In via Borsieri nasce il polo per l'anoressia
Nel 2017 troveranno sede gli ambulatori, il nuovo centro diurno e quello residenziale. Sempre più alto il numero dei giovani che hanno problemi alimentari
Su uno dei piani del grande edificio di via Borsieri, dove fino a giugno studiavano i bambini che frequentavano la scuola primaria paritaria Maria Bambina, sarà realizzato un nuovo polo per la cura di anoressia e bulimia. Nel palazzo avranno sede il Centro dei disturbi del comportamento alimentare (attualmente al Centro servizi sanitari di via Degasperi), il centro di riabilitazione residenziale (attualmente a Maso Zancanella) e il nuovo centro diurno. «Il nuovo polo è in fase di progettazione - conferma Enrico Nava, direttore dell'integrazione socio sanitaria dell'Azienda Sanitaria - e tutto dovrebbe essere pronto per il 2017». Un nuovo centro per rispondere alla crescente domanda e anche all'obiettivo assegnato dalla Provincia che per questo tipo di problematica ha previsto l'unificazione di tutti i livelli di assistenza e l'attivazione del centro diurno.
I numeri sono sicuramente elevati. Nel 2015 erano circa 300 i pazienti in carico al Centro e, di questi, 124 erano nuovi. Utenti che spesso si rivolgono agli specialisti quando la situazione è già grave, tanto che a volte la prima risposta è il ricovero in quanto è a rischio la vita. Si parla di persone che pur avendo una elevata statura arrivano a pesare meno di 30 chilogrammi.
«I livelli assistenziali sono cinque: il medico di medicina generale e il pediatra, poi l'ambulatorio specialistico (centro), il centro diurno, il centro di riabilitazione residenziale e il ricovero salvavita in ospedale. Con il futuro centro diurno si punta a ridurre anche il numero e la durata dei ricoveri», spiega Aldo Genovese, responsabile del Centro per i disturbi del comportamento alimentare con sede in via Degasperi. «Lo scorso anno abbiamo avuto 42 ricoveri salvavita in pediatria e una ventina nel reparto di medicina».
Pazienti spesso critici, che arrivano al Centro quando i sintomi sono conclamati. Moltissimi sono giovanissimi, la maggior parte ragazze, anche se sta aumentando il numero dei maschi. Nel 2015 le persone in cura erano 286 e di queste 124 erano nuove, anche se una ventina erano già in lista d'attesa. Del totale, 20 le ragazze tra i 10 e i 14 anni, 41 quelle tra i 15 e i 16, 59 tra i 17 e i 18, 80 tra i 19 e i 25. Tra i 10 e i 25 anni ci sono anche 9 maschi (concentrati nella fascia 19-25). Non mancano gli adulti, soprattutto i cronici. Si parla di 47 donne che hanno più di 36 anni e, di queste, 9 erano nuove utenti. «Soprattutto i minori hanno bisogno di cure ad altissima intensità perché questi pazienti possono guarire. Se vengono indirizzati al centro entro i 3 anni dall'esordio del disturbo la possibilità di guarigione è elevata», assicura Genovese.
Ma quali i campanelli d'allarme che genitori, insegnanti ed educatori devono tenere d'occhio per non perdere tempo? «Calo di peso, ma anche cambiamento delle abitudini alimentari e del comportamento. Purtroppo a volte i genitori però non vedono o non vogliono vedere. Questo comporta un ritardo nella diagnosi che va inserito in un quadro di valori sociali dove la magrezza è un valore positivo», dice ancora il responsabile del Centro.
Preoccupa l'aumento dei numeri, ma anche l'abbassamento dell'età dell'esordio del disturbo. Molte cose sono cambiate da quando il Centro per i disturbi del comportamento alimentare è nato, nel 1997, su sollecitazione dell'Arca, l'associazione che da anni si occupa di questo. I numeri allora erano bassi. Ora questo passo verso l'integrazione dei livelli per consentire ai pazienti di poter accedere a un servizio che consenta loro di continuare a vivere in città e, anche nel caso del centro diurno, di poter andare a scuola. «Al centro diurno verranno organizzate tutta una serie di attività, oltre al fatto che saranno somministrati due pasti assistiti con il coinvolgimento anche dei familiari affinché il lavoro di recupero possa poi proseguire tra le mura di casa».