Riva, la sindaca Santi non si fida: bonifica dell'ufficio, caccia alle microspie

di Paolo Liserre

«Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio» recita l’antico proverbio che bene o male conosciamo un po’ tutti sin da bambini. Un proverbio che la neo sindaca Cristina Santi deve aver preso decisamente alla lettera se ha deciso, come ha deciso, di tradurlo concretamente in un atto ufficiale che le è valso un nuovo primato assoluto nella storia politico-amministrativa di Riva del Garda: quello del primo sindaco che va a caccia di eventuali microspie piazzate nell’ufficio al primo piano di Palazzo Pretorio.

A provvedere alla “caccia” si penserà concretamente la ditta Sorveglio di Cariate, in provincia di Varese, che per l’incarico avuto (mediante trattativa privata) percepirà un compenso di poco superiore ai 1.400 euro. L’operazione di «bonifica ambientale elettronica» non è ancora cominciata anche perché la necessaria determina è stata firmata pochi giorni fa e pubblicata all’albo solo nella giornata di ieri. A fare richiesta di un controllo accurato è stata la stessa sindaca Cristina Santi tramite una comunicazione inoltrata dal segretario comunale il 4 novembre scorso. La bonifica ambientale elettronica è finalizzata «a verificare la presenza di dispositivi d’intercettazione audio/video/dati non autorizzati - si legge nella determina - in modo da assicurare le adeguate condizioni di sicurezza e riservatezza». Una decisione assolutamente legittima ma che non ha precedenti (almeno a memoria d’uomo e per quanto i diretti interessati del passato possano ammettere) nella storia amministrativa di Riva del Garda. Non l’aveva mai fatto l’ex sindaco Adalberto Mosaner così come il suo predecessore Claudio Molinari e ancor prima di loro Paolo Matteotti e il compianto Cesare Malossini. E via dicendo tornando indietro nel tempo (almeno recente). La sindaca Cristina Santi, tra l’altro nominata assessora della giunta del Consiglio delle autonomie con le deleghe a politiche giovanili, istruzione, famiglia, pari opportunità, natalità e progetti europei, osserva solo che «in passato non è stato fatto perché l’amministrazione era la stessa da anni. Ora non è più così e non mi sembra una cosa anomala».

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