#trentoègiovane, l'opinione di Andrea La Malfa
#trentoègiovane, l'opinione di Andrea La Malfa
Trento è per tutti
Una famosa espressione di Rilke recita “il futuro entra in noi molto prima che accada”. Credo sia evidente come il futuro sia già entrato a Trento anche se la consapevolezza di questo cambiamento non si è ancora diffusa. Trento è già oggi una città in cui vivono sedicimila studenti e seicento docenti, una città che ospita il Muse e diversi altri importanti musei come il Buonconsiglio, una città che accoglie ogni giorno migliaia di pendolari dalle cittadine limitrofe e in cui vivono più di centomila abitanti. E’ insomma una città che in un tempo relativamente breve è profondamente cambiata.
Circa due mesi fa ho assistito ad una mostra a Palazzo Trentini sulla fabbrica della Michelin. In quell’occasione è stata esposta una foto dello stabilimento dall’alto: intorno a questo c’era solo campagna e stiamo parlando di un periodo storicamente recentissimo. Una città così non può essere proprietà dei giovani o delle persone più avanti nell’età, ma necessita di essere una città per tutti. In questo quadro è naturale che il centro non possa ospitare, se non in giornate eccezionali, grandi eventi, ma è altrettanto giusto immaginare un centro storico di un capoluogo di regione come luogo pubblico a tutti gli effetti, vivace e vissuto. E’ così in tutte le città simili alla nostra, è realistico pensare che con il passare del tempo sarà così anche qui. Immaginiamo una città culturalmente viva e stimolante, che non significano eccessi e bagordi. Considero però alquanto limitante attribuire gli eccessi, genericamente, ai giovani. Le responsabilità degli atti sono sempre personali, non attribuibili a categorie di persone. Dei propri atti ognuno risponde individualmente e sarebbe bene che non esistessero zone franche, siano queste alcune piazze o pubbliche vie o stadi sportivi.
Ma il discorso sulla città deve prendere in considerazione altri fatti di cronaca locale. Nei mesi scorsi ad esempio l’emergenza sociale fu la Portela, prima ancora Santa Maria Maggiore e piazza Dante. Raccontati come Bronx quando sono per di più zone di spaccio, che generano certamente una percezione di forte insicurezza, ma non possono essere descritti come luoghi abbandonati al degrado. Qua poco può fare l’autorità pubblica locale per risolvere il problema alla radice: se c’è chi acquista droga, ci sarà sempre qualcuno – spesso chi è più emarginato – disposto a rischiare per venderla e guadagnarci. Trento non è il Bronx (anche le classifiche sulla vivibilità della città lo dimostrano), ma la percezione di insicurezza è sempre più elevata. Personalmente possiamo ritenere l’allarme più o meno giustificato, ma le percezioni personali non cambiano un clima che si sta diffondendo.
Le città percepite come insicure sono le città vuote e il centro di Trento è spesso vuoto. La politica abitativa negli anni scorsi si è rivolta sempre più verso le colline circostanti, facendo del centro un posto ricco di esercenti e di uffici. Ma alle 18 gli uffici chiudono e alle 20 anche i commercianti, lasciando così quella parte di città non vissuta e per questo insicura. Quando si parlò dell’ordinanza contro il Café de la Paix, ad esempio, ritenni che fu messo poco in evidenza il fatto conclamato che il passaggio Osele fosse un luogo usato per lo spaccio ed il consumo di droghe pesanti. Il circolo è stato un esempio perché è stato prima di tutto un presidio. Una zona tolta all’insicurezza senza gravare né sulla spesa pubblica, né usando strumenti repressivi. Del resto non possiamo pensare di mettere una pattuglia sotto ogni lampione. Pensare a far riabitare il centro, soprattutto dalle persone più giovani, di “usare” il forte associazionismo presente come presidio democratico sul territorio e come motore di socialità e di cultura, può essere una delle soluzioni. Idea già sperimentata con ottimi risultati in molte città europee. Il cambiamento è così, avviene. Trento indipendentemente dalle sensibilità personali, è già cambiata e cambierà ancora. A noi cittadini, ed ai nostri rappresentanti istituzionali, il compito di guidare questo cambiamento.
Andrea La Malfa
Segretario ARCI del Trentino