Carli non ce l'ha fatta, ucciso dalla meningite
Fabio Carli non ce l'ha fatta. Ha perso la battaglia con una meningite fulminante. Aveva 45 anni e una salute di ferro. Sabato è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale Santa Chiara, colpito dalla meningite batterica, la più pericolosa e temuta: un'infezione che provoca un'infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Un'infezione fra le più aggressive. Fino all'ultimo si era sperato in una sua ripresa
Fabio Carli non ce l'ha fatta. Ha perso la battaglia con una meningite fulminante. Aveva 45 anni e una salute di ferro. Sabato è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale Santa Chiara, colpito dalla meningite batterica, la più pericolosa e temuta: un'infezione che provoca un'infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Un'infezione fra le più aggressive. Fino all'ultimo si era sperato in una sua ripresa. Era ricoverato in rianimazione, nel reparto guidato dal dottor Edoardo Geat. La situazione ieri pomeriggio è precipitata. Lascia la moglie, Orietta Sommadossi, con i figli Ian e Gioele, di 7 e 4 anni. La notizia della sua morte l'ha data agli amici proprio la moglie Orietta. In un sms inviato alle persone più intime ha scritto: «Fabio vi saluta tutti. Tra un po' sarà in un luogo felice, pieno di salute e pace. Pregate per lui affinché possa raggiungere questo luogo in modo sereno. Grazie a tutti dell'appoggio e della disponibilità. Un abbraccio. Orietta».
Nei giorni scorsi la donna ha tenuto costantemente aggiornati le persone più care sul quadro clinico del marito. Gli amici della parrocchia di S.Apollinare nei giorni scorsi si stavano organizzando per fare un momento di preghiera. «Come gruppo della catechesi dei ragazzi (i compagni del figlio Ian) - racconta Elena Sartori, un'amica della famiglia, che abita nel rione e che ha avuto la possibilità di conoscere i Carli durante le varie attività del quartiere - saputo del ricovero di Fabio, avevamo fissato un appuntamento per domani sera (oggi, ndr) in parrocchia: doveva essere una preghiera affinché potesse guarire. L'appuntamento non è stato cancellato. Assume purtroppo un altro significato. Ora non è solo limitato al gruppo della catechesi. È aperto a tutti coloro che lo conoscevano».
Famiglia, lavoro e comunità. La vita di Fabio Carli era questo e molto altro. C'era la passione per la montagna, le arti marziali (era cintura nera e istruttore) e l'amore per la fotografia. Nei giorni in cui i ruderi del cementificio di Piedicastello venivano finalmente abbattuti, lui si aggirava fra le macerie con la sua macchina fotografica. «Amava documentare. Ci mancherà tanto il suo sorriso. Era una persona disponibile, che non si tirava mai indietro» racconta Elena Sartori.
In queste ore è un viavai di amici nella casa di via Papiria a Piedicastello, dove abita la famiglia Carli. Lui era originario di Mezzocorona, ma era ben inserito nel rione, molto vivace dal punto di vista delle attività comunitarie. È sempre la signora Sartori a ricordare come il capofamiglia era impegnato, fra le altre cose, nell'allestimento del presepe, delle scenografie delle recite dei bambini della scuola materna. «Se c'era bisogno di preparare il tendone per le feste, lui c'era sempre. Bastava chiamarlo. Era una persona positiva, sorridente. Lo ricordo nell'ultima festa del carnevale. E poi c'era sempre per i suoi piccoli: con la Sat la famiglia aveva partecipato alla ciaspolada a Obereggen, in allegria».
Sarebbe stato un anno importante, il 2013, per Fabio Carli. Perito elettronico, dal 2009 lavorava come tecnico di Rai Way, la società che si occupa della gestione e manutenzione degli impianti ad alta frequenza della Rai. Aveva un contratto a tempo determinato. «Nel novembre di quest'anno - racconta Bruno Luchi, il suo caporeparto - sarebbe stato assunto con un contratto di tipo permanente». Anche Luchi lo ricorda come una persona gioviale, simpatica. «Lavoravamo insieme dal 2009. Prima di approdare a RaiWay lavorava per una società che collaborava con Telecom. Il mestiere in Rai era completamente diverso e lui era uno intelligente, curioso, con la voglia di imparare». Luchi spiega che questa mattina si incontrerà con gli altri colleghi. «Siamo una squadra di 10 persone, 9 da oggi. Lascia un grande vuoto».