Arabi, cinesi, americani: quelli che spendono. Lago di Garda, lo studio sul “nuovo turismo”
Il report dell’Università Cattolica di Milano e della Comunità del Garda: “Una volta hanno paura di furti e scippi”. In questo 2024 meno tedeschi e molto più turismo arabo
RIVA DEL GARDA. L'Osservatorio per il turismo sul Garda (curato da Università Cattolica di Milano e Comunità del Garda) ha concluso il «Gran Tour» organizzato sulle tre sponde del lago per l'indagine sul nuovo turismo gardesano e in particolare sull'interesse crescente che hanno per il nostro lago viaggiatori provenienti da luoghi molto lontani da noi come Medio Oriente, Cina e Stati Uniti.
Tre provenienze diversissime, con ospiti che hanno abitudini, interessi e priorità assai eterogenee ma che almeno due cose in comune le hanno: l'interesse per il Garda e per la sua posizione strategica anche nell'ottica di visitare altre città italiane (da Verona a Venezia a Milano) e una elevata capacità di spesa, cosa che non tutti potrebbero pensare.
Al tema sono stati dedicati tre incontri tematici. Del turismo americano ha parlato la professoressa Amanda Clare Murphy: «Gli americani - ha ricordato - cercano nella destinazione autenticità, con gli italiani hanno generalmente un rapporto benevolo e l'aspetto umano è fondamentale nell'accogliere questi turisti, un'accoglienza spontanea e non forzata. Amano l'Italia per diversi motivi, tra cui i legami con antenati, i richiami al nostro paese nella letteratura. Abituati alle lunghe distanze visitano il nostro paese in pochi giorni e con soste brevi nelle principali città e destinazioni più note. Il lago di Garda, collocato geograficamente al centro di importanti mete obbligate, costituisce una destinazione di estremo interesse. Agli americani interessano le bellezze storico-artistiche ma anche la gastronomia. Secondo uno studio della Coldiretti il 50% dei turisti americani, una volta tornati in USA cambiano abitudini alimentari».
Il turismo arabo è in forte crescita soprattutto sulla sponda trentina del Garda, come abbiamo già scritto. Del fenomeno si è interessato il professor Wael Farouq che ha cercato di rispondere alle perplessità sollevate da alcuni operatori che ritengono impegnativo adeguare l'offerta alle esigenze del turista arabo, culturalmente diverso dai mercati tradizionali come quello tedesco.
Farouq ha sottolineato l'importanza del racconto nell'offrire la destinazione: «Non accogliere gli stereotipi che spesso non attengono al turista arabo che visita l'Italia. Generalmente è alto spendente, ha studiato in Europa e non cerca il sole, ama il clima uggioso e l'acqua dolce e i prodotti che ne conseguono come il nostro pesce di lago».
E poi c'è il gigante cinese, cresciuto enormemente dal punto di vista economico, con una classe media che ormai può permettersi forse più di noi di fare 7 mila chilometri per arrivare sul Garda: «Già ora esiste un collegamento diretto Pechino-Venezia che favorisce il loro arrivo sul Garda - dice il professor Paolo De Giovanni - dal pensiero confuciano proviene l'interesse per la natura, l'armonia con l'uomo e la ricerca di ambienti naturali. Come per il turismo arabo anche per i cinesi i fattori culturali influenzano l'accoglienza, ma non necessariamente bisogna stravolgere i servizi. Il territorio gardesano ha le potenzialità per raccontarsi anche a loro. Generalmente i turisti cinesi sono alto spendenti. La cultura italiana è molto apprezzata, l'Italia è considerata la culla della civiltà romana e rinascimentale. Fondamentale entrare nel circuito digitale cinese, da loro utilizzato per effettuare qualsiasi viaggio».
Tema trasversale è la sicurezza. Americani e cinesi una volta qui temono i furti e gli scippi.