Reddito di cittadinanza comunale per i poveri A Rovereto ora c'è il via libera del consiglio
Il reddito di cittadinanza comunale potrebbe esordire, primo in Trentino, a Rovereto. Merito del consigliere del Movimento 5 Stelle Paolo Vergnano che è riuscito a far approvare dall'aula (con la sola astensione del Pd) un suo emendamento al bilancio.
Che impegna tutto il Palazzo, fin dalla prossima settimana, a studiare un modo per aiutare concretamente (con soldi in mano per intenderci) le persone indigenti della città. Ovviamente non si tratta di elemosina ma di «pagamenti» in cambio di lavori socialmente utili.
E, rispetto ad altre realtà italiane, non è riservato solo a chi ha perso il lavoro ma pure a chi, vivendo di gran lunga sotto la soglia di povertà, abita comunque in città. La priorità, infatti, è per gli italiani, agli europei comunitari e, recita il testo, «eventualmente estensibile ai cittadini extracomunitari in possesso della carta di soggiorno e residenti a Rovereto da almeno cinque anni».
Il Comune, insomma, si impegna a varare in tempi ultrarapidi un progetto di sostegno economico per chi ha serie difficoltà. E non sono mica pochi. Stando alle stime dei «grillini», l'1% della popolazione roveretana è povero. Di più, «vive in condizioni disperate. - sottolinea Vergnano - E non parlo dei 200 ospiti fissi della Caritas ma delle 300 persone che si potrebbero aiutare con questa manovra». Che costa, indicativamente, circa 1,5 milioni di euro all'anno. «Ma sono soldi che un Comune può mettere sul piatto per aiutare la propria gente».
La miseria diffusa in città, comunque, è ben superiore ma i negletti sono fantasmi che «peccano» di vergogna sociale e quindi non chiedono nemmeno aiuto.
Il provvedimento, tra l'altro, non riguarda solo soldi in cambio di pulizia strade o altri servizi sul territorio per dodici ore a settimana, ma anche inserimenti negli alloggi Itea. «L'obiettivo è individuare i soggetti realmente in crisi affinché possano accedere velocemente ad appartamenti Itea sfitti, servizi, beni di prima necessità, per dar loro quel minimo di dignità personale che possa permettere di cercare un lavoro in modo degno. Naturalmente dietro l'impegno di servire la comunità».
La durata del sostegno dovrebbe essere di sei mesi e consentire il raggiungimento del reddito minimo di povertà definito a livello nazionale che è di 780 euro al mese.
Il consiglio comunale, come detto, ha approvato l'idea ma non inserendola subito a bilancio. Perché prima serve un passaggio tecnico in commissione. L'intenzione, però, è arrivare alla definizione del reddito di cittadinanza entro l'estate.
«È una scelta importante - rilancia Vergnano - perché dà una mano anche a chi non è mai entrato nel mondo del lavoro e ai pensionati penalizzati. I lavoretti per la collettività in cambio del reddito servono poi come una sorta di accompagnamento ad una riprofessionalizzazione».
Ovviamente chi rifiuta di «collaborare» con il Comune non riceverà nulla in cambio, per non trasformare l'integrazione in un obolo. Questi soldi, da stime approssimative, spetterebbero a circa 300 persone ma, come detto, i «fantasmi» sono molti. «Già, ci sono sacche di popolazione che soffrono ma non le conosciamo; penso agli anziani ma anche ai giovani che non escono di casa».
Particolare attenzione sarà riservata alle famiglie. «È fondamentale per una serie di motivi; primo fra tutti il fatto che se sei da solo puoi vivere sotto i ponti ma se hai dei figli no. Penso, per esempio, agli operai della Marangoni che, in caso di chiusura della fabbrica, devono poter contare sul reddito di cittadinanza».