Il ristorante stellato “Senso Mart” apre una sola sera a settimana: l’intervista ad Alfio Ghezzi
Il famoso chef trentino assicura: “Non è assolutamente un disimpegno su Rovereto, il bistrot continuerà a funzionare regolarmente. Ecco perché sono arrivato a questa decisione”
ROVERETO. Se non sarà il sabato sera, sarà il venerdì ma ormai Alfio Ghezzi ha deciso: il suo "Senso Mart", ristorante stellato sotto la cupola di Botta, aprirà soltanto una sera a settimana. È il primo segnale di un disimpegno del famoso chef trentino su Rovereto? «Assolutamente no. Io lo vedo come un atteggiamento molto responsabile: c'era la necessità di lasciar vivere i ragazzi che lavorano con noi, di rispettare le persone che quotidianamente operano al nostro fianco...».
Oltre al ristorante "Senso" (attualmente chiuso per la pausa invernale fino all'11 aprile) Ghezzi offre con il "Bistrot Mart" un servizio di caffetterie e ristorazione informale che rimarrà aperto come sempre dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Alfio Ghezzi, che ha riportato in città la stella Michelin dopo i tempi d'oro di Rinaldo Dalsasso con il suo "Borgo", ha annunciato la scelta di concentrarsi una sera a settimana alla cucina di alto livello con un post sui social.
«Sono arrivato a questa decisione perché sostanzialmente non c'era la possibilità di costruire due brigate considerato che una sola brigata, che già è impegnata con il Bistrot tutti i giorni, con il ristorante Senso non riuscivo a poterla gestire - precisa lo chef - Quindi siamo arrivati all'unica soluzione possibile: era meglio fare poco, salvaguardare tutti i nostri ragazzi e concentrarci su una giornata alla settimana che sarà il venerdì o il sabato. Vorrei ricordare che se la qualità del lavoro è fondamentale, lo è altrettanto la qualità del tempo libero di chi lavora per te. Questo non va assolutamente dimenticato...».
Ai numeri di "Senso" quanto hanno contribuito una clientela locale e quanto, invece, i visitatori del Mart che poi proseguivano a tavola un percorso tra arte, cucina e design? «Certamente qui il museo è un volano non solo per me ma per tutti - conferma lo chef stellato - Ci sono alcune mostre che più delle altre coinvolgono un pubblico molto più vasto e trasversale e quindi si lavora di più».
E la clientela locale? «Ci dobbiamo chiedere dove siamo e quanti siamo. Siamo in una piccola cittadina e già di per sé è difficile avere una clientela che in un'epoca storica come questa possa permettersi di frequentare un fine dining (cucina raffinata ndr) come questa. C'è comunque una clientela fidelizzata che ovviamente non ha i numeri così importanti che potrebbe avere in una grande città o in un luogo che gode di una stagionalità e quindi può fare i conti su un periodo di grande lavoro. La nostra, come dicevo, è una realtà provinciale e come tale subisce logicamente l'altalenanza di momenti alti e momenti bassi...».
Ma non lascia Rovereto magari per un'apertura di un suo ristorante sul lago di Garda? «No, non lascio Rovereto - replica Ghezzi - e nessuna mia apertura sul lago. Ho una consulenza dal 2019 a Limone e ho un ristorante che da quest'anno è mio assieme ad un altro socio a Moena, al passo San Pellegrino».