Rovereto / Archeologia

Lo scalone di metallo ai Lavini, Miniucchi: unico in Italia, sarà un'attrattiva

L'assessore rilancia dopo le nuove polemiche sul manufatto attorno alle orme dei dinosauri, la giunta replica: «Si tratta anche di mettere in sicurezza l’accesso, è una decisione ben ponderata»

IL PUNTO Parco e percorso di visita alle orme dei dinosauri
LA STORIA Orme dei dinosauri, patrimonio mai valorizzato in 30 anni
IDEA Jurassic Park in Vallagarina: qualcosa si muove

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. «La passerella può non piacere ma è un unicum in Italia e, oltre a garantire sicurezza e fruibilità del sito paleontologico, sarà una grande attrattiva turistica». L'assessore Andrea Miniucchi non si scompone di fronte alle critiche di Fratelli d'Italia.

«Non le capisco. Anche perché è stata una scelta ampiamente condivisa che ha coinvolto musei e Provincia. È un progetto valutato appunto da una conferenza dei servizi e la soluzione della passerella è stata fortemente ponderata rispetto alla necessità di mettere in sicurezza il colatoio Chemini e garantire la possibilità di accedere al sito e valorizzarlo dal punto di vista turistico».

Ad alcuni, però, non piace. E i tre consiglieri comunali di Fdi (Paolo Piccinni, Marco Zenatti e Luca Dapor) hanno presentato un'interrogazione alla giunta comunale. «Non l'ho ancora letta ma la trovo assurda. - taglia corto Miniucchi - Poi che possa non piacere ci può stare. Meglio, credo che più che essere ritenuta brutta possa sorprendere ma, ripeto, è una grande attrazione che alimenta un interesse collettivo e turistico, è un unicum a livello italiano come un unicum è un sito come quello delle Orme dei dinosauri a due passi dalla città».

Al di là dell'aspetto paesaggistico si contesta anche il costo eccessivo dell'opera che, per altro, è finanziata da alcuni anni. Ed è rimasta nel cassetto a lungo visto che la scoperta delle orme risale addirittura al 1990. Di tempo, dunque, ne è passato ma, d'altro canto, si parla di Giurassico. Eppure quel sogno soprattutto economico di ospitare alla porta Sud della città il Jurassic Park più importante d'Europa è rimasto una chimera per ben trent'anni. Ora, finalmente, sta per diventare realtà; un passo alla volta, ovviamente, anzi, un'orma alla volta. Certo, i costi sono importanti (2 milioni 640mila euro) e la soluzione adottata impattante. «Ma assolutamente ponderata», conferma il Comune.

A lungo, dopo la scoperta, si è discusso di lanciare il sito paleontologico nel firmamento delle mete turistiche internazionali. D'altro canto, quando è spuntata la presenza dei bestioni a Lizzana erano gli anni di gloria, ancorché postumi, dei dinosauri. E in molti ci vedevano una risorsa indispensabile per accrescere il Pil di Rovereto.

Ci è poi voluto del tempo per metabolizzare e progettare l'opportunità economico-storica ed ora si fa sul serio per esaltare quel migliaio abbondante di orme di forme e dimensioni differenti impresse lungo un ripido colatoio di duecento metri alle pendici del monte Zugna. Gli affioramenti rocciosi, come detto, sono riferibili all'inizio del Giurassico, circa 200 milioni di anni fa, e rappresentano quello che rimane, allo stato fossile, di una grande piana carbonatica di marea per molti versi paragonabile alle attuali coste del Golfo Persico. Il futuro del turismo e dell'economia, dunque, sarà nel passato, precisamente nella preistoria. E Rovereto sarà il centro di questa attrazione continentale proprio grazie alle orme dei dinosauri, un parco che consentirà di calamitare in città migliaia di visitatori. Non a caso è il più grande ritrovamento di impronte giurassiche d'Europa, potenziale macchina da soldi lasciata in salamoia per 30 anni. E il pubblico accederà al parco camminando su una passerella avveniristica per osservare da vicino la firma delle zampone dei mostri preistorici.

E il progetto, si badi bene, è stato approvato da esperti del settore come il Museo Civico, il Muse e il servizio geologico della Provincia. Il percorso protetto in via di realizzazione alla fine sarà lungo 300 e consentirà alle famiglie di ammirare le famose orme lasciate nel fango solidificato dai dinosauri e rimaste sepolte fino a quando una frana ne rivelò per caso l'esistenza.

All'appello, però manca il rilancio della baita di Costaviolina che, da programma, dovrebbe diventare un centro visitatori e un'area didattica per offrire servizi degni di un importante museo a cielo aperto. Sul punto, però, siamo ancora lontani. «C'è un preliminare, - spiega Miniucchi - ma ancora non si è deciso. Di sicuro sarà assicurato anche il presidio per gli Alpini».

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