Aggressione in una scuola media di Rovereto, Gerosa: “Tolleranza zero per gli atti di bullismo”
La famiglia si è rivolta ad un avvocato per tutelarsi e tutelare il minore e ha anche presentato formale denuncia ai carabinieri su quanto è accaduto martedì scorso
IL CASO Rovereto, la denuncia di una mamma
BULLISMO L'indagine tra gli studenti e i professori
ROVERETO. «Sulla sicurezza nelle nostre scuole e sul rispetto delle regole non intendo fare sconti. I nostri ragazzi devono andare a scuola sapendo di essere in un luogo sicuro, e lo devono sapere le loro famiglie. Lo stesso vale per i nostri insegnanti che devono lavorare in un luogo sereno e protetto». Con queste parole la vicepresidente della Provincia e assessora all'istruzione, Francesca Gerosa, interviene pubblicamente dopo la denuncia di una mamma, ospitata da L'Adige sull'edizione di venerdì.
La donna raccontava dell'aggressione subita da suo figlio durante la ricreazione in una scuola media di Rovereto. Lui, la vittima frequenta la prima classe, l'altro la terza. La reazione di Gerosa è in un post che la politica ha pubblicato su Facebook richiamando l'articolo di giornale.
«Per gli studenti - continua l'assessora - vedere poi che gli atti di bullismo non hanno conseguenze e non vengono puniti, alla lunga può far crescere la percezione che siano una normalità, ed è altamente diseducativo e rischioso. Tolleranza zero da parte mia, e la garanzia di voler essere al fianco di insegnanti e famiglie».
Un intervento ufficiale per quanto fatto sui social che va ad indicare quale è la direzione scelta dall'assessorato in merito ai fatti di bullismo: nessuna tolleranza.
«Stiamo sempre sulle spine ogni volta che va a scuola. Mio figlio - ha spiegato la madre - il giorno del rientro era spaventatissimo, ma si è fatto accompagnare dal suo compagno di classe che abita nel nostro stabile. Mi dice che ha piena solidarietà dei compagni e che lo proteggono. E questo ci rincuora. Fisicamente ha ancora un piccolo bernoccolo, sperando si riassorba presto, e il dolore alla cute».
Ma cosa è successo? La ricostruzione dei fatti è nelle parole della madre della vittima. “Sono stata chiamata dalla professoressa coordinatrice di classe alle 10.40 di martedì che mi ha detto che mio figlio aveva subìto un'aggressione da un compagno di scuola. Arrivata a scuola in pochi minuti, ho visto mio figlio in lacrime che teneva sulla nuca un sacchetto di ghiaccio. Aveva già un bernoccolo molto evidente e la pelle della testa abrasa”.
”Mi ha quindi spiegato che il compagno di terza lo aveva cercato scientemente, insultato con epiteti offensivi e volgari e poi lo ha spinto violentemente sul muro facendolo cadere a terra. Ha sbattuto la testa sul battiscopa, rischiando la rottura dell'osso del collo. I professori presenti hanno confermato la versione rendendosi testimoni del fatto, avvenuto in pochi secondi senza che vi sia stata la possibilità di una reazione da parte di mio figlio”.
”Arrivati al pronto soccorso, siamo stati ricoverati per 24 ore in osservazione, perché come detto dalla dottoressa, ematomi così estesi sulla nuca, 3 per 3 centimetri, sono più pericolosi che una botta sulla fronte, e un trauma cranico va monitorato al fine di scongiurare eventuali emorragie cerebrali. La prognosi è stata di sei giorni”.
La famiglia si è rivolta ad un avvocato per tutelarsi e tutelare il minore e ha anche presentato formale denuncia ai carabinieri su quanto è accaduto martedì scorso.