Rovereto, costretta a “emigrare” per una biopsia: disavventura fra Cup, esami ed equivoci
Da dicembre la donna ha degli sfoghi sulla pelle: «Sono stata privatamente da due dermatologi che non hanno saputo dirmi cosa avevo. Quindi serviva fare il prelievo. Ma quando dopo un mese sono arrivata all’ospedale ho scoperto che mi avevano fissato la visita sbagliata»
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ROVERETO. Il medico le aveva ordinato una biopsia e ha atteso un mese fra la prenotazione e la visita. Ma è stato un mese inutile visto che c'era stato un errore nella prenotazione e la biopsia non l'ha ancora fatta. E ora? «Il Cup mi ha detto di chiamare a maggio per verificare le disponibilità. A me non resta altro da fare che andare a pagamento e dovrò rivolgermi ad una struttura fuori provincia, per capire cosa ho».
A raccontare quello che è successo è la stessa protagonista di questa vicenda che, se non proprio di malasanità, sa di errori burocratici che si riverberano inevitabilmente sul soggetto più debole, il paziente.
La storia inizia a dicembre quando la donna si accorge di alcuni sfoghi sulla sua pelle. Se ne accorge anche perché sono molto fastidiosi, le provocano prurito. E appaiono in punti diversi del corpo, un po' a macchia di leopardo. Il fatto è strano e non pare collegato a nulla che ha mangiato o a delle creme. Per cercare la causa di quegli sfoghi, si rivolge alla medicina.
«Ho fatto due visite dermatologiche - racconta - entrambe a pagamento, ma in entrambi i casi sono uscita dagli studi medici senza una diagnosi ma con l'indicazione di fare una biopsia cutanea».
Un esame che incute sempre timore, anche prima di avere il responso.
La signora quindi si rivolge al suo medico di base che le prepara un'impegnativa per una biopsia con un rao B. Il che significa che la prestazione è da erogare entro dieci giorni dal momento della prenotazione.
La scadenza non viene rispettata, l'appuntamento viene dato ad un mese dalla chiamata al Cup, il centro unico per le prenotazioni, ma non è questo il punto.
«Certo l'attesa non è stata semplice - racconta la donna - perché l'esame che devo fare è pur sempre una biopsia e per quanto uno cerchi di essere ottimista, l'ansia resta come sentimento di fondo».
Passa il mese e la donna si presenta al Santa Maria del Carmine.
«Vado all'ospedale nuovo per pagare il ticket - racconta - poi torno indietro perché l'ambulatorio è all'ospedale vecchio». Un percorso che dovrà poi fare altre due volte per vedersi rimborsare il ticket «e a me va ancora bene, ma per un anziano sarebbe anche questo molto difficoltoso».
Con la documentazione necessaria si presenta al medico. «Lui guarda le carte e mi dice: "qui serve una biopsia". Io lo guardo un po' sbalordita e gli spiego che sono lì proprio per quello. Ma in realtà no perché il Cup mi aveva prenotato una visita dermatologica e non la visita per la biopsia come indicato sull'impegnativa».
La donna richiama il centro per le prenotazioni ma la risposta non è quella che si attendeva: richiami a maggio per vedere le disponibilità.
Resta il mistero di come sia possibile che sia stato fatto l'errore e chi abbia fatto materialmente questo errore, ma il succo è che la sfortunata protagonista di questa storia ha atteso un mese per un "non esame" e che ancora non sa quale sia la causa degli sfoghi che continua ad avere.
«A questo punto farò l'esame privatamente. Dovrò andare fuori dal Trentino perché qui mi è stato detto che non li fanno e intanto vado avanti senza sapere cosa ho. E cercando di restare positiva». Ma. D.