Via Esterle aprirà entro fine dicembre
Via Carlo Esterle, la centralissima via dietro le scuole medie Bresadola chiusa da un anno e mezzo per realizzare un parcheggio pertinenziale, potrebbe riaprire presto, e l’impresa Libardoni - se il clima lo permetterà - conta di portare a termine l’asfaltatura entro fine anno. In questi giorni si sono realizzati i marciapiedi, e si sta provvedendo a riempire gli spazi della carreggiata.
Il Comune intanto ha già chiesto a «Trentino Mobilità» di riattivare i parcometri, visto che sopra il parcheggio sotterraneo della cooperativa, torneranno i posti auto a pagamento come era prima.
«Stanno lavorando alacremente - spiegano al Servizio Strade del Comune - e contano di completare la superficie entro il mese di dicembre». Sarebbe un sollievo per i molti cittadini di Trento, costretti per lungo tempo a una deviazione su via Travai per raggiungere il centro città. Ma anche per gli ambulanti del mercato settimanale, costretti ad «emigrare” su via Belenzani, e che ora potrebbe tornare al loro posto. La chiusura - avvenuta nell’agosto 2018 - si è prolungata anche a causa del ritrovamento, negli scavi, di una necropoli di età Romana che ha lungamente impegnato gli archeologi della Sovrintendenza Provinciale dei Beni Storici. Ed era partita tardi a causa di una sentenza del Tar che aveva inizialmente annullato la licenza edilizia, su ricorso di alcuni proprietari privati della zona (fra cui l’ex consigliere provinciale Pino Morandini) che si opponevano alla realizzazione del parcheggio.
I reperti rinvenuti sono stati accuratamente catalogati e rimossi dal luogo di ritrovamento. I resti sono stati intercettati dall’azienda incaricata della realizzazione dell’opera a servizio dei residenti in una zona ritenuta complessivamente priva di interesse archeologico, in quanto caratterizzata dalla presenza di sedimenti alluvionali del Fersina e presumibilmente antico alveo del torrente. Inoltre, le sepolture - piccola parte di un sito di inumazione probabilmente molto più ampio, ma in larga parte distrutto dalle frequenti piene del corso d’acqua - si trovavano a circa 7 metri dalla superficie, una profondità insolita per la Tridentum romana, collocata solitamente tra i due ed i 4 metri sotto il livello del suolo attuale.
«Il rinvenimento delle tombe rappresenta un evento importante dal punto di vista storico-archeologico, in quanto ci permette di comprendere l’estensione della città in epoca antica», spiegava la responsabile dello scavo Cristina Bassi. «Il contesto cimiteriale - ha aggiunto - si trovava al di fuori dal contesto dell’urbe, oltre la settentrionale Porta Veronensis (ancora visibile sotto la Torre civica), ed era probabilmente molto ampio. Le tumulazioni risalgono al quarto secolo dopo Cristo, ma alcune sepolture sono state realizzate attraverso l’impiego di materiale proveniente da un altro sito, più antico di alcuni secoli. Di fatto, è come avere trovato due necropoli di periodi differenti».
Le tumulazioni sono complessivamente cinque, di cui una monumentale contenete quattro individui deposti in momenti successivi.
La particolarità di questa struttura sono le lastre impiegate per la realizzazione della tomba, due delle quali finemente decorate con una coppa rituale (nota con il termine di «patera»), un’anfora ed un mestolo («simpulum»), degli strumenti probabilmente simbolo di qualche associazione di lavoratori.
Spiega il dirigente Franco Marzatico: «È stato uno scavo impegnativo, che ha cercato di garantire l’operatività del cantiere in parallelo con l’indagine archeologica. Ma i risultati sono notevoli».