La storia: Trentino e Lombardia abbandonano Maria, 89 anni malata di Alzheimer
Da tre mesi, da quando ha trasferito la residenza da Roverbella a Riva del Garda, non le viene coperta la retta sanitaria. A farsi carico della signora intanto è il fratello, che è anche il suo amministratore di sostegno, che sborsa da ottobre, ogni mese, 3.000 euro alla casa di riposo, da gennaio circa 4.000 di cui 2.500 per la parte sanitaria
CURE Ricercatori italiani scoprono un nuovo gene che causa la malattia
SENTENZA Retta rsa non dovuta per una donna con Alzheimer
MALATTIA Conoscere la demenza, non tacerla: i consigli dell'esperto di UniTn
TEATRO In scena un delicato viaggio nel mondo dell'Alzheimer
RIVA DEL GARDA. Maria Facchini, 89 anni, malata di Alzheimer e demenza, non autosufficiente, è ospite da oltre due anni della casa di riposo Città di Riva. Da ottobre è stata abbandonata dall'ente pubblico: né la Provincia di Trento né la regione Lombardia le pagano la retta sanitaria. «Una cosa inaudita - dicono il fratello Renzo Facchini e la moglie Carla Tamburini - Maria ha diritto ad avere pagata la retta sanitaria come tutti quanti».
La signora Maria è vittima di un ignobile scaricabarile tra Milano e Trento. Da tre mesi, da quando ha trasferito la residenza da Roverbella a Riva del Garda, non le viene coperta la retta sanitaria. A farsi carico della signora intanto è il fratello, che è anche il suo amministratore di sostegno, che sborsa da ottobre, ogni mese, 3.000 euro alla casa di riposo, da gennaio circa 4.000 di cui 2.500 per la parte sanitaria.
Il fratello, unico congiunto rimasto, è residente ad Arco dal 1993, ha fatto il giro delle sette chiese, una dozzina di uffici delle aziende sanitarie, sia in provincia di Trento, sia in regione Lombardia, senza riuscire a ricavarne nulla. Pare che il nocciolo della questione riguardi la delibera della giunta provinciale di Trento, la numero 2449 del 2023 e la regolazione dei rapporti tra regioni e province autonome in materia di scambi di pazienti.
«Metto subito in chiaro - ha detto Renzo Facchini - che in questa diatriba non c'entra la casa di riposo di Riva che ringraziamo per il sostegno e per le amorevoli cure a mia sorella. Non dipende da loro questa incresciosa situazione». La famiglia Facchini, racconta Renzo, è di Roverbella. Renzo si è trasferito a Malcesine nel 1971 e poi nel 1993 ad Arco dove si è sposato con Carla Tamburini.
Morti gli altri fratelli, la sorella Maria dal 2017, già non autosufficiente, ed è stata accolta alla casa di riposo di Volta mantovana. Nel 2022 Renzo, per poterle stare più vicino, ha ottenuto un posto per lei al Città di Riva. Passati due anni il Comune di Roverbella ha sollecitato il cambio di residenza e la signora Maria è stata iscritta all'anagrafe di Riva a ottobre 2024; da allora la Lombardia non ha più pagato e il Trentino fa orecchie da mercante sventolando la delibera del 2023: «L'onere per l'inserimento in Residenza sanitaria assistenziale (di Riva ndr.) della signora - ha scritto la direttrice dell'integrazione socio sanitaria Elena Bravi dell'Azienda sanitaria trentina (Apss) in una nota senza data ma riconducibile al 10 dicembre 2024 - non può essere posto in carico all'Apss» perché per via della delibera 2449 del 2023 non avrebbe diritto alla copertura da parte di Trento perché «l'acquisizione della residenza anagrafica in un comune trentino in data successiva o contestuale alla richiesta di valutazione della non autosufficienza non può costituire titolo per beneficiare delle prestazioni» che perciò per Trento vanno pagate da Milano.
La Lombardia invece ha scritto l'8 gennaio 2025 di «non poter sostenere alcun onere per il ricovero della signora dalla data del 21 ottobre 2024; «in primis si specifica che quanto da noi comunicato è in linea con la normativa nazionale alla quale tutte le Regioni e anche le Province autonome devono attenersi (la materia dell'anagrafe peraltro di esclusiva competenza statale)».
L'Agenzia tutela della salute Val Padana si richiama «all'Accordo Stato Regioni sottoscritto anche dalle Province di Trento e Bolzano sulla mobilità sanitaria interregionale. «In particolare - spiega il direttore del dipartimento Francesco Pirali - la giurisprudenza citata sottolinea che, in caso di mutamenti di residenza del soggetto ricoverato, l'onere di pagamento si trasferisce alle Asl di successiva residenza, dal momento che la normativa regionale deve essere interpretata alla luce dei principi di libera scelta e universalità, principi di rango costituzionale. Tale ricostruzione è confermata anche dai principi, disposti a livello nazionale, contenuti nella legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale (n.833 del 1978) e nel decreto di riforma (D.lgs 502 del 1992) oltre che nel regolamento anagrafico (Dpr 223 del 2989 come modificato dal Dpr 126 del 2015)».