Beccato ubriaco alla guida La visita gli salva la patente
Quando si beve meglio evitare di sedersi al volante. Non solo per non rischiare di schiantarsi ma anche per non perdere la patente. Tantopiù che le pene accessorie si sono inasprite e si rischia davvero di restare appiedati a lungo. Oltre, chiaramente, a sottoporsi a visite specialistiche e passare dalla commissione medica dell’Azienda provinciale. Un’analisi tecnico-sanitaria che, per il giudice di pace di Rovereto, è sufficiente a restituire il permesso di guidare senza attendere l’eternità come previsto dal nuovo codice della strada.
È quanto è successo ad un roveretano che, dopo essere finito con la macchina contro il muro di una casa (ferite lievissime e nessun altra persona coinvolta nell’incidente), è stato sottoposto comunque, come stabilito in maniera chiara ed inequivocabile dalla norma vigente, ad etilometro risultando positivo di un bel po’: 2,21 grammi per litro. Altro, quindi, che lo 0,5 fissato dalla soglia di tolleranza ma oltre quattro volte il consentito. Troppo per pensare di cavarsela. Tant’è che è saltata la patente e la vettura confiscata. L’aver sforato il già poco invidiabile limite di 1,50, infatti, prevede proprio la perdita definitiva del mezzo di locomozione che si stava guidando obnubilati dall’alcol.
Il commissariato del governo per la provincia di Trento, per lo stato di ebbrezza riscontrato mentre il giovane era seduto al volante, ha sospeso l’abilitazione alla guida per 18 mesi.
L’uomo, però, ha necessità di guidare per ragioni strettamente connesse al suo lavoro (senza la macchina perderebbe sicuramente il posto) e così ha fatto ricorso proprio per paura di rimanere senza stipendio per sé ma soprattutto per la sua famiglia che, non a caso, è a carico suo e dunque dipende da un solo salario. E la giudice Paola Facchini, in parte, l’ha accolto sconfessando di fatto l’ordinanza prefettizia e restituendo la patente all’automobilista dopo soli sei mesi. Uno sconto, in altre parole, di due terzi.
Una sentenza, quella roveretana, che farà sicuramente discutere visto che mette in discussione l’impianto della guida in stato di ebbrezza non tanto nel merito del reato (quello rimane ed è di competenza del tribunale con tanto di eventuale condanna, messa alla prova e multa salatissima) ma della pena accessoria dell’«appiedamento» coatto di lungo corso.
Ma perché il giudice ha restituito il «volante» al guidatore ubriaco? Perché la commissione medica, dopo la visita, l’ha ritenuto idoneo a condurre il mezzo. E questo è stato ritenuto sufficiente per riconsegnare la patente dopo un solo terzo di «pena» scontata senza dunque dove inventarsi spostamenti alternativi, non a motore se non seduto sul lato del passeggero.
«Visto che il signore si è sottoposto con esiti positivi alla vista medica disposta dal Commissariato del governo effettuata presso la commissione dell’Apss, - scrive il magistrato in sentenza - sono venute meno le esigenze di carattere cautelare poste alla fase del provvedimento impugnato tenendo anche conto che il ricorrente dovrà sottoporsi ad ulteriore controllo sanitario entro tre mesi. L’ordinanza impugnata viene pertanto modificata limitando il periodo di sospensione della patente al periodo già trascorso (sei mesi, ndr)».
Per questo motivo, «a parziale modifica dell’ordinanza impugnata, limita il periodo di sospensione della patente al periodo fino ad oggi trascorso».
Insomma, alla faccia della linea dura nei confronti di chi si mette al volante dopo aver esagerato con l’alcol invocata dalla politica a tutti i livelli. Fino, addirittura, ad paventare l’ergastolo della patente costringendo i recidivi a spostarsi per il resto della loro vita a piedi o con i mezzi pubblici.