Tra rocce, torrenti e fede intorno a Rovereto uno scrigno di turismo lento e spirituale

di Nicola Guarnieri - NO

In un periodo in cui il turismo, nonostante i muri del Covid, rimane la gallina dalle uovo d’oro ogni iniziativa per rilanciarlo e incrementarlo è valida e ben accetta. Ed uno dei segmenti che, a livello mondiale, sembra attirare astanti in quantità è quello religioso. D’altro canto il Cammino di Santiago de Compostela e la Via Francigena, per citare i due più famosi, insegnano. E Rovereto e la Vallagarina hanno le carte in regola per inserirsi in questi circuiti che, tra l’altro, sono buoni in ogni stagione.

Il suggerimento di giocare il jolly arriva dal presidente dell’Asat Vallagarina Mauro Nardelli che già tempo fa ha presentato un progetto di valorizzazione dei siti di fede che si trovano alle porte della città della Quercia. E che hanno come centro assoluto un’eccellenza strafotografata ma mai troppo esaltata: l’Eremo di San Colombano. Un gioiello incastrato nella roccia, a strapiombo sulla gola del Leno, che, tanto per snocciolare numeri, in soli tre mesi è stato visitato da 5 mila persone che hanno scelto di salire i 102 scalini per respirare un’incredibile spiritualità. E di questi, si badi bene, il 15% viene dall’estero, compresi Corea del Sud, Giappone e Canada.

Dal punto di vista turistico, insomma, l’eremo incastonato nella roccia sta incantando tutto il mondo. Non solo per la sua suggestiva struttura architettonica ma anche per il silenzio e la contemplazione che l’antica chiesetta induce.
L’eremo di San Colombano, si badi bene, pur essendo nel comune di Trambileno è a due passi da Rovereto. E lo si raggiunge percorrendo a piedi un breve sentiero ed una scalinata di 102 gradini, scavati direttamente nella roccia. Il piccolo tempio mistico è costruito a mezza altezza su uno strapiombo di circa 120 metri, una chicca immortalata dagli obiettivi dei fotografi più esigenti che è una cartolina unica nel suo genere. Protetto dalle intemperie da un tetto naturale di roccia è dedicato al santo che, secondo la leggenda, in veste di giovane cavaliere uccise il dragone che provocava la morte di bambini battezzati nelle acque del sottostante torrente Leno.

L’eremo sembra essere stato abitato sin dal 753 anche se la data di costruzione della chiesetta e dell’annesso romitorio risale al decimo secolo. Ma nel cammino religioso che l’Apt vorrebbe valorizzare ci sono altre chicche aureolate che in pochi conoscono ma che potrebbero essere davvero un veicolo turistico in grado di creare un brand ma, soprattutto, portare soldi.

«Ogni tanto si ritorna a parlare di turismo religioso nel nostro ambito ma, a parte qualche
proposta, non c’è una programmazione coordinata concreta in grado di presentare una progettualità articola e duratura come segmento turistico, di destagionalizzare dell’offerta e completo territorialmente. - spiega Mauro Nardelli - Il turismo religioso ritorna come grande proposta integrata in questa fase di crisi attuale per promuovere visioni di conoscenza, convivialità e del sostenibile che legano il territorio agli usi locali, tradizione, natura, beni culturali e storici, devozione, paesaggio enogastronomico insieme per dare valore e contenuti alla crescita e alla economia del territorio. Quindi offrire il senso di un turismo legato a questi valori. Un modello di turismo legato all’esperienza di qualità, alla contemplazione, alla serenità, alla conoscenza, all’emozione dell’identità del territorio».
La proposta è assolutamente «local» ma punta su un visitatore «global». E abbraccia, come detto, i Comuni di Rovereto, Trambileno, Terragnolo e Vallarsa, territori bagnati da quel torrente mai troppo sponsorizzato che è il Leno.
Al di là dell’Eremo di San Colombano, il tragitto economicamente del futuro coinvolge anche il santuario delle Salette. «Il cammino che si propone di realizzare a cura dell’Apt e degli attori locali a cui do un titolo provvisoriamente, “Il Cammino pane della rinascita e della vita”, è un percorso che corre da Rovereto a Trambileno di una giornata o alternativamente un percorso di un fine settimana più ampio a Rovereto, Villa lagarina, Val di Gresta e Valli del Leno. Un cammino che percorre le radici storico-culturali del luogo, non legato direttamente al culto ma che porta nella parte finale della giornata al viaggiatore-pellegrino riflessioni sulla domanda legata alla propria esistenza e valore nel percorso della vita quotidiana».

Gli studi di settore confermano che il turista religioso ha una grande capacità di spesa e che il periodo dell’anno ideale per attirarlo va da marzo a ottobre.

«Stiamo parlando di “silver tourism”, di over 55 che godono di buona disponibilità economica e che le statistiche indicano come il 30% è online almeno una volta al giorno e tra questi il 79% è su Facebook».
Per quanto riguarda la provenienza, si punta ai visitatori in arrivo soprattutto dall’Italia ma anche dall’Est e Nord Europa e dalla Svizzera. Per potenziare l’offerta, tra l’altro, si potrebbe giocare la carta del «Sentiero delle Teragnole» partendo direttamente dal centro storico di Rovereto e inserendo nel percorso la chiesa di San Marco. E tra i siti religiosi ci sono pure la comunità di Pian del Levro e la chiesa di di Sant’Antonio Cà Bianca e, volendo, c’è pure Forte Pozzacchio.

Insomma, il pacchetto da gustare e far pagare è già pronto. Tanto più che i sentieri per raggiungere i luoghi spirituali sono già pronti e abbisognano solo di essere promossi e veicolati nelle varie agenzie.
Il turismo religioso, d’altro canto, è il futuro almeno per quanto riguarda l’economia legata ai vacanzieri di tutto il mondo. Come detto, Santiago e Via Francigena insegnano e, anno dopo anno, sono diventati davvero una gallina dalle uova d’oro. Anche e soprattutto per le attività commerciali che si incontrano lungo il cammino. E stiamo parlando di turisti assolutamente non invasivi e con grande capacità di spesa. Quello che serve, per capirci, per tirare il fiato dopo una parentesi devastante come quella del coronavirus. Che ha fatto danni ingenti e che, nel prossimo futuro, ne farà altri. Meglio dunque prepararsi fin da subito a rilanciare un settore da cui non si puà certo prescindere.

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