Il viadotto di Canova va a pezzi partono i lavori urgenti (ci passano 40 mila veicoli al giorno)
Il viadotto Canova - un nodo cruciale della viabilità del Trentino, e della città di Trento - è in pessime condizioni. La relazione dei tecnici della Provincia che hanno predisposto il progetto con procedura di somma urgenza usa termini allarmanti. Testualmente: «Lo stato di conservazione dei pulvini appare in molti casi pessimo, al punto da insinuare il legittimo dubbio che, in vari punti, siano ormai ridottissimi i margini di sicurezza prescritti dalla legislazione del 1997 e che l’opera, in quei punti, stia oggi utilizzando risorse strutturali residue non codificate».
Letta da un profano c’è di che spaventarsi. Il progettista, ingegner Paolo Nicolussi Giacomaz, usa parola più rassicuranti: «Non siamo degli incoscenti e se la struttura fosse a rischio crollo l’avremmo già chiusa. Diciamo che ci sono segnali per cui non ora ma tra qualche anno - spiega - potrebbero verificarsi grossi problemi». Da qui la decisione di avviare un primo intervento di somma urgenza, già in fase di lavorazione, per circa 1 milione di euro che sarà seguito ora da un secondo, esteso a tutte le campate, per altri 1,7 milioni. Si tratta però di interventi tampone che non risolvono il problema, tanto che tra le opzioni che la Provincia sta mettendo in conto c’è quella a medio termine della demolizione e del completo rifacimento.
Il viadotto Canova è per flussi e importanza la prima opera stradale della Provincia, solcata ogni giorno da 40.000 veicoli, il 20% dei quali sono mezzi pesanti. Collega la statale 12 dell’Abetone e del Brennero con la Valsugana lungo la tangenziale a nord di Trento e passa sopra via Brennero, via Maccani e le linee ferroviarie del Brennero e della Trento-Malè. Realizzato nel 1976 dall’impresa Del Favero è lungo ben 685 metri e poggia su 34 campate a una distanza media l’una dall’altra di 24 metri. Gestito dall’Anas fino al 1992, dopo quella data è passato nelle mani della Provincia.
La procedura di intervento urgente è stata decisa in seguito a un’ispezione effettuata tra il 22 e il 24 maggio dell’anno scorso, ispezione che ha confermato, amplificato, lo stato di degrado riscontrato nel 2004 quando in seguito a un’approfondita analisi della struttura erano stati effettuati alcuni interventi di riparazione e bonifica delle pile. L’analisi dell’anno scorso ha messo in luce un degrado avanzato e visibile con percolazione di acqua sui pulvini, gli elementi di raccordo che distribuiscono il carico dall’asse stradale ai piloni. «Le testate delle travi sono rotte o degradate - rivela la relazione - con esposizione degli elementi metallici di armatura». Ad accelerare il degrado sono stati trovati in alcuni punti notevoli accumuli di materiale inerte che trattiene acqua proveniente dalla sede stradale e dunque chimicamente aggressiva, soprattutto su travi di calcestruzzo risalenti agli anni Settanta.
La soluzione scelta per la messa in sicurezza immediata, che lavorando sotto il viadotto non andrà ad intralciare il traffico né sopra il viadotto né lungo le strade sottostanti e la ferrovia, prevede la realizzazione attorno ai pilastri di strutture in carpenteria metallica di supporto consolidate con getti di calcestruzzo nell’intercapedine che si andrà a creare tra profili e pilastri. L’appalto è imminente e i lavori verranno realizzati entro l’anno.
Quanto alla soluzione definitiva, oggi l’opzione più probabile è proprio quella dell’abbattimento e ricostruzione, per un costo valutato in una quarantina di milioni di euro. Il problema da valutare in questo caso è quali alternative fornire ai quarantamila veicoli che giornalmente passano di là evitando la paralisi del traffico.
L’ispezione che ha messo in luce i gravi problemi del viadotto è avvenuta qualche mese dopo il crollo del ponte Morandi a Genova ma non è legata a quella tragica vicenda. «Noi abbiamo in carico in Trentino un migliaio di ponti e da trent’anni sono regolarmente controllati ed è istituito il registro delle ispezioni» spiega Nicolussi Giacomaz. Certo la tragedia genovese è stata un segnale per tutti e i controlli sono stati intensificati; dallo scorso ottobre all’interno dell’Agenzia delle Opere pubbliche è stato istituito un ufficio ad hoc che si dedica esclusivamente alle ispezioni di ponti e viadotti. Un’attenzione doverosa per la sicurezza sulle nostre strade.