dipendenze comportamentali».
La novità, in questo settore, è quella di prendere in carico non solo il soggetto che ne soffre ma l’intero nucleo familiare, «perché - spiega la Liberto - queste dipendenze sono multidimensionali e la causa va ricercata anche nel contesto familiare e sociale in cui vive il soggetto interessato».
Dicevamo che nelle dipendenze da sostanze il quadro è ben definito e “fotografabile” anche attraverso i dati a disposizione. Quelli riferiti al territorio dicono che il servizio alcologico di Riva del Garda prende in carico mediamente 231 utenti ogni 10.000 abitanti (1100 circa in totale), che sullo stesso campione di 10.000 abitanti, il 4,5% ha effettuato un primo colloquio per problemi legati all’alcol.
I dati specifici del San Pancrazio dicono che mediamente le donne sono attorno il 28-30% (30,2% nel 2017, pari a 129 donne) dei pazienti presi in carico nei programmi di riabilitazione alcologica, con gli uomini che lo scorso anno sono stati 299, pari al 69,8%.
L’età media del paziente è attorno ai 50 anni (50,86% nel 2017), mentre in generale la fascia di età maggiormente rappresentata è quella dai 40 ai 60 anni.
L’attività di riabilitazione alcologica del San Pancrazio è strutturata con cicli della durata di 3-5 settimane e con massimo 24 utenti per ogni ciclo. Interessante la percentuale di abbandono che è molto molto bassa: 2,8%.
I numeri sono molto importanti, con un aumento costante di utenti presi in carico, dai 422 del 2015 ai 428 del 2017, a sottolineare come il fenomeno sia ancora tutto da debellare.
Oltre alla sessione teorica, interessante la parte pratica del convegno, in cui sono stati condivisi strumenti efficaci per la presa in carico delle persone con fragilità: training autogeno, musicoterapia, club ecologici familiari.