Corridoio Brennero: ecco perché va fatto

«Come cittadino europeo, prima che italiano e prima ancora che trentino - scrive Mario Forni - avrei il piacere di poter raggiungere Monaco di Baviera in tre ore, cioè nello stesso tempo che impiego per raggiungere Firenze. Mi chiedo perché, al di fuori di, purtroppo per ora, ancora pochi casi in Europa, l'Italia ed altri Paesi non debbano avere alcun collegamento ferroviario veloce e conveniente extra confine» I tuoi commenti

INVESTIMEN_4856602.jpgPure io, come i due giovani studenti che pochi giorni fa hanno scritto sull'Adige le loro grosse perplessità in merito al corridoio alta velocità/ alta capacità del Brennero, vorrei evidenziare un paio di riflessioni su questa grande opera che, al contrario, mi auguro entri nella fase operativa il più presto possibile.
 
1) Come cittadino europeo, prima che italiano e prima ancora che trentino, avrei il piacere di poter raggiungere Monaco di Baviera in tre ore, cioè nello stesso tempo che impiego per raggiungere Firenze. Mi chiedo perché, al di fuori di, purtroppo per ora, ancora pochi casi in Europa (vedi Parigi-Londra/ Bruxelles/Colonia/ Francoforte e dallo scorso dicembre anche Parigi-Barcellona), l'Italia ed altri Paesi non debbano avere alcun collegamento ferroviario veloce e conveniente extra confine. Non mi faccia presente qualche «ambientalista» che esistono i collegamenti aerei low-cost ..., perché forse non sa quanto un aereo consumi di energia (non rinnovabile) e quanto inquini l'ambiente rispetto al treno, anche il più veloce! Con la cosiddetta «alta velocità» il treno, sulle distanze fino anche a 1000 chilometri, è diventato imbattibile, nei collegamenti da centro città a centro città, sia in tempi di percorrenza, sia in consumi energetici (e relativo inquinamento). E non mi si racconti che oggi l'esigenza della velocità sia «passata di moda» e, pertanto, non è più una priorità.

Allora, se questo fosse vero, qualcuno mi spieghi perché si continuino a costruire (anche qui in Trentino) bretelle, raccordi, varianti, circonvallazioni stradali per «velocizzare il traffico» e, ovviamente, nessuno gridi allo scandalo per lo sciupio di territorio, anche agricolo, e, più in generale, per l'elevato impatto ambientale.


2) Forse non tutti sanno che, per valorizzare appieno le «qualità» del trasporto ferroviario (cioè, lo ripeto, basso consumo energetico e, quindi, ridottissimo inquinamento), la strada ferrata debba essere il meno pendente e il più rettilineo possibile. Sostenere oggi l'idea di «potenziare» le linee ferroviarie esistenti per poterne aumentare la capacità è veramente anacronistico. Si tratta di ferrovie costruite, nella maggior parte dei casi, oltre 150 anni fa, che all'epoca, ovviamente, rispondevano alla tecnologia ottocentesca: i treni passeggeri viaggiavano, in piano, al massimo a 70-80 km/h e per i merci, il carico ammesso era di poche centinaia di tonnellate. Quello che oggi movimentano queste ferrovie ultracentenarie ha veramente dell'incredibile e bisogna togliersi tanto di cappello davanti a quei tecnici ferroviari che hanno saputo adeguarle ai tempi... ma non si può pretendere oltre! Non sono più concepibili treni merci che attraversano i centri abitati (inquinamento acustico) e che hanno bisogno di due locomotive (e, in certi casi, anche di una terza locomotiva in spinta, per evitare che si spezzino i ganci di trazione) per arrancare fino al passo del Brennero con evidenti notevoli costi di esercizio e maggiori consumi di energia! Mi viene spontaneo pensare al perché negli anni '60 e '70 è stata realizzata in Italia una rete di autostrade: le strade esistenti, con un tracciato concepito, nella maggioranza dei casi al tempo degli antichi romani e poi «modernizzato» al tempo di Napoleone, non erano più all'altezza della moderna tecnologia automobilistica ed al traffico sempre più crescente.

 

Perché le ferrovie non devono strutturalmente essere adeguate ai nostri tempi? È vero, qualsiasi opera umana ha delle conseguenze negative sull'ambiente. Ma, allora, invece di dire «no» in partenza a queste nuove (insisto, inevitabili) linee ferroviarie, perché non battersi affinché i lavori vengano intrapresi con il minor disagio per i residenti e l'ambiente? Perché non battersi perché nell'appaltare i lavori non ci siano infiltrazioni mafiosi, speculazioni e sprechi? Perché non battersi affinché, ad opera conclusa, lo Stato intraprenda una politica dei trasporti intelligente, che sappia valorizzare le peculiarità di ogni vettore e metta un freno all'anarchia oggi esistente nel settore?


Tutto questo l'ho meditato e scritto col pensiero rivolto alle future generazioni, augurandomi che pure loro possano beneficiare di infrastrutture all'altezza dei tempi e delle loro necessità, come noi abbiamo beneficiato del lavoro e del sacrificio dei nostri bisnonni!


Mario Forni
Dirigente movimento ferrovia Trento-Malé,
coautore dei libri «Le ferrovie del Trentino»  e «Cent'anni della Ferrovia Trento-Malé»

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