Falsa paternità ma non c'è stata estorsione: assolto un ragazzo di Arco
I protagonisti sono due amici, una prostituta, una notte abbastanza sopra le righe e poi la richiesta di soldi, reiterata, perché lei sarebbe rimasta incinta e se la giovane vittima non voleva passare dei guai doveva pagare
ARCO. Assolto per «non aver commesso il fatto» rispetto ai reati più gravi, quelli di estorsione e sostituzione di persona; assolto anche per la prospettata «calunnia»; condannato a quattro mesi con pena sospesa per «minaccia».
Si è concluso con questo verdetto del gup del tribunale di Rovereto Mariateresa Dieni il procedimento a carico di un ragazzo di 24 anni residente in zona finito sul banco degli imputati per una vicenda accaduta due anni e mezzo or sono. I protagonisti sono due amici, una prostituta, una notte abbastanza sopra le righe e poi la richiesta di soldi, reiterata, perché lei sarebbe rimasta incinta e se la giovane vittima non voleva passare dei guai doveva pagare.
Lo ha fatto una volta, non la seconda, e ha deciso di rivolgersi ai carabinieri e denunciare quanto era accaduto e stava accadendo. Al ragazzo che ha avuto il rapporto sessuale con la prostituta arriva, tramite una comunicazione su Messanger, una richiesta di denaro perché la ragazza sarebbe rimasta incinta. Il pagamento avviene, 600 euro in contanti ovviamente, ma non basta.
Nel frattempo l'imputato gioca d'anticipo e va lui stesso dai carabinieri denunciando la tentata estorsione da parte della ragazza. Ma qualcosa non funziona. Il ragazzo più grande non si sarebbe accontentato e avrebbe richiesto un ulteriore pagamento, più o meno della stessa consistenza.
Per farlo attiva un falso profilo su Instagram dal quale, sempre secondo l'accusa, inizia a minacciare pesantemente l'amico mettendogli pressione affinché paghi. In udienza la difesa dell'imputato (con l'avvocato Paolo Bonora) riesce a smontare le accuse e a mostrare alcune lacune dell'indagine condotta dai carabineri. Da qui l'assoluzione per i reati più gravi decisa dal gup.