Alla ricerca della felicità, 3.500 trentini per il Dalai Lama
In occasione della quarta visita ufficiale del Dalai Lama Tenzin Gyatso sul nostro territorio, più di 3500 persone, provenienti da tutto il Nord Italia, hanno gremito il Palazzetto dello sport di Trento nel primo pomeriggio di ieri, riservando una calorosa accoglienza ad una guida politica e spirituale in esilio da oltre sessant'anni. L'incontro è stato infatti seguito da tantissimi studenti e attivisti per i diritti umani, a cui si sono uniti anche numerosi volontari degli enti di solidarietà internazionale attivi in Trentino, qualche appassionato di storia e cultura orientale e parecchi curiosi
In occasione della quarta visita ufficiale del Dalai Lama Tenzin Gyatso sul nostro territorio, più di 3500 persone, provenienti da tutto il Nord Italia, hanno gremito il Palazzetto dello sport di Trento nel primo pomeriggio di ieri, riservando una calorosa accoglienza ad una guida politica e spirituale in esilio da oltre sessant'anni. L'incontro - organizzato a seguito della mattinata di confronto tra il monaco buddista, esponente del movimento nonviolento e premio Nobel per la pace, e i rappresentanti delle istituzioni locali - è stato infatti seguito da tantissimi studenti e attivisti per i diritti umani, a cui si sono uniti anche numerosi volontari degli enti di solidarietà internazionale attivi in Trentino, qualche appassionato di storia e cultura orientale e parecchi curiosi. Tanta emozione e tanto entusiasmo, nonostante la «festa» per alcuni sia stata rovinata dall'acustica. «Chi stava un po' distante non capiva nulla o quasi. C'era gente che usciva dal palazzetto ed è un peccato. Forse è colpa dell'impianto audio» dicono dei simpatizzanti.
Il tema dell'evento era la felicità e la pace interiore, ma non sono mancati i riferimenti alla difficile situazione vissuta dai tibetani (assoggettati dal 1950 alla Repubblica popolare cinese) e alcuni suggerimenti per le giovani generazioni. La guida spirituale buddista, inoltre, ha colto l'occasione dell'intervento pubblico per raccontare alcuni episodi della sua vita, rimarcare la propria vicinanza alla popolazione trentina e ringraziare chi, in questi anni, ha contribuito attivamente a migliorare le condizioni di vita dei suoi compatrioti.
«La causa del Tibet - ha detto Gyatso - è una causa giusta, e sostenerla significa schierarsi a favore della verità e della giustizia. Noi tibetani possediamo una grande tenacia e, di fronte alle difficoltà, riusciamo a non perdere di vista l'obbiettivo della nostra rivendicazione senza mai cedere alla violenza. Questo equilibrio mentale, ovvero la capacità di mantenere la pace interiore anche di fronte ad eventi sconvolgenti e dolorosi, è possibile solamente attraverso la compassione per il prossimo».
A testimonianza del suo insegnamento, il Dalai Lama ha citato l'esempio di alcuni monaci, divenuti poi oggetto di studio per la comunità scientifica internazionale, che sono riusciti a serbare la felicità e la compassione per i propri carnefici a seguito di terribili esperienze nei campi di prigionia e rieducazione cinesi.
«Ciascuno di noi - ha specificato quindi, più volte interrotto da scrosci di applausi spontanei - possiede il seme della tolleranza, dell'amore e della compassione. Ma la mente deve essere addestrata ad essere felice, e chi è incline alla collera, alla preoccupazione e all'angoscia è più soggetto anche alle malattie fisiche».
Gran parte dell'argomentazione del Dalai Lama, inoltre, è stata incentrata sul futuro e sulle responsabilità dei giovani, a cui il monaco ha riservato benevoli parole di incoraggiamento. «Il Novecento - ha spiegato Gyatso - verrà ricordato come il secolo delle guerre; il XXI deve essere il secolo del dialogo. Tuttavia, in futuro, vi sarà un forte incremento demografico ed un progressivo aumento della temperatura a causa del riscaldamento globale. Vi saranno nuovi flussi migratori e problemi nella suddivisione delle risorse. Le nuove generazione hanno l'opportunità e la responsabilità di creare un mondo migliore, servendosi del dialogo per risolvere i conflitti e generare nuove idee».
Incalzato dalle domande presentate dal pubblico, il Dalai Lama ha parlato anche di religione e relativismo morale, evidenziando l'importanza dei valori interiori a scapito della bellezza fisica e del consumismo sfrenato. Ad aprire l'incontro di ieri, sono intervenuti il presidente della Provincia Alberto Pacher, che ha parlato della vicinanza della comunità trentina a quella tibetana, ed il presidente dell'associazione Italia-Tibet Roberto Pinter. Quest'ultimo, denunciando la cortina di silenzio stampa eretta attorno alla questione del Tibet, ha esortato i presenti ad indignarsi.
Infine, in ricordo dei 120 tibetani immolatisi nel corso dell'ultimo anno per l'indipendenza del proprio Paese (datisi fuoco nelle strade di Lhasa per protesta), è stato osservato un breve momento di silenzio.