Telve, commozione infinita per l'ultimo abbraccio a Fabio Trentinaglia
In moltissimi, ieri, al funerale dell'imprenditore di 49 anni morto nell'incidente a Novaledo, durante un intervento di manutenzione a un camion. In chiesa, le parole di conforto di don Roberto Ghetta e una toccante lettera al papà scritta dalla figlia Martina
VALSUGANA Dolore immenso della comunità per la morte di Fabio Trentinaglia
IL DRAMMA Schiacciato dalla cabina: ha perso la vita Fabio Trentinaglia
TELVE - La strada come metafora di vita. Quella strada che a volte può essere dolce e altre volte aspra. Anche per chi, come Fabio Trentinaglia, di chilometri nella sua esistenza ne ha percorsi parecchi, alla guida di quei camion che erano la sua grande passione. Ha insistito sull'immagine della strada, don Roberto Ghetta, ieri mattina in chiesa davanti a centinaia e centinaia di persone (molte delle quali costrette ad assistere dall'esterno) che non hanno voluto mancare al funerale dell'uomo di 49 anni che sabato scorso a Novaledo è stato schiacciato dalla cabina di uno dei suoi camion mentre stava eseguendo un intervento di manutenzione.
Era un grande lavoratore, Fabio. Amava il suo mestiere, una passione che aveva fin da piccolo. E che lo ha portato a conoscere tantissime persone, oltre che a farsi apprezzare. Se le persone presenti ad un funerale sono un indicatore di quanto una persona fosse amata, Fabio lo era sicuramente tantissimo. Ieri alla famiglia si sono stretti in molti, nei giorni in cui anche affidarsi al signore risulta difficile - ha ammesso don Roberto - ma proprio nella fede serve trovare la speranza per superare questa dolorosissima difficoltà.
«La nostra vita somiglia ad una strada - ha detto ieri in chiesa don Roberto - tante volte bisogna seguirla, anche se vorremmo andare in un'altra direzione. Così succede anche nella vita: a volte prosegue dritta senza scossoni, altre volte, come questa, arriva una brusca svolta e bisogna seguirla, anche se essa è faticosa. Con l'addio a Fabio la via ha svoltato e bisogna avere il coraggio di seguirla. Anche noi non sappiamo perché la vita ci dà certe svolte: il signore è la via, lui è con noi in tutte le strade del mondo. Se affronterete il cammino con lui, la meta non vi sfuggirà e arriverà il momento in cui rivedremo i nostri cari».
E poi un invito ai familiari. Alla moglie Sonia, la figlia Martina, il papà Flavio e la mamma Gina. Il fratello Michele e la sorella Antonella. Ai colleghi e agli amici. «Fatevi compagnia, non siate soli, accettate la curva che vi è stata data. Fabio è partito per un viaggio bello, la meta è grande. Consoliamoci con questo».
Poi è il momento della lettera scritta dalla figlia Martina. «Ehi pà, sa fetu ancor qua? Te si fora orario. Ciapa su valà, vai su al capanon, saluda tuti i to camion, meti in moto el to gioiellin, speta che vae su l'aria, faghe en giro che sia tuto a posto, salta su e parti per el viaso più lungo che la vita l'ha deciso. Fate sentir qualche volta, pensane e varda in zo, dane forsa, tuta quela che te gh'avevi, e aiutane a 'ndar avanti. Ciao papà, fa bon viaso. La to popa».
È seguito un bell'applauso e poi, usciti dalla chiesa, il lungo corteo di persone fino al cimitero, dove Fabio riposerà per sempre.
I presenti si avvicinano alla moglie Sonia, alla figlia Martina, ai genitori e agli altri parenti. Chi dà loro un abbraccio, chi una carezza, un bacio o una parola di conforto. A Fabio Trentinaglia volevano bene in tanti: i familiari dovranno ricordarselo ogni giorno, così che l'enorme mancanza risulti un po' meno dolorosa.