Bocconi avvelenati: preso un cacciatore
Ci sono voluti tre anni e l’impegno di parecchie persone.
Ma la stazione forestale di Rovereto e Vallarsa sembra aver scoperto chi è l’uomo che da tempo ormai sparge bocconi avvelenati nella zona di Saltaria: si tratterebbe di un cacciatore roveretano che nascondeva insetticida nella carne, allo scopo di uccidere i suoi antagonisti nella caccia alla selvaggina, cioè la volpe e il lupo. L’uomo è stato formalmente denunciato, a casa sua sono stati trovati reperti compromettenti, ora inviati al laboratorio.
Quando arriverano i risultati, l’uomo finito nella rete dei forestali dovrà rispondere all’autorità giudiziaria di quello di cui è accusato. Perché mettere bocconi avvelenati in giro è reato, e nemmeno dei meno gravi: per ora il fascicolo è aperto per tentata uccisione di animali e per violazione della norma sulla caccia.
Il fascicolo in procura è aperto da tempo, ma poco è per ora trapelato dell’indagine. Che dalle parti di Zaffoni e Pietra ci fosse un allarme bocconi avvelenati, lo si è capito a inizio 2018, quando sono arrivate le prime segnalazioni: non lontano dalle case di Pietra, ma in un luogo defilato, tra i boschi, si era verificato l’avvelenamento di tre cani. A quelli si sono aggiunte, nello spazio di poco tempo, delle volpi. In procura si è deciso di non prendere sottogamba il caso, e si è dato delega alla Sezione forestale, di cercare di dare un nome al colpevole.
La cosa facile non era di sicuro: trovare chi mette bocconi avvelenati in un bosco è più o meno come cercare un ago in un pagliaio. Ecco, i Forestali ce l’hanno fatta, attraverso un lavoro meticoloso. Prima di tutto si è circoscritta l’area, grazie alla collaborazione dei proprietari dei cani avvelenati, che hanno spiegato bene dove gli animali si erano sentiti male.
Da qui la decisione di coinvolgere le unità cinofile antiveleno della polizia provinciale di Belluno. Si tratta di cani addestrati a trovare le esche: il loro contributo è stato determinante per lo meno per limitare i rischi.
Perché i cani lassù hanno trovato una serie di bocconi avvelenati, che non solo sono stati utili all’indagine - l’istituto zooprofilatico sperimentale delle tre venezie ha confermato che erano contaminati con Alicarb, un insetticida - ma hanno permesso di bonificare la zona. Non per sempre, purtroppo, ma per lo meno le esche fatte sparire dai forestali non hanno potuto far danni né all’ecosistema né agli animali d’affezione.
Con i cani antiveleno due volte si è saliti nella zona di Pietra per bonificare: il responsabile tornava a rimettere i bocconi con un impegno periodico costante.
Chiarito con cosa l’uomo cercava di uccidere i predatori naturali, si è cominciato a stringere il cerchio. Si è usato tutto quel che era possibile, dalla tecnologia agli antichi metodi, a partire dagli appostamenti. Uno sforzo notevole per la Sezione Forestale roveretana, che nell’ultimo periodo ha avuto anche il sostegno dei colleghi del distretto Rovereto - Riva.
Alla fine, quando gli elementi sembravano sufficienti per procedere, si è passati alla perquisizione in casa, sempre con l’aiuto dei cani. E qui qualcosa è stato trovato: sacchetti con residui di materiale che si ritiene possa essere l’insetticida, pezzi di carta contaminati, persino il giubbotto del cacciatore pare abbia agitato non poco i cani. Tutto è stato inviato in laboratorio.
Ora sarà la Procura a decidere i prossimi passi dell’indagine, ma certo i controlli non sono finiti: l’area su cui si trovavano i bocconi è grande, il macabro rifornimento era costante. Per questo si continueranno con le verifiche. Per ora c’è un unico indiziato, ma si valuterà se sia stato in grado di fare tutto da solo o se abbia avuto dei complici.