Trento, la movida «buona» e quella «degrado»: parlano i gestori di via Calepina
Quaranta (della pucceria Domo): «Io vengo da Taranto, chi parla di problema, deve vedere cosa succede là». Antonucci (Fiorentina) e Cereghini (Angolo del 33): «Non facciamo più l’asporto»
FOTO All'alba i rifiuti nella zona
VIDEO Piazza d'Arogno questa mattina
IANESELLI "Tanto è sempre colpa del sindaco"
TRENTO. I giovani si spostano. La movida non è più in piazza Santa Maria Maddalena e nei suoi vicoletti, presidiati massicciamente dalle forze dell'ordine, ma in piazza d'Arogno, di fianco al Duomo.Non vogliamo la movida? I possibili rimedi sono due, dicono i gestori dei locali: il primo, Trento decide di tagliare il numero degli universitari, invece di portarlo da 17mila a 20mila nel giro dei prossimi 6 anni; il secondo, i proprietari dei locali decidono di non fornire il servizio d'asporto, perché proprio l'asporto genera l'assembramento.
Pulizie in piazza dopo le 23. Lui è di Taranto. Qualche anno fa è venuto a Trento, ha frequentato l'università e conseguito la laurea triennale in Economia. E ha deciso di rimanere. «La città mi piace, si vive bene, i servizi sono straordinari», dice Dario Quaranta. «Chi si lamenta dovrebbe vedere come funziona dalle altre parti».
Dario ha investito qui. A settembre ha aperto il Domo, un piccolo ristorante in piazza d'Arogno. Non il momento migliore per aprire: la pandemia, i lockdown, il coprifuoco. Tra l'altro, avendo aperto da poco, ha avuto accesso al minimo dei rimborsi statali destinati agli esercenti. «Ho ricevuto 1.000 euro a settembre 2020, altri 1.000 a novembre 2020 e gli ultimi 1.000 in aprile».
Venerdì sera l'assembramento testimoniato da filmati e foto nel web era nella piazza davanti al suo locale. Più o meno duecento persone. «Alle 23.05 sono arrivate le forze dell'ordine. Dieci minuti dopo in piazzetta non c'era più nessuno e ho cominciato a pulire». Dario pulisce la piazza tutte le sere, da solo. «È come se fosse il mio giardino. Non pulissi sarei uno sciocco».
Dario a Taranto ha visto ben altro. «In centro, davanti a certi pub, ci sono 500 persone. C'è gente fino alle 3 di notte ma nessuno si scandalizza, nessuno protesta, i giornali non ne parlano. Ho capito che Trento è diversa, meno abituata alla movida».
Non tutti quelli che affollano la piazza sono suoi clienti, ovviamente. «Quando pulisco vedo a terra grandi bottiglie di vino, birra e spumante che io non vendo: bottiglie da supermercato, indubbiamente, ma cosa posso fare? Gente chiama gente, è così che funziona. Posso occuparmi dei miei clienti ma non posso mandar via la gente dalla piazza».
Clienti, non brutta gente. Qualcosa, però, Dario fa: «Riduco l'accesso al locale, servo una persona alla volta. Non vado di fretta e interrompo il servizio d'asporto un po' prima dell'orario di chiusura».
Lì vicino, il bar Fiorentina e l'Angolo dei 33 non forniscono il servizio d'asporto; lui invece andrà avanti. «Ho sul groppone le spese d'avviamento del locale ma rispetto scrupolosamente le regole e adotto gli accorgimenti che ho detto. Pulisco tutto e la mattina è tutto in ordine. Anzi: la sera stessa».
Dario Quaranta allarga le braccia. «Normale che nel weekend ci sia un po' di gente in giro. Càpita in una città con migliaia di universitari. Trento sta cercando d'imporsi come città universitaria, vuole che i numeri crescano: ma allora devi offrire opportunità di svago e non è che ce ne siano molte, soprattutto in questo periodo sfortunato». E ripensa ai suoi clienti: «Sono universitari e giovani lavoratori anche di un certo livello. Tra loro avvocati e professori associati dell'Università. I miei clienti non sono brutta gente».
Poi ringrazia le forze dell'ordine: «Anche stasera (sabato, ndr) mi aiuteranno a gestire quelli che non sono miei clienti».Meno universitari o zero asporto.
Sospira il titolare del bar Fiorentina, Marco Antonucci. Ad aprile s'è confrontato con il collega dell'Angolo dei 33, Paolo Cereghini, e insieme hanno preso una decisione. «Intuito ciò che stava per succedere, abbiamo stabilito di non fornire più il servizio d'asporto ma solo quello al tavolo, anche se ci rimettiamo un sacco di soldi», spiega.
«L'asporto genera l'assembramento e se tre locali della stessa zona lo fornissero sorgerebbe un problema di ordine pubblico».Se le forze dell'ordine presidiano piazza Santa Maria Maddalena e chiudono le vie intorno, ovvio che i giovani cerchino un altro posto, prosegue Antonucci. «La questione è semplice: Trento è troppo piccola per la quantità di universitari che ospita, dunque il problema non lo estirpi: lo sposti soltanto. E l'unica soluzione - se non vogliamo ridurre il numero degli universitari - è che i ristoratori diano un'impronta diversa ai locali rinunciando all'asporto e alla bella fetta d'incasso che garantisce. Come ho fatto io».
La movida in piazza d'Arogno non è però come quella in piazza Santa Maria Maddalena. «Lì era il degrado, qui no», conclude Antonucci. «Qui gli esercenti cercano di tenerla sotto controllo, escono dal proprio locale e danno un'occhiata in giro, frenando se possibile gli eccessi».