Chiara Lubich beata, parte la canonizzazione
In occasione del settantesimo anniversario dalla sua consacrazione, avvenuta nel dicembre del 1943 nella cappella del collegio dei frati Cappuccini di Trento, è stata resa nota ufficialmente ieri pomeriggio, durante la commemorazione organizzata dal Movimento dei focolari, l'imminente presentazione dell'avvio di una causa di canonizzazione della fondatrice, devota e filantropa trentina Chiara Lubich
In occasione del settantesimo anniversario dalla sua consacrazione, avvenuta nel dicembre del 1943 nella cappella del collegio dei frati Cappuccini di Trento, è stata resa nota ufficialmente ieri pomeriggio, durante la commemorazione organizzata dal Movimento dei focolari, l'imminente presentazione dell'avvio di una causa di canonizzazione della fondatrice, devota e filantropa trentina Chiara Lubich.
Nei prossimi giorni, infatti, verrà consegnata al vescovo di Frascati Raffaello Martinelli l'istanza formale che permetterà l'avvio dell'iter di santificazione, caratterizzato dal processo canonico di verifica sulla vita, sulle virtù e sui segni di intercessione della candidata a cinque anni esatti dalla sua scomparsa. La richiesta - accolta con un'ovazione da parte degli oltre cinquecento fedeli trentini riunitisi ieri nell'auditorium del centro Santa Chiara per celebrare l'anniversario dalla nascita del movimento - è stata confermata dalla firma della presidente Maria Voce, nel corso dell'incontro annuale presso Castel Gandolfo.
«Quest'atto - ha spiegato Voce in una nota divulgata ieri e letta anche all'incontro di Trento - invita tutti noi ad una santità ancora più grande, per contribuire a far emergere quella santità collettiva, di popolo, a cui Chiara tendeva».
Silvia Lubich, più tardi chiamata Chiara, nacque il 22 gennaio 1920 a Trento, come secondogenita di una famiglia estremamente povera. La madre, fervente cattolica, le insegnò fin da piccola la devozione, mentre il padre vicino al socialismo, e per questo emarginato durante il fascismo, la educò alla solidarietà. Con l'intento di «cercare la verità», come riferì lei stessa nei suoi scritti, s'iscrisse in un primo tempo all'università di Filosofia di Venezia, pagandosi la rette attraverso l'insegnamento. Tuttavia, allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu costretta ad abbandonare gli studi, mentre nel 1944 dovette lasciare la casa natale e trasferirsi fuori città a causa dei bombardamenti aerei. In conformità al voto preso l'anno precedente e con l'intenzione di interpretare gli insegnamenti del Vangelo, la Lubich decise quasi subito di tornare nel capoluogo, occupato dai nazisti, per dedicarsi alla cura dei bisognosi.
Attorno a lei si strinse un primo gruppo di ragazze, perlopiù amiche intime. Si trattava del primo nucleo dell'Opera di Maria, ora conosciuto come Movimento dei focolari.
Nel dopoguerra, il nucleo iniziale si ampliò, vennero definiti gli obiettivi - la pace, l'unità dei popoli e la fraternità universale - e gli strumenti per raggiungerli (l'aiuto reciproco, la condivisione, l'economia solidale). Nel 1962, papa Giovanni XXIII approvò ufficialmente il movimento ecclesiale; nello stesso tempo, nacquero in Italia le prime cittadelle di seguaci.
In settant'anni, l'insegnamento della Lubich si è diffuso in tutto il Mondo, raggiungendo oltre due milioni di persone.
Dell'importanza del movimento, ne ha parlato ieri, a Trento, l'arcivescovo Luigi Bressan, che ha rilevato il coraggio e l'intraprendenza della fondatrice.
«Se oggi il Mondo conosce Trento - ha infatti detto Bressan - è per il Concilio e per la nascita del movimento dei focolari. Chiara si fece interprete di una parte della popolazione che aspirava alla pace in un Europa in guerra. Ora speriamo tutti che si avvii il processo di canonizzazione».
All'incontro di ieri all'auditorium, scandito da alcune letture sulla vita e sull'impegno della Lubich, sono intervenuti anche il presidente della Provincia Ugo Rossi, il presidente della cooperazione Diego Schelfi e Alberto Pacher. Erano inoltre presenti il sindaco di Trento Alessandro Andreatta e la rettrice dell'Università Daria de Pretis.