A Rovereto finisce un’epoca: caro bollette, addio al cinema Rosmini
La sala di via Paganini getta la spugna e archivia oltre un secolo di socializzazione. Andrea Galli: “Non ce la facciamo più, i costi sono diventati insostenibili. Paghiamo 170 euro al giorno per luce e riscaldamento. Chiudendo la porta mi viene il magone”
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ROVERETO. Un tempo non troppo lontano - certo, si parla pur sempre di decenni - Rovereto offriva ai cittadini ben quattro cinematografi. Tutti, si badi bene, a ridosso di corso Rosmini. Proprio il vialone principale della città ne ospitava tre: il cinema Roma, il Vittoria e quello che oggi, in piazza, si chiama Supercinema.
Poco distante, in via Paganini, c'era il Rosmini, una costola del primo oratorio ufficiale e «approvato» fin dal 1912, 110 anni fa, l'anno che il mondo ricorda per l'affondamento del Titanic ma che in Vallagarina spolvera la memoria per quel grande salotto di formazione ed esperienze - cattoliche ma comunque rispettose della laicità - che è stato appunto l'oratorio Rosmini di via Paganini.
Annesso al centro di socializzazione che ha visto stringersi la mano fascisti e comunisti, democristiani ante litteram e agnostici della politica, è sorto il teatro che ha accolto sul palco le prime «sgangherate» filodrammatiche della città. E che, qualche anno dopo, ha montato il grande schermo per offrire al popolo la settima arte.
Orbene, quell'epoca oggi è stata consegnata alla storia. E la colpa è delle bollette, dell'impazzimento dei prezzi che, non fosse stato sufficiente il Covid, hanno spinto sul baratro della bancarotta famiglie ed aziende. Anche il Rosmini è rimasto schiacciato dai rincari e, piuttosto che dichiarare «default», ha preferito spegnere la luce. Ricacciando al contempo nel cassetto i sogni di generazioni di roveretani.
Prima, però, ci ha pensato il Concordia di Volano - «ucciso» dal Covid - ha riporre nell'armadio il proiettore e rimandare il pubblico a casa davanti al piccolo schermo.«Purtroppo non ce la facciamo più!», allarga le braccia Andrea Galli dell'associazione «Amici del teatro Rosmini». Si era ricostituita nel 2001 proprio per rilanciare il cinema in grande stile ma i «tempi moderni» di Charlot hanno tolto la spina.
«Mi spiace molto, intendiamoci: il cinema è la mia vita e ci ho lavorato per 35 anni. Ma riscaldare e tenere accesa una sala da 368 posti è troppo. Per capirci, ogni giorno costa 170 euro: è insostenibile».
Insomma, le bollette hanno decretato la fine di un'epoca. «Uscendo di qui e chiudendo la porta mi verrà il magone. Ma la realtà è questa...». Una realtà che, come detto, nel tempo ha ospitato ogni roveretano. Certo, non con film in prima visione o di cassetta ma con proposte valide e biglietti a prezzi popolari. «Ci abbiamo provato e siamo arrivati ad avere 20mila ingressi negli anni. Prima il Covid ed ora luce e gas, però, ci hanno tagliato le gambe. Già l'anno scorso, per colpa della pandemia, è stato un bagno di sangue. Non si può più continuare».
La struttura è della parrocchia di San Marco. Che dice? «Non può fare nulla, non è certo colpa sua e nemmeno dell'ente pubblico. In questo momento darci una mano, sostenerci economicamente non è fattibile. Meglio chiudere e sperare, un domani, che qualcuno decida di ripartire». Le proiezioni dismesse seguono di qualche anno le rappresentazioni teatrali. «Il teatro è il primo che ha ceduto anche in quel caso per i costi. In questo caso non c'entrano le bollette ma le spese per proporre spettacoli di qualità e i biglietti venduti che non le coprivano. Mi rendo conto che questa chiusura è una grossa perdita per tutta le cittadinanza e mi dispiace».
Gli altri cinematrografi, pensiamo al Supercinema in piazza Rosmini, resistono? «Fanno fatica anche loro ma avere un multisala aiuta perché diversifichi l'offerta e riscaldare ambienti più piccoli conviene. Il Rosmini, invece, è troppo grande e non si sostiene. Ma voglio ringraziare i 17 collaboratori volontari si sono sempre impegnati con entusiasmo per rendere questo il posto di tutti, dove incontrarsi e guardare un bel film insieme».