«Non fanno parte della nostra storia»
Andreatta vede nell'apertura della sede di Casa Pound una provocazione bella e buona. «Non può che essere così. Altrimenti non si viene in una città che ha tradizioni che non hanno nulla a che spartire con espressioni di certo tipo». Da responsabile della sicurezza pubblica non nasconde il timore che nei prossimi mesi possano accendersi in città focolai di tensione in grado di generare scontri anche fisici. «Gli anarchici sono imprevedibili e non so cosa potrà succedere. Mi auguro che non ci siano scontri, o necessità di forme violente per affermare le proprie idee»I tuoi commenti
«La preoccupazione avanzata da molti in città e rappresentata dal Coordinamento unitario antifascista è una preoccupazione in parte anche mia. Per altro è stata alimentata dopo quanto letto proprio sull' Adige ». Se la mattina alla riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in forma ufficiale il sindaco Alessandro Andreatta ha mantenuto una posizione più neutrale possibile rispetto all'apertura di Casa Pound («al momento non ci sono motivi per impedire che un'associazione abbia una sede»), nel pomeriggio, al telefono, lascia trapelare tutto il suo timore.
«Certe affermazioni mi hanno lasciato davvero allibito» ammette il primo cittadino. Spiega che dal punto di vista formale «l'associazione, già presente in diverse città italiane, non aveva bisogno di nessun tipo di autorizzazione per aprire». «Noi - continua - non possiamo intervenire preventivamente nel senso che non esiste che un'associazione che si definisce culturale possa essere messa in discussione. Ovvio però che la vigilanza sarà massima. Sia da parte delle forze di polizia, ma anche culturale e politica da parte del sindaco e delle forze democratiche presenti in città».
Alessandro Andreatta è abituato a conoscere, capire, informarsi prima di esprimere una posizione. E anche stavolta non vuole dare giudizi preventivi. «Voglio capire che tipo di azioni, quali atti, quali battaglie politiche intendono portare avanti. Ricordo però che il dettato costituzionale è molto chiaro: divieto di ricostituzione del partito fascista, ma anche di espressioni di odio razziale, manifestazioni xenofobe».
Andreatta spiega che toccherà alla città porsi a difesa della democrazia conquistata con il sangue di tante vittime: «È un tipo di vigilanza politica che sento anche mia perché questa è indubbiamente una presenza non in sintonia con la nostra città e con le sensibilità che esprime questo territorio. Questa gente dà dei giudizi sul passato esattamente opposti a quelli che do io. Credo comunque che il Trentino sia maturo per distinguere chi rappresenta la nostra storia e la nostra comunità da chi viene a proporci ideali con sono estranei al nostro modo di sentire. Mi dispiace però che qualche ventenne pensi di cambiare la storia imparata qualche anno fa sui banchi di scuola».
Andreatta vede nell'apertura della sede di Casa Pound una provocazione bella e buona. «Non può che essere così. Altrimenti non si viene in una città che ha tradizioni che non hanno nulla a che spartire con espressioni di certo tipo». Da responsabile della sicurezza pubblica non nasconde il timore che nei prossimi mesi possano accendersi in città focolai di tensione in grado di generare scontri anche fisici. «Gli anarchici sono imprevedibili e non so cosa potrà succedere. Mi auguro che non ci siano scontri, o necessità di forme violente per affermare le proprie idee».
Dall'auspicio alla certezza di riuscire a tenere a freno le mani, però, ce ne corre. «Il solo passaggio dell'intervista in cui dichiarano di essere abituati a rispondere fisicamente alle provocazioni e non a chiamare la polizia dà l'idea dell'approccio violento alle questioni. Il farsi giustizia da soli è una prospettiva che non posso assolutamente condividere».