La criminologa Roberta Bruzzone: «Mara Fait e Iris Setti, due morti annunciate»
Due efferati delitti nel giro di una manciata di giorni «in una cittadina come questa dimostrano che non esistono più zone tranquille e altre pericolose». In entrambi i casi «sono mancate adeguate risposte e misure tempestive, concrete. I cittadini hanno paura e vogliono sicurezza: la devono avere»
IRIS SETTI "Era una persona ben voluta da tutti, gentile e affidabile"
ROVERETO. «A Rovereto due morti annunciate»: psicologa forense e criminologa investigativa di fama internazionale, Roberta Bruzzone è nota al largo pubblico anche grazie alla sua opera divulgativa, fatta di libri e trasmissioni televisive. Ha trattato direttamente moltissimi casi che hanno segnato la cronaca nera italiana più recente, come la strage di Erba o i delitti di Sarah Scazzi e di Melania Rea.
È presidente dell'Accademia internazionale delle scienze forensi, da anni svolge attività di consulente tecnico nei procedimenti penali, civili e minorili ed è docente di psicologia investigativa, criminologia e scienze forensi in enti e università.
Dottoressa Bruzzone, due efferati delitti nel giro di una manciata di giorni in una cittadina come Rovereto…
Si tratta di due vicende per molti versi ampiamente prevedibili. Nel primo caso, quello della signora Mara Fait, la problematica con il vicino di casa era incancrenita da tempo. Confronti accesi e continue minacce, una polveriera pronta ad esplodere. Si doveva dare peso alle segnalazioni della signora e alle sue richieste di aiuto. Come? Allontanando il soggetto. Invece molto spesso questo tipo di scenario non viene letto nella giusta prospettiva di gravità. Il rancore cova per anni, diventa cronico ed esaspera gli animi fino a condurre ad agiti di questa portata.
Che lettura dà dell'assassinio di Iris Setti, avvenuto in un parco cittadino per mano di un cittadino senza fissa dimora?
Qui rilevo il caso di un uomo, Nweke Chukwuka, già ampiamente noto per le sue problematiche di aggressività e incontrollabilità. Più volte peraltro segnalate dalle sorelle che avevano espressamente chiesto un Tso, mostrando come prova della violenza i lividi sul loro corpo, dovuti alle percosse subite.Eppure non poteva essere espulso dall'Italia.Certo, non poteva essere espulso e lo sappiamo. Ma per la pericolosità sociale assolutamente evidente si doveva prevedere un intervento rapido. Si sarebbero potute applicare misure di prevenzione per neutralizzarlo efficacemente.
Che tipo di misure?
Il ricovero in una struttura come misura cautelare, o misure contenitive come il carcere o gli arresti domiciliari. L'obbligo di firma? È una risposta che non ha alcuna efficacia in casi come questo. C'erano tutti gli elementi per individuarlo come pericoloso. Quello di Setti è un femminicidio annunciato. Sarebbe potuto capitare a chiunque fosse passato di lì in quel momento. L'innesco è stato molto probabilmente di natura sessuale e al rifiuto della vittima è scattata la violenza.
Dove stanno le responsabilità?
Le responsabilità sono diffuse tra vari profili. Chi ha ricevuto la denuncia delle sorelle di Chukwuka? Aveva già commesso atti gravissimi, aveva picchiato selvaggiamente i suoi stessi familiari. La prima responsabilità è di chi le ha ascoltate e non ha stabilito misure adeguate. Chi non ha proceduto a inasprire la misura di prevenzione ha un'altra enorme responsabilità. Non doveva certo stare a piede libero. La somma di queste decisioni è molto discutibile e chi le ha pagate è stata Iris Setti.
Quali mancanze ravvisa?
Con quello che era già stato documentato come è possibile che non sia stata fatta una perizia psichiatrica a Chukwuka? Come minimo presenta un disturbo borderline con esplosione di rabbia. Con quelle caratteristiche di comportamento l'aspetto psichiatrico emerge in modo lampante.
Qual è l'indicatore lampante del disturbo psichiatrico?
L'esplosione di rabbia anche senza finalità è un indicatore psichiatrico chiarissimo. La verifica era d'obbligo. Non era possibile curarlo? Forse, ma contenerlo sì. Comincio a pensare che ci sia anche un problema di preparazione in chi accoglie le segnalazioni.
Lei vede un aumento di casi psichiatrici?
È nei fatti un peggioramento delle condizioni mentali medie nella popolazione. Molti soggetti allo sbando psichiatrico non sono in cura e di fatto girano in mezzo a noi. Sono schegge impazzite e basta un nulla per innescare la violenza.
Quali sono le cause di questo aumento?
Le cause possono essere moltissime, impossibile sintetizzarle qui. Molti soggetti arrivano da situazioni altamente traumatizzanti, c'è l'abuso di sostanze come alcol e droghe, oppure sono presenti problematiche personologiche. Non lo dico io, lo dice l'Oms. Abbiamo un'emergenza in atto sulla salute mentale, trasversale tra adulti e adolescenti. Per questo va ripensato il sistema sanitario sulla cura della salute mentale.
In che modo?
Le persone che presentano pericolosità sociale determinata dalla loro condizione mentale devono essere tracciate sul territorio, trattate e curate in strutture adeguate. Che però al momento non esistono più. La legge Basaglia ha eliminato i manicomi sostituendoli con le Rems (Residenze per le misure di sicurezza). Ma queste strutture non hanno posti a sufficienza, quindi i soggetti che dovrebbero ricevere cure vagano ovunque. A Rovereto come in altri posti. Non esistono più cittadine tranquille e altre pericolose, non c'è più questa distinzione.
Due delitti per mano di cittadini immigrati. Ritiene siano soggetti maggiormente a rischio?
No, abbiamo una casistica che coinvolge chiunque, stranieri e italiani. Ma per gli stranieri abbiamo pastoie normative e legislative che rendono più difficile neutralizzare la loro pericolosità. Il nostro Paese ha bisogno di una procedura celere e snella per espellere chi ha dato segno di violenza e disturbi di tipo psichiatrico. E l'approccio assistenzialista in realtà li lascia per strada.
I cittadini esprimono paura e rabbia.
I cittadini pretendono sicurezza e la devono avere. Non abbiamo attualmente sufficienti risorse per gestire le problematiche psichiatriche e questo è un problema che riguarda il sistema sanitario. Ricordiamoci anche, però, che le sorelle dell'assassino di Iris Setti hanno subito violenza, hanno chiesto aiuto, e non lo hanno ricevuto. Tanto quanto Mara Fait, che più volte ha denunciato la pericolosità del vicino di casa. In entrambi i casi sono mancate adeguate risposte in termini di misure tempestive e concrete.