Birra e caffè pagati in criptovaluta
Moneta farlocca o futuro? I Bitcoin continuano a tenere banco tra la gente ma soprattutto tra gli esperti di economia. La moneta virtuale, d’altro canto, sta mettendo in crisi il conio tradizionale ma i dubbi sulla sua sostenibilità sono sempre tanti. Rovereto, però, è stata la prima città italiana a sposare il nuovo credo da portafoglio internauta e i negozi che accettano i pagamenti online sono sempre di più. Questo passaggio alla modernità, ovviamente, non c’entra nulla con le istituzioni ma è un movimento nato e cresciuto senza basi politiche. A tal punto che, botteghe a parte, in città c’è un bar che per primo ha sposato l’«welcome» alla criptovaluta. Tanto da guadagnarsi perfino la copertina della rivista «Millionaire».
Il futuro, insomma, stavolta parte dalla periferia del mondo. E se da un punto di vista industriale tutto è iniziato con le startup, adesso è la volta dei soldi virtuali (più corretto sarebbe dire «soldi matematici»). Rovereto si sta decisamente ritagliando uno spazio da protagonista nell’evoluzione digitale del mondo piazzandosi al primo posto in Italia come offerta legata alla modernità. Non a caso si è già proposta come città pilota del Bitcoin, la moneta digitale creata da un giapponese che funziona in automatico, senza bisogno di uno Stato o di una Banca centrale che la controlli o la governi. Il suo valore è dato esclusivamente dal mercato, dalla domanda e dall’offerta. E da quando è esplosa la mania sembra una gara ad accettare i pagamenti «fantasma» (che, chiaramente, sul conto corrente poi si traducono in euro). La città della Quercia, come detto, è il centro del nuovo mondo e, non a caso, è ormai chiamata nell’ambiente la «Bitcoin Valley».
Perché dalla pizza con gli amici al taglio dei capelli, dalla birra in compagnia alla camera d’albergo si può pagare con la moneta virtuale. E questo grazie a «Inbitcoin», una startup creata dal nulla da Marco Amadori che, appena avviata, ha già assunto una decina di dipendenti. A Rovereto sono oltre una ventina le botteghe che accettano di buon grado il saldo della spesa con questi soldi ultramoderna. E vanta pure i primi bancomat, su tutti quello installato al bar «Mani al Cielo» di piazza del Grano, primo locale a fare un balzo in avanti nella tecnologia da portafoglio che, tra l’altro, è stato pure il primo ad ospitare il «Bitcoin Meetup».
Ad attirare l’attenzione è proprio il bar «Mani al Cielo» che, tra l’altro, offre pure il cambiamonete per rendere reale la crittovaluta. Proprio il locale di piazza del Grano è finito nel mirino della rivista «Millionaire» che nell’ultimo numero ha intervistato il titolare Giampaolo Rossi. Che, per inciso, accetta i pagamenti «sulla nuvola» addirittura dal 2015.