Minorenne scappata di casa "salvata" da una professoressa in gita con la sua classe
Il senso civico e la prontezza d’intervento di una professoressa dell’istituto superiore Don Milani di San Giorgio hanno permesso di dare un lieto fine ad una vicenda che per due giorni ha tenuto con il fiato sospeso la comunità di Romano di Lombardia, cittadina della provincia di Brescia, e di riconsegnare alla cura dei suoi genitori una minorenne, F.T., 17 anni, scomparsa da casa senza lasciare traccia venerdì scorso.
Tutto è successo sabato sera, a bordo del treno OBB sulla tratta tra Monaco di Baviera e Rovereto. In carrozza anche una classe del Don Milani, al rientro da una gita scolastica in Germania. All’altezza di Bolzano la professoressa di tedesco Elena Filosi viene avvicinata dalla ragazzina, che spontaneamente attacca bottone. «Evidentemente - commenterà in seguito la docente - cercava, forse inconsciamente, un aiuto. Probabilmente, nel vedere una professoressa con una classe a seguito avrà individuato una figura di sostegno». La conversazione, dopo i primi convenevoli, vira velocemente sul personale. La ragazza racconta di sé e del suo essere in viaggio, da sola. Agli occhi allenati della docente Filosi e della sua collega, professionalmente portate a leggere le emozioni degli adolescenti, inziano ad accumularsi via via i dettagli stonati. Dal presunto furto dello zainetto con dentro cellulare e portafoglio subito a Vienna al rifiuto di usare il telefono della prof per chiamare casa, a una serie di controsensi temporali nelle ricostruzione del viaggio. Un racconto sconnesso che convince la professoressa Filosi delle condizioni problematiche della ragazza. «Anche alcune mie alunne, che nel frattempo erano entrate in contatto con la ragazza, hanno percepito qualcosa di strano nella giovane, che continuava a cambiare di posto, e raccontava di quanto si era spaventata al Brennero, quando sul treno era salita la polizia». Da qui la decisione di Filosi di prendere il cellulare ed effettuare una ricerca su Google con il nome della ragazza e la sua città di residenza. «Sono subito apparsi decine di articoli di giornali lombardi che parlavano della ragazza scomparsa, con tanto di foto. Era lei».
Di qui la decisione di chiamare il 112.
Così alla stazione di Rovereto, mentre la prof, la collega accompagnatrice e la classe scendono sui binari, arrivano gli agenti del commissariato di via Sighele. Anche a loro la ragazzina racconta la storia sconnessa del fantomatico furto subito all’estero. Basta un veloce controllo dei documenti della ragazza per fare luce sulla sua identità e dare una spiegazione alla sua condizione: al momento del suo arrivo nella città della Quercia su F.T. è infatti diramata un’allerta nazionale.
La giovane era ufficialmente scomparsa dal giorno prima, quando aveva fatto perdere le sue tracce allontandosi da casa senza portare con sé il telefono cellulare e portando con sé solo uno zainetto. Preoccupati, i genitori avevano denunciato la scomparsa e dato l’allarme con un appello sui social network. Le attenzioni della Polizia si erano peraltro già rivolte al circuito ferroviario nazionale, dato che la giovane era stata immortalata, mentre saliva a bordo di un treno, dalle telecamere di sorveglianza della stazione di Romano di Lombardia. La ragazza ha la disponibilità, inoltre, di una tessera di libera circolazione sui treni Fs, quelle date ai parenti stretti dei dipendenti Fs.
Gli agenti di Rovereto hanno quindi avvisato i preoccupatissimi genitori della ragazza, che si sono precipitati in commissariato, dove hanno potuto riabbracciare la figlia. E ringraziare gli agenti di Rovereto coordinati dal vice questore Ilva Orsingher e, soprattutto, una docente che, di fronte ad una ragazzina in stato di necessità, ha deciso che non poteva fare finta di nulla, ma doveva farsi carico della situazione. «Poteva essere mia figlia o una mia studentessa. Non potevo non intervenire» spiega con semplicità la professoressa Filosi.