Matuella: ora diteci dove tagliate il 20%
«Occorre - scrive sull'Adige il commercialista Sergio Matuella - un piano quinquennale di riduzione della spesa pubblica, in conto corrente ma anche in conto capitale, che ci accompagni attraverso un processo graduale, fino alla soglia dell'anno 2018. Nelle scorse settimane ho visto quale «dramma» sembrava rappresentare un taglio di circa 25 milioni al budget della sanità, che naviga attorno ai 1.300 milioni di euro! Qui si apre il complesso interrogativo circa i criteri da utilizzare per tagliare in questo periodo, a cifre attuali, circa il 20% del bilancio provinciale» I tuoi commenti
Le schermaglie Dellai Rossi con Dellai che esorta Rossi a «non rinunciare a proporre una visione di futuro» e questi che risponde rivendicando di avere avuto «tante volte l'occasione di dire che tipo di Trentino vogliamo» non possono comunque nascondere un problema grave. Un problema che, partendo dalla situazione nella quale è precipitato il Paese, con una consistente riduzione del reddito assoluto e pro capite negli ultimi 5-6 anni, un aumento del debito pubblico che ha superato il 130% del Pil (prodotto interno lordo), arriva agli interventi dei vari governi che, dall'accordo di Milano, che si presumeva risolutivo, è passato ai salassi di Berlusconi prima, Monti poi e infine Letta; e qualcuno dice che potrebbe non bastare.
In un recente intervento, il professor Cerea, che non mi risulta sia stato smentito, ha fatto due conti semplici e chiari partendo dalle (infauste per il Paese) norme sul cosiddetto «federalismo» emanate nel 2001 per iniziativa dell'allora Governo Prodi, a modifica del titolo V° della Costituzione. Tali norme prevedono che le risorse delle Autonomie speciali vadano quantificate in base alle competenze esercitate, ai costi connessi ai fattori di disagio (la dimensione demografica, la natura del territorio, l'insularità), al grado di sviluppo economico e a quanto avviene nel resto del Paese. La dotazione finanziaria della nostra Provincia autonoma ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro ai quali dovrebbero essere aggiunti ulteriori 500 milioni di euro di fiscalità locale; complessivamente poco più di 3,5 miliardi di euro.
Il bilancio di questi ultimi anni si attesta però sui 4,5 miliardi di euro. La differenza è data dalla spalmatura dei crediti arretrati vantati dalla Provincia nei confronti del Governo centrale, definita nell'accordo di Milano del 2009, che cesserà col 2017. Sperando che non intervengano ulteriori interventi di riduzione delle nostre dotazioni finanziarie, è comunque pacifico che, a partire dall'anno 2018, mancheranno alla nostra Autonomia 800 900 milioni di euro. È una cifra importante che, in mancanza di correttivi, tenderebbe a scaricarsi sulla spesa in conto capitale, che rappresenta il volano del nostro sviluppo economico, e non solo.
Occorre quindi, e sollecitamente, un piano quinquennale di riduzione della spesa pubblica, in conto corrente ma anche in conto capitale, che ci accompagni attraverso un processo graduale, fino alla soglia dell'anno 2018. Nelle scorse settimane ho visto quale «dramma» sembrava rappresentare un taglio di circa 25 milioni al budget della sanità, che naviga attorno ai 1.300 milioni di euro! Qui si apre il complesso interrogativo circa i criteri da utilizzare per tagliare in questo periodo, a cifre attuali, circa il 20% del bilancio provinciale.
Escludendo il semplicistico ma ingiusto e dannoso criterio dei tagli lineari, si apre un processo serio ma necessario. Esso deve portare ad analizzare i vari comparti di spesa, sia corrente che in conto capitale e, sulla base di chiare e coerenti scelte politiche finalizzate agli obiettivi proposti, costruire la spesa pubblica, non in base a variazioni incrementali (positive o negative) della spesa storica, che si porta dietro stratificazioni formatesi in tanti anni, spesso distorte e non giustificate, ma attraverso un procedimento, impegnativo e difficoltoso, che la determini e la quantifichi sulla base delle scelte e degli obiettivi che si è dati.
In questo modo si eviterebbero interventi indiscriminati, come sarebbe con il metodo dei tagli lineari e si eviterebbero pure interventi ingiusti, come accadrebbe operando sulla spesa storica senza una profonda analisi della sua formazione e stratificazione avvenute nel tempo. I tagli della spesa e la sua redistribuzione devono quindi essere fatti alla luce e coerentemente con una «visione di futuro», vale a dire in relazione «al tipo di Trentino che vogliamo». Credo che le risorse non dovrebbero mancare per le cose fondamentali ma a patto che sappiamo incanalare le risorse, che rimangono rilevanti, verso ciò che è veramente strategico. Non sarà né semplice né scontato; sarà però necessario.
Sergio Matuella
È dottore commercialista, già consigliere e assessore provinciale