Fabia, una giovane rivana tra i cento talenti under 30: "La tecnologia per lo sviluppo sostenibile"
"Forbes" ha inserito tra le figure più attive nell'innovazione la ricercatrice trentina 29enne che ora lavora al Centro aerospaziale di Stoccarda. "Emissioni zero nel 205. La mia passione per l'integrazione delle energie rinnovabili e le strategie di decarbonizzazione. Attualmente studio l'impatto sui sistemi energetici dell'adozione di veicoli elettrici e di nuovi concetti di mobilità: sul tema sto sviluppando dei software open source"
RIVA DEL GARDA. In perenne viaggio tra Stoccarda e Berlino, la ricercatrice Fabia Miorelli è stata acclamata da Forbes tra i cento talenti under 30 che contribuiscono attivamente all'innovazione e all'imprenditoria italiana in campo energetico.
Nata a Trento ma cresciuta a Riva, ha frequentato il liceo linguistico al Maffei e si è tuffata nel mondo accademico: laurea triennale trilingue in ingegneria meccanica all'Università di Bolzano, doppia laurea magistrale in ingegneria energetica al KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma e all'Instituto Superior Técnico di Lisbona, in un percorso gestito dall'Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia.
Oggi, a 29 anni, è ricercatrice presso il dipartimento di analisi dei sistemi energetici del Centro Aerospaziale Tedesco a Stoccarda, nel quale valuta l'impatto dell'adozione di veicoli elettrici e di nuovi concetti futuristici di mobilità elettrica sui sistemi energetici.
Attraverso il suo dottorato sta sviluppando dei software open-source atti a consentire, grazie all'e-mobility, la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Studia infatti la diffusione delle tecnologie energetiche per raggiungere il traguardo delle zero emissioni nette entro il 2050.
La sua carriera non si è fatta scappare l'Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili, con la quale ha potuto supportare le amministrazioni territoriali verso l'integrazione delle energie rinnovabili in ambito urbano.
Quando ti sei avvicinata alle politiche energetiche?
«Gli scenari creati nell'ambito di ricerca sono noti come "analisi di sistemi energetici" e servono come spunto per la creazione di politiche energetiche. Al liceo mi sono interessata alla transizione energetica, al riscaldamento globale e alle energie rinnovabili.
Sono appassionata di temi quali l'integrazione delle energie rinnovabili e di strategie di decarbonizzazione, pilastri fondamentali dello sviluppo sostenibile come impegno globale. Credo nel potere della tecnologia: fa progredire i nostri standard di vita e potenzia individui e imprese. Approfondisco le opportunità scientifiche e tecnologiche per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, specie la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Solo attraverso forti legami tra università, industria e governi sarà possibile elaborare strategie significative per un mondo più sostenibile. La lotta al cambiamento climatico e la promozione delle economie circolari toccano tutti: è solo questione di tempo prima che si verifichino conflitti per le risorse di base. Mi impegno a catalizzare i cambiamenti nella mia ricerca e sensibilità: l'ambiente è la risorsa più preziosa dell'umanità».
Pensi abbia inciso il luogo in cui sei cresciuta?
«Sì, sono cresciuta a pochi passi dalla centrale idroelettrica di Riva e le rinnovabili mi hanno da subito incuriosita. Ho sempre voluto capire come funzionano le cose, l'ingegneria è stata una scelta naturale. Fin da bambina sono stata affascinata dal settore automobilistico, per questo ho studiato ingegneria meccanica.
Crescendo a 300 metri da una centrale idroelettrica, in una zona soleggiata e ricca di vento, ho sentito il bisogno di comprendere i principi delle tecnologie delle energie rinnovabili. Il campo dell'ingegneria energetica è molto vasto. Ho sperimentato dall'industria automobilistica dopo la mia laurea triennale (tesi in Dana Holding Corporation ad Arco, tirocinio in Roechling Automotive a Bolzano) alle agenzie internazionali e ai centri di ricerca (università e al Centro Aerospaziale Tedesco). Ho collaborato con una Ong per portare le energie rinnovabili nei villaggi tradizionali di Sumba, Indonesia. Il mio team ha progettato un sistema per migliorare la stabilità dell'elettricità e consentire nuovi modelli di business per la popolazione, interessando 200 persone e promuovendo la parità di genere nel villaggio.
Non ho mai avuto particolari tentennamenti, ma la fortuna di lavorare in team, nonostante la scarsa presenza di donne. Il mio futuro professionale è proiettato in una dimensione internazionale, ma sono molto legata all'Alto Garda, il liceo linguistico è stato il mio trampolino».
Di cosa ti occupi al Centro Aerospaziale Tedesco?
«Valuto l'impatto dell'adozione di veicoli elettrici e di nuovi concetti futuristici di mobilità elettrica sui sistemi energetici, un argomento inesplorato. Sto sviluppando dei software open-source per consentire la quantificazione accurata della domanda e della flessibilità elettrica dell'e-mobility. Alcuni dei miei focus sono le strategie di ricarica per i veicoli elettrici nel 2030 e 2050, affinché rispettino le esigenze di mobilità delle persone e la sostenibilità, senza sovraccaricare la rete elettrica. Spesso analizzo modelli che descrivono la realtà con equazioni matematiche, che racchiudono un vasto numero di variabili e simulano scenari futuri; solo la base delle decisioni politiche sull'approvvigionamento dell'energia».
Come ti sei sentita nel leggere il tuo nome nella classifica italiana di Forbes?
«Molto onorata! Nella medesima lista europea sono nella categoria industria e manifattura, tra chi crea prodotti, i metodi e materiali per il domani. Il mio sogno è trasmettere sempre più la passione e l'importanza dei temi che studio, così da accelerare la trasformazione del comparto energetico.
Solo colmando il divario tra scienza e società sarà possibile elaborare strategie significative per adottare in modo pro-attivo le misure con cui affrontare l'ingiustizia sociale e il cambiamento climatico. Credo nei vantaggi della versatilità professionale e personale. Così, dopo aver completato una scuola superiore su materie umanistiche e lingue straniere, ho studiato ingegneria e lavorato a progetti di energia sostenibile in sei Paesi.
Andare all'estero, ci sono infiniti programmi per farlo, aiuta ad ampliare le prospettive, diventare più tolleranti e raccogliere tutte le possibilità.
Le esperienze in campi che esulano dal proprio mostrano come l'innovazione passi attraverso il superamento delle barriere tra le singole discipline. Essere una donna in un campo di ricerca può sembrare un ostacolo, ma vedere questo campo come un'opportunità consente di dimostrare le proprie capacità e portare nuove prospettive sul tavolo».