Spariti 150mila euro dei clienti Nei guai impiegata delle Poste
L’accusa è di quelle che fanno chiacchierare. Lei, dipendente delle Poste, avrebbe cercato di mettersi in tasca i soldi dei clienti. E non si parla di bruscolini: in tutto, si ragiona di oltre 150 mila euro.
Per questo un’impiegata, fino a tempo fa in servizio alle poste centrali di Rovereto, è finita ieri mattina davanti al giudice per l’indagine preliminare con l’accusa di appropriazione indebita. E mentre lei, assistita dall’avvocato Attilio Carta, aspetta di potersi difendere e rigetta ogni accusa, le Poste si sono costituite in giudizio chiedendo i danni. Perché i tre risparmiatori di cui lei si sarebbe presa il denaro sono naturalmente stati risarciti subito, dalle Poste. Che ora chiedono alla donna di essere ristorate.
La vicenda risale a qualche tempo fa. E, par di capire, è complessa a sufficienza perché sia difficile, allo stato attuale, immaginare come finirà il procedimento. Certa è solo una cosa: tra qualche mese verrà deciso tutto in un giudizio abbreviato. La donna al centro dell’inchiesta è come detto un’impiegata che, all’epoca dei fatti, era in servizio all’ufficio centrale delle Poste di Rovereto.
Dove si va sì per spedire lettere e pacchi, ma pure per gestire i propri risparmi, quando si scelgono i prodotti banco posta. Le accuse sono tutte ancora da provare, ma restando al teorema che ha portato la procura a chiedere il giudizio, la donna avrebbe approfittato della confidenza e della fiducia di tre conoscenti. Loro le avrebbero affidato i loro libretti, chiedendole di gestire quei risparmi.
In tutto, come detto, si trattava di parecchi soldi: in un caso 127 mila euro, in un altro 21 mila, nell’ultimo 5 mila euro. La donna avrebbe preso quei libretti e si sarebbe tenuta il denaro, impegnandosi a nascondere il suo operato. Avrebbe infatti - secondo le accuse - modificato anche i recapiti a cui Poste avrebbe inviato i report per garantire informazioni circa lo stato degli investimenti. In questo modo ai clienti non sarebbe arrivato nulla, mentre le comunicazioni sarebbero arrivate a lei.
Un comportamento che, naturalmente, non poteva rimanere coperto per tropo tempo. Ad accorgersi che qualche cosa non stava funzionando sarebbero stati i tre clienti, che resisi conto dell’accaduto, si sarebbero precipitati in Posta per capire dov’erano finiti i loro risparmi. Dalla posta, il percorso verso la procura è stato pressoché immediato.
In realtà non appena i responsabili dell’ufficio postale si sono resi conti di quel che stava accadendo, si sono mossi in modo tempestivo, con controlli incrociati e verifiche tali per cui, quando il caso è approdato in procura e alle forze dell’ordine, gli elementi per procedere erano già ampiamente delineati. Da qui la scelta dell’ufficio inquirente di muoversi con una certa celerità: la donna è stata indagata per appropriazione indebita aggravata dalla posizione di fiducia che, sia Poste italiane sia i tre clienti riponevano in lei.
Quanto ai clienti, dopo lo spavento comprensibile, per il timore di vedersi svanire i risparmi, hanno avuto il ristoro che meritavano. Sono state direttamente le Poste a farsi carico del problema, restituendo a tutti e tre il denaro, in tempi anche brevi.
Ora, come detto, si aprirà il procedimento giudiziario. Ieri si sarebbe dovuta tenere l’udienza preliminare, davanti al Gup Monica Izzo. Ma la difesa ha chiesto di andare al rito abbreviato, quindi il procedimento è stato rinviato al prossimo settembre. Quanto alla donna, nel corso del processo dovrà vedersela non solo con l’accusa: le Poste si sono costituite parte civile, chiedendo i danni.