Rischio bombe e amianto sotto l'asilo all'ex Alpe
Sembrava tutto a posto ma sul futuro della scuola d’infanzia di Borgo Sacco all’ex Alpe di viale Vittoria rimane ancora la spada di Damocle della Seconda guerra mondiale. Perché lì sotto, a demolizione avvenuta, potrebbero esserci souvenir dei bombardieri americani. E proprio lì dove dovrebbero arrivare i pargoletti del quartiere per imparare, formarsi, socializzare, giocare.
Per la pulizia totale dell’area, il Comune ha messo sul piatto 940 mila euro ma all’appello ne mancano ancora 470 mila. E sono interventi necessari visto che devono scongiurare la presenza di bombe sottoterra e, una volta arrivato il cinematografico «libero», l’eliminazione totale di qualsivoglia fonte di inquinamento. Insomma, come è giusto che sia tutto deve essere lindo visto che sopra ci passeranno del tempo i bambini e ci sarà pure il parco.
Questo supplemento d’opera, fondamentale prima di costruire, durerà circa quattro mesi, il tempo necessario per mettere sul tavolo la progettazione definitiva del nuovo asilo e quindi andare a gara. La struttura ospiterà cinque sezioni per un totale di 135 bimbi ed un nido di 66 posti e costerà 7 milioni 330 mila euro.
La scuola, ridimensionata nel frattempo per il calo demografico, resta comunque un intervento edilizio di pregio: materna al pianterreno e nido al primo piano per una superficie di 834 metri quadrati, rampe sbarrierate, terrazza a portico con un giardino dedicato, grandi aule luminose e spazi per laboratori e momenti ludici d’insieme. Il tutto immerso in un grande giardino, anche per dare una risposta ai saccardi che si erano mobilitati con tanto di referendum per chiedere a gran voce un’adeguata zona verde attrezzata con giochi inclusivi e percorsi ciclopedonali. Nel progetto è previsto anche un parcheggio interrato da 24 posti con accessi protetti.
Prima di veder sgambettare i piccoli, però, serve eliminare eventuali ricordi della guerra. E Sacco, a metà anni Quaranta del secolo scorso, è stata particolarmente colpita.
Il pericolo di imbattersi in residuati bellici è dunque concreto. Tant’è che a seguito dell’ultimazione dei lavori relativi al primo lotto - quelli che hanno interessato la rimozione di pavimentazioni, fondamenta e cisterne interrate - si è provveduto ad effettuare una prima ricognizione dell’area con strumenti di rilevazione ferromagnetica. Durante questa operazione si sono riscontrate elevate interferenze di natura ferro-magnetica superficiale che non consentono di avere garanzie significative in merito alla presenza o meno di ordigni della guerra infilatisi fino a cinque metri di profondità.
Si è quindi reso necessario scavare e rimuovere almeno l’intero tratto superficiale (minimo un metro) su tutta la zona interessata. La segnalazione degli strumenti circa le concentrazioni ferro-magnetiche, ovviamente, non permette di discernere tra la presenza di eventuali bombe e quella di materiali di risulta di derivazione antropica depositati nel corso degli anni durante le attività industriali dell’Alpe. L’eventuale sorpresa bellica, comunque, non è la sola preoccupazione del Comune. Nel corso della demolizione e della pulizia, infatti, ci si è imbattuti in amianto, depositato intorno alle cisterne. Il materiale tossico è stato rimosso e smaltito ma rimane il dubbio di una potenziale presenza nell’area circostante. Avanti, dunque, con un supplemento di bonifica.