Moglie «disobbedisce», lui beve candeggina
I maltrattamenti in famiglia di solito hanno una vittima sola, la parte debole. Ma in qualche caso finisce che si fa male pure la parte violenta. È accaduto almeno, stando all'accusa mossagli dalla procura roveretana, ad un cittadino roveretano originario del Pakistan. Che nel pieno di due liti violente con la moglie ha finito per ingerire candeggina. Com'è finita è facilmente prevedibile: accusato di maltrattamenti in famiglia, ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale.
I fatti risalgono a qualche tempo fa. La coppia, che ha un figlio minore, viveva evidentemente un momento difficile che, stando all'accusa, avrebbe portato lui a comportamenti violenti. Al di là delle solite condotte, purtroppo tipiche di questi casi, con le offese a lei e le continue minacce, due sono stati gli episodi davvero gravi che sono finiti in procura.
Per la verità in entrambi i casi la peggio l'ha avuta lui perché, colpito da frustrazione, ha ingerito della varechina. Ma entrambi gli episodi erano iniziati in tutt'altro modo. In un caso lui avrebbe sbattuto la donna contro l'auto e, minacciandola con un rasoio, avrebbe tentato di sfregiarla.
A salvare lei, i riflessi buoni: la donna è riuscita infatti a divincolarsi e rifugiarsi in auto e da lì ha chiamato la polizia. Prima dell'arrivo degli agenti lui, spaventato, sarebbe scappato e avrebbe bevuto il liquido corrosivo.
Pareva finita lì: dal tribunale era arrivato anche un ordine di allontanamento dalla casa familiare per l'uomo. Ma la volontà di salvare la famiglia aveva spinto la donna a chiedere la revoca del provvedimento, che alla fine era arrivata.
Col senno di poi, un tentativo fallito, quello della donna. Perché appena tornato a casa, lui l'avrebbe nuovamente minacciata. E mettendole un coltello alla gola, nonché minacciandola di uccidere sia lei che il figlio, prima di toglirsi la vita, avrebbe tentato di costringerla a bere candeggina, dopo averne ingerito lui stesso qualche sorso. Anche in questo caso la donna, fuggita dalla presa del marito, avrebbe trovato una via di fuga e dato l'allarme.
È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l'uomo si è trovato con un procedimento pendente per maltrattamenti in famiglia. E davanti all'ipotesi di un processo - con la signora che voleva costituirsi parte civile - l'uomo ha deciso di evitare il dibattimento e ha preferito concordare la pena con la procura. A dicembre, infine, il patteggiamento è passato al vaglio del giudice per l'indagine preliminare Monica Izzo, che ha emesso la sentenza: all'uomo si è applicata una pena di un anno e 8 mesi, con sospensione condizionale della pena.