La forza di Mauro Tomasi incanta anche la capitale: da solo alla Maratona di Roma
L'atleta, triplegico da 22 anni, ha compiuto un’altra impresa: ha partecipato alla manifestazione senza un accompagnatore e nonostante questo è riuscito a terminare la corsa in sei ore e mezza. Il prossimo obiettivo è Padova a metà aprile
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RIVA DEL GARDA. Siamo così abituati ad apporre un giudizio sulle scelte che l'altro compie, da non riuscire ad immaginare quanta fatica si nasconda nelle sue battaglie; ci basta vederne il coraggio, senza indagare cosa abbia riservato il suo viaggio. Eppure, se poniamo attenzione, ne scorgiamo l'essenza in uno sguardo, talmente soddisfatto che, in silenzio, ci tende con forza la mano.
Quella di Mauro Tomasi, 55enne triplegico da ventidue dopo un incidente in moto, scorre dal braccio destro all'inconfondibile guanto con cui, da anni, muove le ruote della carrozzina e, lì, si irradia nell'asfalto per chilometri, tra maratone e città visitate. Il 19 marzo, ha di nuovo meravigliato tutti concludendo, per la prima volta da solo, la «Run Rome. The Marahon» di 42 chilometri in 06:28 ore.
Come mai hai deciso di viverla in solitaria?
«È stata la sfida più difficile e impegnativa che abbia mai affrontato. Desideravo essere indipendente, conosco Roma e anche la maratona avendovi partecipato molte volte. Ne ho appreso i trasporti, ma anche le conseguenti difficoltà, il tragitto dalla Stazione Termini all'hotel prenotato e dall'albergo alla linea di partenza, i tombini e la bellezza. Se avessi pubblicato via social un annuncio avrei senz'altro trovato un accompagnatore, ma dovevo compiere questo passaggio per me stesso. Ho programmato tutto, chi deve affrontare quotidianamente degli ostacoli fisici non conosce la normalità, deve creare una nuova routine. Il mio obiettivo è migliorare, sempre, per me stesso e per gli altri».
Come hai organizzato le tappe?
«Sabato 18 marzo mi sono svegliato alle 2.30, ho svolto i miei "lavori fisiologici" e alle 4.30 mi sono preparato per partire (aiutato dagli operatori della Rsa). Ho fatto colazione e alle 5.45 sono salito sull'autobus che da Riva si dirige a Rovereto. Alle 7 ho preso il treno per Roma delle 8. Arrivato nella capitale alle 12, sono salito sulla metro fino all'Eur e ho ritirato il pettorale di gara. Sono ritornato in metro a Termini e da lì mi sono recato all'hotel, a 700 metri dalla stazione. Essendo solo, nessun trasferimento carrozzina-letto e così ho dormito in carrozzina, appoggiando la testa su un tavolino e cambiando posizione alle gambe».
Non hai pensato di chiamare qualcuno?
«No, era la mia partita e, soprattutto, ero consapevole della decisione presa. L'indomani, la sveglia alle 5 ha anticipato la colazione, mi sono preparato e sono uscito alle 6.30 verso i Fori Imperiali. Tre chilometri percorsi in carrozzina. Alle 7.55 finalmente il fischio d'inizio: è iniziata la maratona, che meraviglia. L'ho terminata alle 14.30 e poi ho girato per Roma. Infine, sono ritornato in hotel. La notte si è ripetuta tale e quale alla precedente e lunedì mattina, la sveglia delle 6 mi ha permesso di fare colazione alle 7 e prendere il treno che avrebbe riportato a Rovereto, alle 13. Ho fatto il turista "in casa" fino alle 17.30, sono salito sulla corriera per Riva alle 17.40 e alle 18.30 sono tornato in Casa di riposo».
Come ti sei sentito?
«Non mi sembra vero, tre giorni letteralmente sulla carrozzina, un'intera maratona, il tutto da solo. Mi è piaciuto molto, è ciò che volevo fare. Me lo sentivo dentro, è difficile da spiegare: solo chi vive situazioni simili può comprendere la pienezza di un sentimento così grande. Ero felice, mi ha riempito il cuore e quella felicità mi pulsa tuttora. Ci vuole una certa pazzia, superare quell'oltre che altrimenti ti impedirebbe di respirare appieno ciò di cui senti la necessità. Ehi, per fortuna niente pioggia!».
Conoscendoti, hai già la prossima data di trasferta…
«Certo che sì: Padova, 23 aprile. Lì avrò un accompagnatore, gli spostamenti con i mezzi e in carrozzina sono più impegnativo. Adesso mi alleno un po', tra l'altro da maggio 2020 non ho mai mancato l'uscita domenicale sul territorio».