I 40 anni delle Torri di Madonna Bianca. Storia del «piccolo grande paese» verticale
Una vita trascorsa all'«ombra» delle Torri di Madonna Bianca. La storia è quella di Paolo Baldo e della moglie Cristina Pacenza , entrambi cresciuti con le rispettive famiglie fin dalla tenera età nelle altissime case popolari di Trento sud. Le quali il prossimo 26 settembre «festeggeranno» i quarant'anni dalla loro costruzione. Anche dopo aver messo su famiglia, Paolo e Cristina hanno deciso di continuare a vivere nel luogo in cui sono cresciuti. Tant'è che lui risiede alle Torri da circa 35 anni e lei, di sei anni più giovane di lui, da praticamente 40 anni. «Mi trasferii alla Torre 2 con i miei genitori quando avevo sette anni - racconta Baldo - Oggi ho 47 anni ed, escludendo un periodo dal 2001 al 2006, ho sempre vissuto in queste case popolari».
L'incontro tra Paolo e Cristina non è avvenuto a Madonna Bianca: «Ai tempi della scuola, sei anni di differenza erano un'eternità e non abbiamo avuto mai modo di incontrarci e conoscerci - dichiara - Ci siamo innamorati frequentandoci sul posto di lavoro: siamo stati colleghi per alcuni anni. È stato allora che io ho scoperto che Cristina viveva in affitto, non più con i suoi genitori, alla Torre 6. Inizialmente mi sono trasferito da lei, e solo nel 2011 abbiamo preso la comune e spontanea decisione di acquistare un appartamento dove far crescere i nostri figli che oggi hanno 10 e 5 anni».
Insomma, una scelta ben ponderata e consapevole dettata in primis dall'affetto che entrambi nutrono per il luogo in cui sono cresciuti. Anche se questo non è l'unico motivo. «Sia i miei genitori che quelli di mia moglie vivono alle Torri - spiega - E certamente la vicinanza e presenza dei "nonni" è stato un fattore importante nella scelta del luogo in cui prendere casa». Non solo. Baldo ricorda anche che le metrature degli appartamenti costruiti nel 1975 non sono certo paragonabili a quelle attuali: «Un tempo i metri calpestabili non scendevano sotto gli ottanta nemmeno per le residenze più piccole - dice - E con due figli questo fa certamente comodo, anche a seguito della ristrutturazione».
Da non scordare che anche i prezzi di acquisto sono risultati vantaggiosi: «E questo non va a discapito della qualità costruttiva - sottolinea - Molti edifici realizzati negli anni Settanta "in economia" oggi sono fatiscenti oppure sono stati abbattuti, mentre le nostre Torri vantano uno stato di conservazione notevole». Baldo racconta che «gli anni d'oro» per le Torri di Madonna Bianca sono stati quelli a cavallo del 1980: «Le abitazioni sono state consegnate tutte contemporaneamente - afferma - E gli inquilini Itea al tempo erano tutte famiglie giovani con tantissimi figli piccoli: credo che bambini e ragazzi fossero più 500. Basti pensare che solamente i nati nel 1968 come me oltrepassavano il centinaio».
Insomma, tantissimi giovani e solo qualche anziano. Ed i migliori ricordi di Baldo risalgono proprio all'epoca della sua giovinezza: «Gli adulti di allora, i nostri genitori, avevano creato degli spazi comuni dove organizzare grigliate o festicciole di compleanno, castagnate autunnali e merende estive - dichiara - Non sono mancati momenti di ritrovo nemmeno in occasione del Carnevale o del Natale, della Pasqua oppure di Capodanno. La socialità e la possibilità di socializzazione sono certamente due elementi della mia infanzia che non posso assolutamente scordare».
Baldo, a tal proposito, ricorda anche la nascita di numerosi gruppi culturali e parrocchiali, di cori e di compagnie di spettacolo. «In linea generale credo che chiunque ci abbia vissuto porti con sè un ottimo ricordo delle Torri - aggiunge - Non posso scordare il verde in cui sono cresciuto: prati e giardini, boschetti per giocare e divertirci. Ricordo anche il campo da calcio che frequentavamo regolarmente, le corse in bicicletta».
Ed oggi com'è cambiata la vita alle Torri? «Beh, sicuramente il "nostro" quartiere popolare è diventato multietnico e multiculturale: ad abitarci non sono più solo italiani e trentini ma uomini e donne di tutte le etnie - spiega - Poi, senza dubbio, i bambini ed i ragazzi sono notevolmente meno rispetto ad un tempo: gli anziani, che un tempo erano i nostri genitori, sono triplicati mentre i giovani si sono ridotti ad un terzo». Per i bambini di oggi, Baldo sogna un «salto nel passato»: «Mi sto impegnando per promuovere le attività sociali e per far crescere i miei figli in un luogo un po' più vivo e socialmente attivo - conclude - Sono certo che anche loro apprezzano gli spazi verdi e la possibilità di crescere in un piccolo grande paese dove tutti si conoscono e si sostengono. Che, in fin dei conti, è quello che le Torri rappresentano».
L'INIZIATIVA
Un pomeriggio di festa per riunire tutti gli abitanti delle Torri di Madonna Bianca, di oggi ma anche di ieri: è la grande celebrazione organizzata «dal basso», che si terrà sabato 26 settembre nella piazza del quartiere, Piazzale Europa, a partire dalle 14,30. Sarà soprattutto dedicata al divertimento, con tornei di tennistavolo (ping pong), calcio Balilla (calcetto), tiro alla fune, corsa dei sacchi e «bowling» con barattoli e palline da tennis, nello spirito di una vera sagra. Le gare sono aperte ad adulti, ragazzi e bambini che parteciperanno alle competizioni per fasce di età. In apertura, però, spazio al ricordo: il giornalista Gigi Zoppello parlerà brevemente della storia del quartiere: dalla costruzione dei grattacieli sull'area agricola del Maso Perini, all'arrivo degli abitanti, dalla nascita della parrocchia di Madonna Bianca agli anni delle «baracche» alle scuole elementari.
Ma gli «invitati d'onore» saranno di due progettisti delle Torri, gli architetti Marcello Armani e Luciano Perini, i quali ricorderanno i punti salienti di quella sfida progettuale ed urbanistica, per quesi tempi davvero avveneristica e all'avanguardia. La festa del 26 gennaio sarà l'occasione per rivedere tante persone che magari alle Torri sono nate e cresciute e poi si sono trasferite altrove: sono infatti migliaia i trentini che hanno vissuto a Madonna Bianca e oggi magari stanno in altri quartieri, ma si ricordano ancora la vita del rione negli anni Settanta e Ottanta. O conservano qui affetti e parentele.