Storia / Memoria

Restauro del cannone Skoda, in piazza a Rovereto: si svela il progetto di restauro e messa in sicurezza

Mercoledì 18 settembre la conferenza storica, nella quale si parlerà anche dei lavori affidati alla Bronzini Restauri, fra indagini stratigrafiche e prove di pulitura

ROVERETO. Da più di un secolo in piazza Podestà a Rovereto, il mortaio austro-ungarico Skoda da 30.5 cm mantiene viva la memoria delle conseguenze devastanti di una delle armi più temibili utilizzate nella Prima guerra mondiale.

Alle artiglierie di grosso calibro, il Museo della Guerra dedica un incontro in programma mercoledì 18 settembre alle ore 18 con Enrico Finazzer e Marco Paniz, autori di un volume edito dal Gruppo Modellistico Trentino. Il direttore Frizzera presenterà anche il progetto di restauro conservativo che interesserà il mortaio posto ai piedi del Castello.

La Skoda è oggi nota al grande pubblico come casa automobilistica ma pochi sanno che l’azienda di Pilsen, nell’attuale Repubblica Ceca, fu uno dei principali produttori di armamenti a cavallo del Novecento e che rifornì l’esercito imperiale di migliaia di pezzi di artiglieria, in parte acquisiti come preda bellica dall’esercito italiano e riutilizzati fino alla Seconda Guerra Mondiale.

Allo stesso modo, anche l’ingegnere Ferdinand Porsche è noto ai più come progettista di automobili ma svolse anche un’intensa attività in campo militare, fra le due guerre mondiali. Alcuni dei mezzi progettati da Porsche per il traino delle possenti artiglierie della Skoda, accuratamente descritti nel volume, rimangono tutt’ora degli esempi di innovazione e genialità.

Di queste e di altre curiosità parleranno mercoledì 18 settembre presso la sala conferenze del Museo della Guerra di Rovereto Enrico Finazzer e Marco Paniz, autori insieme a Filippo Cappellano del libro “I grossi calibri Skoda: Mortaio da 30,5 cm, Obice da 38 cm, Obice da 42, Trattrici e treno benzo-elettrico”, da poco pubblicato dal Gruppo Modellistico Trentino.

Frutto delle minuziose ricerche effettuate dagli autori nei documenti austro-ungarici dell’epoca e negli archivi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore a Roma, il volume è corredato da numerose immagini e disegni tecnici e ci restituisce la storia dei temibili mortai obici che hanno aperto la strada alle offensive austro-tedesche della Grande Guerra su tre fronti.

A seguire, il Direttore del Museo della Guerra Francesco Frizzera dedicherà un intervento al progetto di restauro che sarà condotto a breve sul mortaio d’assedio Skoda da 30.5 cm M11 posto in piazza Podestà.
Si tratta di uno dei pochissimi esemplari superstiti ed è il solo presente in Italia. Insieme ai numerosi pezzi esposti nell’ex rifugio antiaereo della Seconda guerra mondiale che si trova a pochi passi di distanza, il mortaio Skoda ricorda ancora oggi le drammatiche conseguenze che l’introduzione delle artiglierie pesanti ha portato nei conflitti del Novecento.

“La collocazione dello Skoda nella piazza antistante il Municipio è stata decisa”, spiega Frizzera, “in un momento storico in cui si riteneva necessario costellare i luoghi pubblici di oggetti e monumenti che divenissero simboli del conflitto appena concluso. L’intento era chiaramente celebrativo ed era frequente, in Italia ed Europa, esporre le prede belliche con l’intento di enfatizzare la rilevanza del conflitto e mostrare la forza dell’esercito vincitore attraverso la potenza delle armi sottratte al nemico. Una consuetudine di lunghissima data che affonda le sue radici nell’età antica. Le motivazioni con cui oggi il mortaio viene restaurato sono molto diverse. Si tratta di un oggetto che conserva una storia ben precisa, quella di un’arma che per la sua portata distruttiva ha cambiato per sempre l’idea stessa della guerra, moltiplicandone le conseguenze su mentalità, psiche, corpi, paesaggio. Si calcola che il 70% delle ferite inflitte ai soldati nel corso della Prima guerra mondiale siano state dovute all’artiglieria, mentre sono incalcolabili le alterazioni psichiche, le nevrosi, i cedimenti psicologici che i bombardamenti provocarono su migliaia di persone, sia tra i combattenti che tra i civili".

Il mortaio di piazza Podestà è dunque parte di un racconto più ampio che si completa all’interno del Museo e poiché è esposto da anni all’usura del tempo sarà interessato da un restauro conservativo. L’intervento si inserisce nelle numerose attività di riqualificazione e ri-significazione del tessuto della memoria conservato nel Museo e sul territorio lagarino di cui l’istituzione roveretana si è fatta carico negli ultimi decenni: il restauro permetterà infatti di dotare la piazza e lo spazio antistante il pezzo di artiglieria di un apparato informativo che superi la mera dimensione tecnica e descrittiva e restituisca completezza al racconto. “Un’operazione che renderà tale ingombrantissimo oggetto museale, apparentemente trasformato nel corso di lunghi decenni in un singolare arredo urbano e quasi addomesticato, un monito sulla capacità distruttiva delle guerre. Inoltre, la cura formale con cui sarà gestito il restauro, permetterà di superare la logica della preda bellica apertamente esposta, restituendo la giusta dignità museale al pezzo.”

Il progetto è stato affidato alla ditta Bronzini Restauri, su incarico del Museo, con il contributo del Comitato tecnico scientifico speciale per il patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale istituito presso la Direzione generale Belle arti e Paesaggio del Ministero della Cultura.
Il restauro vero e proprio sarà preceduto dall’esecuzione di saggi stratigrafici, campionamenti per successive analisi microchimiche e test di pulitura, già autorizzati dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Le parti in metallo del mortaio presentano infatti uno stato di degrado dovuta all’assenza di una copertura a protezione dagli agenti atmosferici. Le criticità principali sono causate soprattutto dall’acqua piovana, che ristagna e in alcuni punti produce infiltrazioni che innescano i comuni fenomeni di degrado che interessano il metallo.

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