Visioni per il monte Bondone, il sogno dello stop alle automobili
Strategia per dare slancio alla montagna della città: il confronto con Lorenzo Delladio, patron de La Sportiva, chiamato dal sindaco Ianeselli a valutare i percorsi individuati dall’amministrazione comunale. Se n'è parlato in un dibattito promosso dal Pd, filo conduttore la riduzione dell'impatto che il traffico a motore rappresenta per una preziosa area naturale e ricreativa come questa
FUNIVIA Trento-Bondone, tre progetti: collegamento diretto, fermate o interscambio
IPOTESI Stazione a valle si punta alla zona della Motorizzazione civile
TRENTO. Rilancio del Monte Bondone, Lorenzo Delladio c’è. Da qualche mese Franco Ianeselli è entrato in contatto con il patron de La Sportiva per condividere con lui le strategie che l’amministrazione comunale vuole portare avanti per ridare slancio alla montagna che sovrasta Trento. A confermare tutto, durante l’incontro “Bondone e Montagna” organizzato nella giornata di ieri dal Pd, è stato l’imprenditore fiemmese.
«È vero – ha detto Delladio -, il sindaco mi ha chiesto dei consigli. Abbiamo ad esempio valutato sul posto dei possibili nuovi percorsi di sci alpinismo. Metto volentieri a disposizione le mie esperienze e le mie conoscenze. Gli approcci ci sono stati, vedremo come si svilupperanno. Le potenzialità per creare qui un polo attrattivo per i turisti, non solo durante la stagione invernale ma nel corso di tutto l’anno e con una buona sostenibilità ambientale ci sono». Durante il suo intervento, il presidente de La Sportiva si è soffermato a lungo sull’Outdoor Paradise a Passo Rolle. Un progetto del 2017, poi saltato, basato su attività che potevano convivere con lo sci alpino. «Il progetto – ha dichiarato - si sarebbe inserito all’interno del parco protetto in maniera sostenibile al 100%. Avremmo offerto un pacchetto che avrebbe avuto due particolarità: sarebbe stato fatto tutto in sicurezza e in maniera sostenibile».
E ancora: «Avremmo utilizzato il territorio così com’era, solo in maniera più organizzata. L’idea era di puntare sullo sci alpinismo e le ciaspole. Poi avremmo creato piste per gli slittini, experience in parapendio e con la sleddog, e tanto altro: esperienze uniche, che non si trovano ovunque. Avremmo anche pensato a percorsi didattici dedicati ai bambini e pacchetti di lusso che avrebbero portato un turismo di qualità. Purtroppo per colpa di pochissimi non è andata».
La necessità, per rilanciare il Monte Bondone, di puntare sulla qualità dei servizi, sulla valorizzazione delle bellezze ambientali e sulla molteplicità dell’offerta per conquistare senza snaturarsi un pubblico sempre più ampio ed esigente sono solo alcune degli input usciti dai vari relatori che hanno dato vita alla tavola rotonda di ieri. Per l’albergatore Alberto Barbieri il Bondone ha delle specificità che altre località, anche prestigiose come Madonna di Campiglio, non hanno: «Dobbiamo dotarci di una identità definita. Il mio sogno sarebbe quello di chiudere la strada a Vaneze e puntare su un modello “auto free”.
Ho sempre sognato un monte Bondone chiuso al traffico. Avvenisse per noi sarebbe una grande svolta». E ha aggiunto: «Lo sviluppo si può fare anche togliendo, rimuovendo ciò che non va, non solo aggiungendo». L’assessora comunale al turismo di Trento Elisabetta Bozzarelli si è soffermata, dopo aver evidenziato pure lei le grandi potenzialità dell’area in questione, sulla funivia che collega Trento e il Bondone: «Non prenderemo in considerazione l’opzione che non prevede l’arrivo a Sardagna. Se noi andiamo verso una montagna che vada oltre agli impianti da sci, bisogna che ciò che andremo a realizzare porti alla chiusura del traffico».
Il consigliere comunale del Pd Michele Brugnara è rimasto colpito positivamente dal percorso che ha portato alla nascita del Parco naturale del Baldo – all’incontro di ieri c’era pure il presidente Dante Dossi – e ha auspicato che anche qui sul Bondone si vada in quella direzione: «Sviluppo economico e rispetto dell’ambiente non sono poli antitetici, ma sempre più complementari».
Molto applaudito l’intervento dell’antropologa Marta Villa, che ha parlato del fenomeno dello spopolamento delle zone svantaggiate in alta quota: «La politica non può avere l’idea risolutiva, ha bisogno di aiuto degli esperti del settore per affrontare il problema. Le Alpi sono un corridoio, facciamoci contaminare e ben venga che buone pratiche vengano portate qui. Guardiamo a quello che hanno fatto in Alto Adige. Rimaniamo legati alle nostre radici, ma senza temere di cambiare. Per fortuna tanti giovani agricoltori stanno cercando di sfidare la mentalità passata - ha concluso Villa - passando ad un’economia multi-sistemica e sfruttando al meglio le potenzialità dei social».