F35, ira Bregantini: una spesa umiliante
Lo sfogo di Giancarlo Bregantini: «In momenti di crisi dolorosa, in cui non c'è pane, mi chiedo, come può una nazione come l'Italia, che dice di non riuscire a dare occupazione lavorativa alla generazione dei suoi giovani, a non andare incontro ai bisogni della sua cittadinanza, fare però una spesa così assurda che offende e umilia tutti e ancora di più i poveri. È l'anarchia interiore che dobbiamo combattere. La familiarità che conserviamo con la cultura di guerra e di morte!»
In ogni parte del mondo abbiamo fratelli e sorelle. Questa settimana in Brasile, a S. Paolo, ci è stato confermato grandemente. Ovunque c'è qualcuno che ci appartiene. Perché «una» è la famiglia umana! Abbiamo rimosso questa evidenza, che in fondo, non è altro che certezza. Qui la Giornata mondiale, che vedrà riuniti milioni di giovani, è stata molto ben pensata.
Forti per il mio gruppo sono state le esperienze in questa fase preparatoria.
Qui proprio oggi si concluderà la «Settimana missionaria» nelle parrocchie stimmatine. Un evento in cui ci siamo immersi con gioia e grande partecipazione. Non dimenticheremo il momento festoso di accoglienza di domenica scorsa, quando i confratelli stimmatini ci hanno spalancato con il loro stile gratuito le porte della parrocchia e delle famiglie che stanno ospitando i giovani che ho accompagnato.
A motivo di condivisione vi racconto brevemente come è stata strutturata la settimana.
Lunedì, catechesi sul messaggio del papà Benedetto, molto seguita, vivace per testimonianze di forte intensità personale.
Di fronte ai racconti che ci hanno coinvolto e toccato il cuore, ho percepito l'intensità con cui Dio sta passando, con cui incontra questi ragazzi, li plasma, li apre ad una nuova dimensione di mondialità, imparata anche dai drammatici problemi visti con i nostri occhi, nella immensa metropoli di San Paolo, che conta quasi venti milioni di abitanti.
E che dire delle manifestazioni accese. Spirito di gioia, spirito del mondo unito! Ma accanto a questo, la realtà più tagliente e più cruda delle tende poste sotto il Comune, dove sono tantissimi i poveri che dormono per strada.
Questa è stata l'esperienza che abbiamo fatto, con molto realismo, martedì che è stato il «giorno della città»; giorno che è poi stato continuato ed integrato con un giornata di spiritualità sulla lectio di Emmaus, divisi in gruppi di lingua. Viva la presenza dell'uno accanto all'altro. Poi tutti insieme per confluire uniti davanti al Gesù nella adorazione eucaristica. Tutto è predisposto per lasciare segni indelebili nel cuore di questi ragazzi. E tutto si sta compiendo con sapienza. Pensate, miei carissimi lettori, che ci hanno messo a disposizione anche una corsa speciale della metro, a San Paolo! Che grande cordialità. Precisa l'organizzazione degli stimmatini. Siamo ospitati in 155 famiglie, con 400 giovani, aiutati da circa 300 volontari, distribuiti su ben 14 gruppi di lavoro. Ci sono 35 preti stimmatini e 5 vescovi stimmatini. Cuore grande, amore ben visibile. San Gaspare che ci protegge e ci continua a tracciare quel sentiero benedetto di vita per la vita.
Giovedì poi è stata la giornata ritmata dalla cultura, tramite una serie di incontri sul territorio della nostra cittadina, che si chiama san Gaetano do Sul, di circa 150.000 abitanti. Nel pomeriggio, la fraterna presentazione della cultura delle otto nazioni qui presenti. E un bel concerto a sera. Noi del Molise abbiamo molto parlato dell'emigrazione. Che vale anche per il Trentino. C'è un paese non lontano da San Paolo dove si parla ancora un buon dialetto trentino! Una scoperta felice!
Dopo oltre 140 anni, essendo avvenuta la prima emigrazione ancora nel 1882, il nostro dialetto è però ancora bello e ben articolato e compreso. Venerdì la giornata è stata dedicata alla carità per conoscere più da vicino anche i drammi come handicap, disoccupazione, favelas, droga. Drammi che ci hanno interrogato sulla cattiva distribuzione della ricchezza, sulle mancate strategie di sviluppo collettivo, sull'assenza di infrastrutture, su questi buchi neri di miseria presenti nel cuore del Brasile.
Davanti alla povertà delle favelas quanti sorrisi di bambini! È lì, in mezzo ai poveri, che «Dio pone le sue mura e il suo baluardo». Sabato è stata la giornata dello sguardo rivolto a Rio de Janeiro, con attività di gruppo. La gioia è che ogni giorno è stata una scoperta di un popolo che guarda molto avanti, che progetta e spera ed investe più di noi.
Non posso nascondere la tristezza e la preoccupazione che mi hanno assalito nel momento in cui ho appreso la notizia che il Governo italiano sta considerando seriamente l'idea di acquistare ben 90 F-35, gli aerei da guerra di ultima generazione, ultra costosi. In momenti di crisi dolorosa, in cui non c'è pane, mi chiedo, come può una nazione come l'Italia, che dice di non riuscire a dare occupazione lavorativa alla generazione dei suoi giovani, a non andare incontro ai bisogni della sua cittadinanza, fare però una spesa così assurda che offende e umilia tutti e ancora di più i poveri. È l'anarchia interiore che dobbiamo combattere. La familiarità che conserviamo con la cultura di guerra e di morte!
Non è difficile oltrepassare mari, oceani, monti e valli, fissando la meta. Varcare soglie di scelte e di affanni, nutrendo fiducia nel domani. Traversare sfide e memorie, tenendo intatta la causa d'origine. Ciò che costa fatica è abbattere i muri della vergogna, della contraddizione e dell'offesa all'uomo e a Dio, che stiamo erigendo con troppa «normalità». Non lasciamo essiccare o inquinare la fonte del nostro domani con scelte politico-sociali drammatiche.
Sopra di noi, chiediamo che volino soltanto gli uccelli, i sogni e le preghiere, gli aquiloni colorati della speranza, non certo aerei di guerra!