De Laurentis: «Ora serve un nuovo modello economico»
La riduzione dell'Irap, promessa in campagna elettorale e rilanciata dall'assessore Olivi - «primo impegno in giunta» - è accolta positivamente da Roberto De Laurentis, presidente degli Artigiani. «Era una delle nostre prime richieste - sottolinea - Abbiamo sempre detto che è inutile dare contenuti, meglio sostituirli con un abbattimento di quello che paghiamo». Ma De Laurentis auspica anche un cambio del modello economico: «In campagna elettorale lo avevamo detto e questo tema è stato condiviso sia dal presidente che da Olivi: il sistema economico che oggi vede molto privilegiata la grande industria, va rimodulato nei confronti della piccola impresa»
La riduzione dell'Irap, promessa in campagna elettorale e rilanciata dall'assessore Alessandro Olivi - «primo impegno in giunta» - è accolta positivamente da Roberto De Laurentis, presidente degli Artigiani. «Era una delle nostre prime richieste - sottolinea - Abbiamo sempre detto che è inutile dare contenuti, meglio sostituirli con un abbattimento di quello che paghiamo».
Ma De Laurentis auspica anche un cambio del modello economico: «In campagna elettorale lo avevamo detto e questo tema è stato condiviso sia dal presidente che da Olivi: il sistema economico che oggi vede molto privilegiata la grande industria, va rimodulato nei confronti della piccola impresa. Questo non si fa dall'oggi al domani, ma nei prossimi dieci anni ridisegnerà l'assetto economico del Trentino».
I sindacati, intervenendo sulla riduzione dell'Irap, chiedono però che anche le imprese facciano la loro parte. «Intanto - replica De Laurentis - noi diamo un contributo, mantendendo l'occupazione, cosa che altri non hanno fatto. Io credo che, finché avremo un sindacato incapace di ragionare sul costo del lavoro, non potremmo tirare fuori altri soldi».
Ma il presidente degli artigiani ricorda anche quello che è stato fatto per la sanità integtrativa: «Abbiamo caricato le nostre imprese di ulteriori costi per ogni collaboratore. E con il costo del lavoro attuale e il 70% della pressione fiscale, non possiamo pensare di continuare a fare i fondi per fondi di solidarietà, che non sviluppano le imprese, ma le sorreggono». Quanto al tema dell'evasione, la risposta è netta: «Si rivolgano alle grandi imprese che non hanno problemi a mettere i loro soldi in qualche finanziaria fuori provincia o in qualche holding all'estero. Noi le tasse la paghiamo qui».