Scandalo Centro Trilacum, salta l'accordo fra Comune e Asuc, e palazzo Thun manda il conto dell'Imis
L’ufficio Patrimonio del municipio, a sorpresa, blocca la perequazione della «soluzione Ianeselli». Gli Usi Civici sconcertati, e intanto arrivano le cartelle esattoriali per migliaia di euro, in vista un’altra causa
SCANDALO Fra sentenze e ritardi, una storia infinita (ed è sempre chiuso)
TERLAGO. Sembrava fatta e invece no. La contesa ormai quasi decennale tra l'Asuc di Vigolo Baselga e il Comune di Trento si arricchisce di un nuovo capitolo, datato aprile 2022.
Ma prima, un passo indietro: con la sentenza del 2014 la Corte d'appello ha sancito che i campi su cui si allena la società Trilacum e tutte le strutture ad essi connesse, compreso il campo d'atletica (quindi, di fatto, l'intero centro sportivo) sono di proprietà proprio dell'Asuc, contrariamente a quanto sostenuto fino a quel momento dal Comune di Trento.
Dinamica che ha però portato la stessa Asuc a chiedersi cosa farsene del centro, considerate anche le ingenti spese per la gestione, tanto da voler trovare un punto d'incontro con il Comune per il passaggio delle strutture a quest'ultimo. Si è arrivati così allo scorso anno quando, precisamente il 27 agosto 2021, davamo notizia di come l'intera vicenda si stessa avviando ad una difficile ma finalmente risolutiva conclusione: era stato infatti il sindaco di Trento Franco Ianeselli ad annunciare, come confermato tra l'altro anche dal presidente dell'Asuc locale Flavio Franceschini, che l'accordo prevedeva uno "scambio perequativo", dunque a pari valore tra superfici.
Al Comune sarebbe andato il centro sportivo (e in seguito si sarebbe dovuta stipulare la convenzione di gestione), mentre all'Asuc altri terreni sul monte Bondone.
Nel frattempo, la stessa Asuc dopo aver ricevuto le chiavi della struttura l'aveva subito concessa in comodato d'uso gratuito alla squadra da calcio locale, per consentire gli allenamenti. La quadra sembrava trovata, ma pochi mesi fa ecco l'intoppo. «Proprio in aprile siamo arrivati al dunque, ma l'Ufficio Patrimonio del Comune ha detto "no" e la trattativa si è inspiegabilmente arenata di nuovo - spiega con amarezza Franceschini - È incredibile, anche perché da parte nostra abbiamo fatto veramente di tutto, accettando condizioni di cui non eravamo convinti pur di chiudere questa vicenda. Dobbiamo dirlo: in questi anni abbiamo fatto risparmiare all'amministrazione comunale trentina tantissimi soldi, parliamo di strutture che per loro avevano un costo di circa 58 mila euro all'anno e per le quali ci siamo impegnati come volontari, mettendo in gioco la nostra buona volontà. Questo "riordino patrimoniale", lo scambio a parità di superfici, era stato concordato con Ianeselli prima delle elezioni, e oggi siamo ancora fermi al palo. Cos'altro possiamo fare? Abbiamo deciso di regalare a tutti gli effetti queste strutture, perché sappiamo essere state costruite con soldi pubblici, eppure siamo ancora qui».
Ma non è tutto, perché all'Asuc diretta da Francheschini - rieletto a settembre per il suo quarto mandato - è arrivata un'altra sorpresa, tutt'altro che positiva. «Non abbiamo mai visto un solo centesimo di sostegno economico, eppure oggi il Comune viene a chiederci l'Imis con tanto di arretrati di ben cinque anni - ha concluso il presidente - Parliamo di circa 23 mila euro l'anno, che con le more arrivano a 29 mila: significa ben 145 mila euro in tutto. Soldi che ovviamente non abbiamo, ma che sono stati richiesti anche alle altre Asuc del Bondone. È un accanimento vero e proprio per metterci in default, ma non ci riusciranno. Anche perché dall'Imis sono esenti le strutture ad utilizzo della comunità e inoltre si paga su quelle da cui si riceve un affitto: in quest'ultimo caso, noi non prendiamo un singolo euro e dunque non dobbiamo pagare questa tassa. Abbiamo iniziato una seconda causa con il Comune, non vogliamo "dichiarare guerra" a nessuno ma non si può andare avanti così».