Ortopedia perde due specialisti: hanno scelto la sanità privata
Gli ortopedici Michele Malavolta ed Andrea Cescatti stanno per lasciare il Santa Maria del Carmine. Destinazione Peschiera del Garda, presso la casa di cura Pederzoli, colosso della sanità privata da 15mila interventi chirurgici ed un milione di prestazioni ambulatoriali all'anno (con il 35% dei pazienti non veneti). Nell'economia del reparto - l'addio si concretizzerà verso metà aprile - si tratta di un colpo non indifferente. I due dirigenti medici sono due colonne dell'ortopedia di Rovereto, specialisti nella cura della spalla (Malavolta) e del ginocchio (Cescatti). I due professionisti non hanno ritenuto rilasciare alcun commento in proposito.
«Faremo fronte alla mancanza dei due colleghi - dichiara il primario Fabrizio Cortese - con l'assunzione di due nuovi ortopedici. Cercheremo nel frattempo di gestire il carico di lavoro con una redistribuzione delle forze tra gli altri reparti in provincia. Per fortuna abbiamo altri specialisti del ginocchio, ed un collega più giovane sta già ora ben affiancando il dottor Cescatti negli interventi alla spalla. Ma sarebbe negare l'evidenza affermare che Rovereto ed il sistema sanitario provinciale non stiano perdendo risorse importanti. Personalmente sono dispiaciuto. Si tratta di due professionisti molto in gamba con i quali c'è un ottimo rapporto».
Al di là delle motivazioni personali dietro la scelta dei due dirigenti medici c'è, argomenta Cortese, una valutazione politica della «campagna acquisti» del sanità privata veneta in Trentino. Perché finora i benefit intrinsechi del lavoro nella sanità privata - turni più umani, riposi garantiti, minori o assenti reperibilità notturne, integrazione di stipendio con una percentuale sulla base dei Drg (raggruppamenti omogenei di diagnosi, in pratica le operazioni effettuate) - non bastavano a convincere i medici ad abbandonare il sistema trentino. «Massimo rispetto per la scelta dei due medici. Probabilmente però siamo di fronte anche agli effetti della situazione di incertezza generale sulla gestione della sanità provinciale e del clima di conflittualità nato negli ultimi mesi tra l'azienda sanitaria ed i medici».
Il riferimento di Cortese è al recente braccio di ferro tra Provincia e personale medico sulla proposta di taglio dello stipendio di risultato. «La decurtazione proposta del 40% era un'idea slegata dalla realtà, che avrebbe paralizzato tutti i reparti. Io personalmente, ma è un sentimento diffuso, sono rimasto sconcertato sia dall'annuncio iniziale del provvedimento, evidentemente improponibile di fronte al carico di lavoro che tutti i colleghi sono ogni giorno chiamati a garantire, che dal suo ritiro frettoloso. È stato minato il clima di serenità. Paradossalmente, sarebbe quasi meglio un'azienda che impone provvedimenti, anche quelli che trovano i medici contrari, però con la forza che viene da un disegno generale di sviluppo a lungo termine».
Fabrizio Cortese è arrivato alla guida dell'ortopedia del Santa Maria nel giugno scorso. Si trattò all'epoca di un «acquisto» dell'Apss dalla sanità veneta, visto che era in forza al Sacro Cruore di Negrar (Verona). Arrivato con il mandato esplicito di ridurre l'esodo dei trentini verso la sanità extraprovinciale (12.839 ricoveri nel 2013) aumentando il numero di interventi a Rovereto. «Un obiettivo in parte ottenuto. In questi mesi, grazie all'impegno di tutta l'equipe di sala abbiamo aumentato del 40% gli interventi di elezione, del 150% le protesi al ginocchio e del 22% le ricostruzioni legamentose. Risultati che però rischiano ora di essere vanificati».
E c'è un rischio, argomenta Cortese, ancora più «insidioso» della concorrenza dei privati esterni. La concorrenza dei privati nel proprio giardino di casa. «Se, come qualcuno ha ventilato, si dovesse aprire all'attività chirurgica in Solatrix, per la sanità pubblica roveretana, che deve garantire assistenza a tutti, indifferentemente dalle singole difficoltà operatorie, si aprirebbe una altro fronte di criticità».