Rovereto/Violenza

Furto all’Iper Orvea: «Il commesso ci ha picchiate per primo»

Le ragazze sorprese a rubare al supermercato: «Abbiamo sbagliato, ma perché le botte?». Proseguono le indagini sul raid punitivo al supermercato di via del Garda, dove un addetto è stato malmenato dopo aver segnalato il furto

LA SPEDIZIONE Commesso picchiato dopo aver sorpreso due donne a rubare

 

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. La spedizione punitiva dell'altro giorno all'Iper Orvea di via del Garda, dove un commesso è stato malmenato da compagni e parenti di due donne da lui sorprese a rubare, non sarebbe legata al semplice fatto di aver fermato e segnalato le due donne alla polizia, ma per averle, secondo il racconto delle stesse due donne, prima picchiate «con violenza inaudita».

Il furto c'è stato: le due giovani donne, dopo aver riempito lo zainetto con merce varia (cibo e alcuni trucchi) sono uscite senza pagare e hanno raggiunto il parcheggio del supermercato. Qui però sono state raggiunte all'esterno dal commesso e da questo, denunciano, picchiate duramente.

Di qui la risposta dei compagni che, il giorno dopo, sono tornati in via del Garda per replicare alle botte con botte e mandando il lavoratore al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria del Carmine.

Che le ruberie nelle botteghe siano una piaga è risaputo, che farsi giustizia da sé sia un lasciapassare, però, ancora non è accettato. Almeno da una società che punta ad essere «umana». Inevitabile, ovviamente, lo scambio di denunce per violenza, argomento di cui si occuperà la procura della Repubblica. Le donne hanno denunciato il commesso, e il commesso ha denunciato i parenti delle donne.

L'episodio, però, mostra una faccia della città che da tranquilla e sonnacchiosa (come è sempre stata dipinta) appare sempre più come una periferia metropolitana. «Eravamo al supermercato io e mia sorella - racconta una delle protagoniste -. Abbiamo rubato, è vero, ma roba da mangiare. Per un valore di 169 euro. É sbagliato, lo so, e ha sbagliato di più mia sorella, che ha infilato nello zaino dei trucchi, non doveva. Lo so che è brutto, e ripeto che mi dispiace, ma non abbiamo preso pane o latte ma roba che costa un po' di più e che non possiamo permetterci».Cos'è successo dopo? «Stavamo uscendo dall'Orvea e il ragazzo è arrivato da dietro e ha iniziato a picchiarci senza nemmeno chiederci se avevamo davvero rubato. Le altre persone che hanno assistito alla scena dicevano di lasciarci andare. Poi ci hanno portate in ufficio e sono arrivati i carabinieri».

L'azzuffatina, per inciso, ha prodotto politraumi. «Che fanno male. Non posso andare a lavorare e ho paura di perdere il mio lavoro. In più sono sotto choc: perché picchiarci? Fermami e basta, denunciami. Questo me lo merito, ho commesso un reato ma non le botte, non ho fatto male a nessuno. Mia sorella, tra l'altro, pensava di essere incinta e mentre il ragazzo dava calci e pugni implorava di smettere». E la refurtiva? «Non abbiamo rubato cose per rivenderle, non c'entra niente. Sappiamo che non è giusto rubare ma se ti ritrovi senza niente fai degli sbagli, se hai soldi non fai queste cose ma picchiarci non va bene. Siamo anche noi delle vittime».

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