L'assessore Chiesa: <Capodanno a Rovereto, da rifare>
la festa in piazza Rosmini per capodanno, a Rovereto, mancava da 9 anni. Ma davanti alla piazza piena di gente l'amministrazone non ha dubbi: l'esperienza si riproporrà anche in futuro. Da palazzo Pretorio, il capodanno in piazza era visto un po’ come una scommessa. L’ultima volta che si è tentato di vivacizzare la notte di San Silvestro, nella città della Quercia, non era andata proprio benissimo. Quindi in assessorato un po’ di preoccupazione c’era pure. Ma si è tentato. «Volevamo dare la possibilità ai roveretani di farsi il brindisi in piazza - spiega l’assessore al turismo Ivo Chiesa all’indomani della festa - per questo ci siamo presi il rischio. E io non sono potuto stare lì tutta la sera, ma sono tornato a più riprese. E mi sembra di poter dire che è stata una scelta giusta. Si è riusciti a dare una proposta apprezzata, senza creare eccessivi fastidi». L’amministrazione aveva garantito che i decibel sarebbero stati limitati, fino alle 23. E in effetti così è stato: «Io sono stato lì alle 21.30, c’era ancora poca gente. E quindi i ragazzi, correttamente, hanno tenuto il volume piuttosto basso. Poi sono stato lì nuovamente alle 22.30, e già iniziava ad assieparsi il pubblico. Alle 23.30, infine, quando ho fatto un saluto dal palco, il colpo d’occhio era davvero piacevole. La piazza era piena, ma soprattutto ho visto tanti giovani, e tante famiglie».
In effetti gente ce n’era tanta. Di sicuro tanta quanta piazza Rosmni non ne vedeva da anni. Ecco perché con ogni probabilità il brindisi in piazza a ritmo di musica potrebbe diventare un appuntamento fisso: «Certamente. Quello di quest’anno era una specie di numero zero. Ma la volontà dell’amministrazione è quella di riproporre il brindisi in piazza. Un modo, per la comunità, di stare insieme anche all’inizio dell’anno».
Tanto più che finora telefonate di protesta non ce ne sono state. La musica è stata spenta alle 2 precise - come concordato - ed è stata mantenuta per l’intera serata a livelli non esasperanti, complice anche la buona acustica garantita dalla raccolta piazza Rosmini.
Certo, era impossibile non notare che nessuno - ad esclusione di un bar in piazza Rosmini - dei locali, ci ha creduto. Su tutto corso Rosmini non c’era un bar aperto. Chi avesse voluto, andando via dalla piazza, fermarsi a bere l’ultimo bicchiere, o a scaldarsi con una cioccolata calda (tante erano le famiglie con bambini) ha aspettato di tornare a casa. Impossibile dire come sarebbe andata, forse tenere aperto per quelle due ore avrebbe comportato spese a fronte di un ritorno adeguato. Ma ecco, la sensazione è che i commercianti non ci abbiano creduto proprio: «Noi possiamo solo portare persone in piazza e cercare di fare una proposta non in concorrenza - chiude Chiesa - l’anno prossimo possiamo immaginare di ampliare la proposta al corso».