Imis, il Comune alleggerisce per incentivare i risanamenti

Il Comune ha deciso di ridurre la pressione fiscale per cercare di rilanciare il mercato immobiliare. Le intenzioni della giunta Valduga, ovviamente, non sono di accogliere l’invasione di grù in città ma di stimolare il ricorso al restauro dei vecchi edifici e e alla realizzazione di verde pubblico. Per questo si è arrivati a tagliare l’Imis fino addirittura a dimezzarla pur di rimettere in moto il mercato.


La scelta parte dalle aree edificabili, terreni dove si potrebbe costruire e che, pur vuoti, sono dei salassi per i proprietari, costretti a pagare fior fiore di tasse pur non incassando. Il gettito derivante dall’Imis per questi fondi è di 1,3 milioni di euro all’anno che, adesso, saranno ridotti sensibilmente.


La decisione di limare le tasse, comunque, è stata studiata e meditata a lungo. A tal punto che l’amministrazione ha costituito un’apposita commissione di esperti per una valutazione tecnica. E, come un oracolo, è arrivato il responso poi adottato dalla giunta con apposita delibera. Che comporta la diminuzione generale di tutti i valori di riferimento del 10%, percentuale che raddoppia per le piccole ristrutturazioni edilizie e che, per i nuovi complessi residenziali che ammiccherranno al verde pubblico, arriva al 50% in meno.


Le intenzioni di palazzo Pretorio sono proprio di garantire una riduzione della pressione tributaria a favore dei proprietari di aree edificabili o di unità immobiliari con interventi di risanamento in corso per ovviare alla crisi dell’edilizia. Il Comune, poi, confida di incentivare la riqualificazione dei fabbricati già esistenti attraverso la sforbiciata del 20% dell’Imis.

La commissione comunale, prima di emettere il verdetto, ha ovviamente esaminato un dettagliato elenco di atti contrattuali e perizie di successione, donazione e compravendita di crediti edilizi che hanno interessato terreni edificabili dal 2015 al 2017. E sono state 15 nel 2015, 10 nel 2016 e 11 nel 2017, numeri sufficienti per confermare la stagnazione del mercato immobiliare.


«I valori contrattuali rilevati si sono dimostrati superiori a quelli approvati dalla giunta soprattutto nel caso di atti di donazione o successione, - ha ha spiegato la commissione - passaggi che non comportano un reale trasferimento di denaro tra cedente e cessionario. Quando invece le compravendite hanno interessato imprese o società, il valore da contratto si è dimostrato frequentemente inferiore a quello deliberato ai fini accertativi. Questa informazione ha reso evidente il momento di sofferenza che interessa le imprese edili, possibili acquirenti di lotti edificabili, poiché il privato tende ad acquistare immobili usati da ristrutturare piuttosto che nuovi da costruire, riuscendo ad ottenere prezzi inferiori sul mercato».


E le statistiche confermano il trend negativo: le compravendite sono in aumento (2.801 nel 2015 e 3.319 nel 2016 con un incremento del 18,49%) ma, per contro, si rileva un calo del 5% delle quotazioni a metro quadrato e soprattutto che la domanda si orienta sull’usato da ristrutturare piuttosto che sul nuovo.
C’è poi il caso delle aree destinate a «verde pubblico di progetto» che spesso interessano grandi terreni. Un guaio, dal punto di vista fiscale, specie se il Comune ci ha messo su gli occhi prevedendo di realizzare un parco e magari espropriando il terreno. In attesa di questo passaggio, ovviamente, il proprietario ci paga le tasse ma non può costruire nulla. E se il Prg cambia cassando l’investimento pubblico il privato si troverebbe con un’area infruttuosa ma con l’Imis da strapagare.

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