Prg e nuovi ipermercati a Trento Toffolon: falso problema le superfici
«Non ha senso discutere di dimensioni e quantità di metri quadri di superfici commerciali. Il problema vero è stabilire dove e come insediare grandi superfici di vendita». Beppe Toffolon, architetto (è anche il presidente di Italia Nostra) è l'autore della precedente variante urbanistica (anno 2004) per il commercio della città di Trento e intervenire nel dibattito sulla variante in discussione, da cittadino oltre che da tecnico.
La variante, valutata l'altroieri dalla Commissione urbanistica e che il Consiglio comunale dovrebbe (deve, per legge) approvare in prima adozione entro la fine del mese, prevede nuovi ulteriori 75 mila quadri di grandi superfici di vendita rispetto alla situazione attuale, distribuiti su nove aree fra Trento sud (area Trentofrutta) e Trento nord (via Brennero e Solteri) passando per l'ex Italcementi.
Architetto Toffolon, perché non ha senso ragionare sulle dimensioni delle aree per le grandi superfici di vendita?
«Perché oggi l'accesso alla attività commerciali è libero e va favorito: o siamo per il mercato libero, o non lo siamo. Misurare le superfici è un falso problema. Sono finiti i tempi dei contingentamenti fissati dalla Provincia».
La stragrande maggioranza della Comunità di valle ha però stabilito di concedere zero metri quadri alle grandi superfici commerciali.
«Vero. Ma l'hanno fatto con l'alibi dei centri storici, dove però realizzare grandi superfici di vendita è un'ipotesi astratta, inverosimile. I 75 mila metri quadri sono la conseguenza della molteplicazione dei coefficienti e sono puramente teorici: bisogna poi vedere se c'è chi investe».
E, allora, cosa si dovrebbe fare?
«La questione fondamentale della variante è il dove e il come localizzare grandi superfici di vendita. E qui ci sono cose che non funzionano».
Quali?
«Nelle conclusioni, il Comune individua solo due zone di rilevanza commerciale sovraccomunale: il centro storico e Trento nord. Allora, perché si prevedono grandi superfici di vendita all'ex Italcementi, all'ex Michelin, all'ex Atesina. Sono localizzazioni non coerenti, incongrue. Non si intravede una strategia».
Ci può essere una spiegazione?
«Il Comune, in modo opportuno, cerca di evitare scatoloni commerciali e di risolvere la cattiva interpretazione, fatta dalla Provincia, secondo la quale, se due negozi, assieme, superano i 1.500 mq e hanno parcheggi e strada in comune, sono automaticamente un centro commerciale. Una interpretazione che il Tar ha bocciato per la questione del polo commerciale di Transacqua. Il Comune potrebbe approfittare del varco aperto dal Tar e fare quindi chiarezza sulle linee di fondo, eliminando previsioni marginali, dall'ex Atesina all'ex Michelin, all'ex Italcementi, che non sono assimilabili al ruolo strategico del centro storico e di Trento nord».